/, Sezione 3/Quando la disabilità non è un limite

Quando la disabilità non è un limite

di | 2021-08-06T19:05:57+02:00 8-8-2021 6:10|Attualità, Sezione 3|0 Commenti

CASTEL DI TORA (Rieti) – Estate con i Parchi del Lazio: oltre mille eventi gratuiti presentati dalla Regione Lazio nelle aree naturali protette, che vanno dalla celebrazione dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri alla divulgazione scientifico-naturalistica, con visite guidate e iniziative dedicate all’escursionismo, sport, enogastronomia, laboratori della natura, educazione ambientale, teatro, musica e mostre. Un segnale di rinascita e un incentivo al turismo sostenibile di prossimità. Il programma per il mese di agosto è pubblicato nel sito di Parchi Lazio.

Il 30 luglio il programma ha incluso la tappa del Cammino Naturale dei Parchi “Castel di Tora – Marcetelli” nella Riserva Monti Navegna Cervia (Rieti). Dopo l’escursione di quattro ore con pranzo al sacco, la giornata si è conclusa a Monte Antuni, borgo medievale di proprietà del comune di Castel di Tora, che ha riaperto per la prima volta dopo le ondate di pandemia. E’ collegato alla terraferma da un sottile istmo di terra e dal 1990 al 2002 ha ospitato una delle comunità di recupero per tossicodipendenti di Don Gelmini. L’imponente Palazzo del Drago e le mura difensive sono state restaurate, sul lato sinistro si può percorrere il labirinto in pietra (ideato e realizzato da Renata e Carla Garutti), sul lato posteriore un giardino con vista mozzafiato sul lago del Turano.

Il labirinto di Antuni

La scritta incisa su una pietra all’ingresso del borgo, davanti all’arco, ricorda che “Ciò che serve all’uomo per vivere si può stringere nel palmo della mano” e seguendo un sentiero, fin quasi a livello del lago, si può andare alla scoperta dell’eremo di San Salvatore con resti di affreschi devozionali e altri elementi rupestri (per le visite bisogna rivolgersi all’associazione camminandocon.org). E’ in questo piccolo angolo di paradiso che si è conclusa la giornata con le guide della Riserva, il presidente Giuseppe Ricci e Ines Millesimi di Montagne in Movimento free (con il patrocinio del CAI Gruppo Regionale Lazio), che ha moderato gli interventi degli atleti internazionali e pluripremiati di Paraclimbing Simone Salvagnin (una retinite pigmentosa lo ha portato alla quasi cecità a 13 anni) e Urko Carmona Barandiaran (a 16 anni ha perso la gamba destra in un incidente stradale), che hanno raccontato la loro straordinaria esperienza, con la proiezione di corti e del video “La montagna che salva la vita. Quando la disabilità non è un limite”. Un pomeriggio che ha regalato forti emozioni e una grande lezione di vita.

La loro storia è quella di un’amicizia vissuta tra sfide all’apparenza impossibili, pareti, cime, gare ed esperienze di quotidianità, avendo fatto dei propri limiti un punto di partenza. Simone è nato ai piedi del Pasubio a Schio e fin da bambino ha sviluppato coordinazione, sensi e riflessi tra rocce e boschi “mai avrei pensato che quei gesti sarebbero poi diventati una palestra di vita per reagire, attraverso l’esasperazione della mia fisicità, alla malattia degenerativa della retina che è diventata mia compagna di viaggio e che dal 2013 mi ha portato alla sola percezione di luci ed ombre”. Simone è musicista, fisioterapista, cura l’Ufficio Comunicazione di Montura, atleta della Nazionale Italiana Paraclimbing categoria Blind B2, con un ampio medagliere, è responsabile del settore Paralimpico F.A.S.I e portavoce della carta dei diritti disabili Onu.

Il progetto elaborato con la sua compagna “L’emozione non ha confini” è diventato un sito (www.emozionabile.it) specifico per attività sportive per varie disabilità. Alla continua esplorazione di se stesso, ha percorso l’Asia, il Sud America e l’Italia in bici tandem, ha salito varie vette delle Ande e delle Alpi, raggiungendo quasi i 7000 m di quota con la salita all’Ojos del Salado (6893 m in Cile). Storia simile quella di Urko, spagnolo, che non usa la protesi e arrampica con una sola gamba: “Ho sempre apprezzato l’arrampicata sugli alberi e sulle rocce. Tra le altezze trovo la pace interiore. All’età di 14 anni ho fatto la mia prima via di arrampicata, una classica nel Penyon de Ifach (Alicante). Apprezzai così tanto quella prima esperienza che l’arrampicata diventò lo scopo della mia vita”.

Dopo l’incidente non si è arreso: “La mia mente continuava ad abitare nelle rocce. Così sono tornato tra loro, per diventare di nuovo uno studente, per formarmi e sacrificarmi per ciò che amo di più, fino a quando ho raggiunto i sogni che pensavo fosse impossibile raggiungere. Nell’estate del 2009 ho superato la barriera dell’ottava, qualcosa di impensabile per qualcuno nella mia condizione. Questo risultato mi ha aperto nuovi orizzonti: da allora progressione e miglioramento continuo sono il mio obiettivo. Qual è il massimo grado di difficoltà che può essere realizzato con una gamba? Il tempo e la roccia hanno la risposta. Nel 2010 comincio a competere nei campionati Paraclimbing, vincendo diversi campionati del mondo di difficoltà, un campionato del mondo boulder, un campionato europeo, il campionato spagnolo e ricevendo l’ambito riconoscimento Arco Rock Legend nel 2014”.

Assolutamente da non perdere è il video “Escalando el presente”, in inglese “climbing the present”. La tecnica di Urko è dinamica, quella di Simone è necessariamente statica e lenta, per tenere bene ogni presa tra le rocce, non potendole vedere. “La vita è unica e vale la pena di viverla, abbiamo tutti un potenziale energetico a cui attingere e da coltivare. Ci si ammala veramente quando si è nella dimensione passiva – dicono entrambi – non quando siamo proattivi. Impariamo a rimboccarci le maniche e a reagire. Noi scaliamo per vivere emozioni positive, poi gareggiamo e vinciamo anche medaglie paralimpiche, ma non siamo supereroi, il corpo è una macchina che lavora in conservazione e ti manda segnali. La montagna non è né buona né cattiva e ti mette sempre davanti a te stesso. Le emozioni ti fanno voltare pagina e ti aiutano a scrivere quella successiva. La natura di per sé non è accessibile, ma può essere fruibile: vuoi venire da me? Trova il modo”.

La fatica costringe a liberare la mente: è fondamentale avere una continua attività fisica per non lasciar assopire gli altri sensi. Sotto sforzo i pensieri appaiono più limpidi, ci si concentra meglio, è una sorta di meditazione attiva che aiuta a prendere più coscienza di sé nello spazio, fino a riuscire a dimenticare completamente i propri limiti. In linea con lo spirito Montura: esplorazione, avventura, viaggio.

L’uomo da sempre ricerca, dentro e fuori di sé, nuovi spazi, nuovi linguaggi, nuovi modi di vivere e di vedere il mondo, con una nuova via da liberare, una traccia da solcare, un cammino da seguire, una visione da realizzare.

Francesca Sammarco

Lascia un commento

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi