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Quei bambini costretti ad essere adulti…

di | 2019-02-08T22:47:03+01:00 10-2-2019 6:25|Attualità, Sezione 6|0 Commenti

VITERBO – Da bambine tutte noi abbiamo armeggiato con i trucchi e i vestiti di mamma, giocando a fare le “signore”; peccato, però, che nel tempo questa cosa debba essere sfuggita un po’ di mano a molti genitori, così che oggi ci troviamo a guardare immagini di ragazzine neppure adolescenti perfettamente truccate come se fossero pronte per una serata di baldoria in discoteca.

 

Da Anna Magnani a Little Miss Sunshine, la storia delle bambine bellissime è un inquietante viaggio nel mondo dell’infanzia e dell’adolescenza: un viaggio in un mondo misterioso, che pochi conoscono, fatto di piastre per capelli, tacchi alti, vestiti luminosi e rossetti, dove bambine piccolissime che non arrivano ai dieci anni di età anni sono costrette ad assumere pose ammiccanti. In questo mondo sommerso è la bellezza a farla da padrona e ad essere, in assoluto, il primo surrogato per la popolarità. Si parlando di bambine in molti casi davvero piccolissime, le foto dei loro volti con make up impeccabili circolano sulle pagine social, talvolta aperte proprio da mamme e papà per mostrare ai followers la bellezza delle figlie.

 

Ma ce n’è davvero bisogno? C’è davvero bisogno di proiettare i piccoli in un mondo molto più grande di loro senza che abbiano gli strumenti, le competenze e lo sviluppo emotivo e cognitivo tale per comprendere realmente cosa stanno facendo?  Ci siamo mai domandati se è quello che veramente vogliono fare, visto che ha scelto qualcuno per loro? Se c’è un mercato di baby modelle è implicito che ci sia anche chi lo alimenta; se ci sono programmi televisivi, c’è anche chi li guarda; il bambino fa leva sulle nostre parti più sensibili, crea empatia immediata, tenerezza, soprattutto quando gli si fanno fare le “cose” da grandi. Si sfrutta il potere dei bambini per ottenere una vendita maggiore del prodotto.

 

L’aspetto psicologico che bisogna sottolineare è che non si tratta di un gioco, posto come un divertimento, ma di un lavoro vero e proprio, con ritmi e tempi da rispettare, con obblighi e privazioni e attività non idonee per lo sviluppo e per la tenera età dei piccoli coinvolti. Il bambino deve fare il bambino e non l’adulto. I loro strumenti psichici non sono adeguati per gestire questo tipo di stress, di competizione, di ansia, di pressione imposti da queste forme di lavoro minorile. Il gioco e il divertimento sono due aspetti da cui l’infanzia non deve prescindere e non si può mascherare il lavoro con il vestitino di un semplice gioco. Non è giusto privarli della loro infanzia da bambini, della spensieratezza, delle relazioni con i bambini “normali”, privarli degli aspetti sociali di interazione e condivisione e del gioco. Questi bambini hanno dei veri e propri turni di lavoro anche estenuanti, ore e ore per fare foto, in passerella e, come se non bastasse, è in circolazione la dieta per bambini e adolescenti che incita al dimagrimento e all’anoressia.

 

Le bambine “vere” sono bambine normali, di tutte le misure. Magari sono cicciotte, hanno la pancetta, sono arruffate, spettinate, impacciate, e se si truccano non sanno rispettare i contorni, impataccandosi felicemente. Le loro labbra non sono abituate ad accogliere rossetti, che invece usano come pennarelli o pastelli di cera, schiacciandoli e rendendoli inutilizzabili. Una bambina se si mette il rossetto sortisce lo stesso effetto di un bimbo che si tuffa senza misura in un gelato al cioccolato o nella pasta al sugo. I bambini saltano, ridono, non stanno mai fermi e sono difficili da fotografare. I loro visi sono buffi, non seri. Divertiti, non annoiati. E la collana di perle verrebbe trasformata in un pugno di biglie da far rotolare sul pavimento a tempo perso. E’ o non è questa la dimensione dell’infanzia?

 

Adele Paglialunga

 

Nella foto di copertina, bambini in passerella

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