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Chess boxing: insieme pugni e scacchi

di | 2020-12-06T13:20:58+01:00 6-12-2020 6:30|Attualità, Sezione 7, Sport|1 Comment

MILANO – Il chess boxing è uno degli sport più bizzarri ed inimmaginabili perché, se è importante tenere in forma il proprio corpo, altrettanto fondamentale è tenere allenata la mente. Ecco quindi che per ottenere questo mirabile risultato si vedranno due boxer seduti a giocare a scacchi e subito dopo darsi pugni sul ring. L’idea dello sport ibrido che fonde forza fisica e intelligenza basandosi proprio sulla metafora dello sforzo psico-fisico , si ispira al romanzo di fantascienza a fumetti “Freddo Equatore” del 1992 del francese Enki Bilal. Nel corso di molte interviste lo stesso fumettista ha raccontato da dove gli è venuta l’dea: “Mi ha sempre attratto la figura dell’atleta-pensatore”. “Nella lotta domina l’istinto, negli scacchi, invece, devi prenderti almeno due o tre secondi prima di ogni mossa”.

Undici anni più tardi e precisamente nel 2003, prendendo spunto dalla graphic novel di Bilal, l’artista olandese Iepe Rubingh rese reale questo sport apportando alcune modifiche all’idea descritta dal francese nel suo romanzo organizzando e realizzando in un club di Amsterdam il primo incontro di chess boxing a cui egli stesso partecipò, vincendo. Grazie a Iepe gli incontri di chess boxing si trasformarono da un incontro di pugilato seguito da uno di scacchi, in un’alternanza continua tra le due discipline. Le regole di questo sport così singolare prevedono che i due sfidanti si affrontino sulla distanza di un massimo di undici riprese, in cui vengono alternati un round di scacchi ed uno di pugilato. Si inizia con un round di scacchi della durata di quattro minuti, seguito da uno di pugilato della durata di tre minuti fino all’undicesimo e conclusivo switch. Tra un round e l’altro c’è un minuto di pausa, per consentire ai contendenti di cambiarsi, di curare eventuali ferite, concentrarsi e indossare/sfilare guantoni e paradenti e, se ci si riesce, riposare un secondo la propria mente.

La sfida, che dura in media 45 minuti, termina per knockout, per scacco matto, per decisione del giudice o per esaurimento dei venti minuti a disposizione da parte di uno dei due contendenti. Bisogna infatti ricordare che gli scacchi prevedono un timer che scorre all’inizio di ogni turno e viene stoppato dal giocatore stesso una volta mossa una pedina. Durante gli incontri viene utilizzata una variante degli scacchi rendendo lo stesso un gioco piuttosto rapido riducendo il tempo a disposizione. Infatti se uno dei concorrenti non muove alcuna pedina durante il suo turno può essere ammonito dall’arbitro e da quel momento ha dieci secondi per effettuare una mossa. Le due discipline spingono gli atleti al loro limite e quando, al suono del gong che decreta la fine del round di pugilato, ci si siede alla scacchiera, la concentrazione deve essere al massimo e deve riuscire a dominare il dolore dei colpi incassati.

La definitiva consacrazione di questo sport avvenne il 10 ottobre 2012, quando alla Royal Albert Hall di Londra venne organizzato il primo evento ufficiale con un nutrito pubblico che per l’occasione arrivò a spendere fino a 61 sterline per un biglietto a bordo-ring. Il Chess Boxing Club di Islington, quartiere a nord di Londra, è il tempio mondiale della disciplina. Fondato dall’ex campione britannico Tim Woolgar, ospita ogni sera combattimenti in un’arena con schermi e arbitri in divisa e organizza lezioni introduttive ogni sabato. “Round dopo round, l’alternanza delle due discipline allena la mente a cambiare prospettiva e, allo stesso tempo, a rimanere concentrata – spiega all’Independent Woolgar –. Se stai boxando, devi prestare attenzione soltanto a quello che sta accadendo in quella ripresa, senza pensare né al round precedente né alle prossime mosse sulla scacchiera. Non puoi permetterti alcuna distrazione”.

Il sito della World Chess Boxing Organisation calcola che nel mondo sono circa 3500 i giocatori che hanno disputato almeno una gara ufficiale, mentre i professionisti riconosciuti sono 37. Ma anche in Italia questo sport ha un suo seguito grazie ai successi della Boxe Spoleto e dei suoi due tesserati Sergio Leveque e Gianluca Sirci, campione europeo dei pesi massimi dal 2009 al 2013. Naturalmente allo stesso modo della boxe, il chess boxing ha una Federazione italiana istituita ad hoc e si divide in categorie in base alla stazza, ma i tesserati devono unire le capacità fisiche a quelle logiche e mentali tipiche del gioco degli scacchi. Un connubio perfetto che ha portato a spingere mente e corpo oltre i propri limiti mettendo a punto questa nuova disciplina.

Può sembrare strano vedere due pugili seduti a giocare a scacchi su un ring, ma il chess boxing funziona proprio così. Il sogno di molti è quello di rendere il chess boxing disciplina olimpica. Progetto ambizioso che potrebbe vedere la luce prima di quanto si possa pensare.

Margherita Bonfilio

One Comment

  1. Gaetana Figuccia 7 dicembre 2020 at 9:07 - Reply

    Interessante! Non conoscevo. Sarebbe da proporre in altri contesti sportivi ad esempio ai calciatori!!!

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