FIRENZE – Con la fase due alle porte è impossibile non chiedersi cosa accadrà dopo questo lungo periodo di quarantena. Le persone cominceranno timidamente ad uscire di casa, nonostante il timore di una nuova ondata di contagio dietro l’angolo. È difficile creare un’aspettativa, adesso che sogniamo solo di poter tornare alla vita di tutti i giorni, a quella banale passeggiata lungo il parco, o l’abituale saluto al cagnolino che passa col suo padrone mentre si aspetta l’autobus.  Proseguiamo verso la direzione delle proroghe, vivendo l’utopia del normale, un po’ come quando camminiamo su quei corridoi che sopra l’autostrada collegando due autogrill: ci fermiamo ad osservare le auto, che scorrono, veloci lungo le corsie, e dopo un po’ spariscono, com’è sparita la normalità in cui vivevamo le nostre abitudini.

È quasi utopia immaginare un ritorno alla normalità, l’immaginazione lascia trasparire mascherine, turni e file interminabili, una realtà odierna che si avvicina al tempo stesso a ciò che dovrà essere in futuro. Una mutazione ma senza lockdown, un periodo in cui non sapremo se uscire oppure no, un tempo di momentanea incertezza che ci porta l’amaro in bocca, quel rimorso di non aver agito in tempo, di non aver ascoltato chi ci aveva avvertiti dicendo cosa stava accadendo realmente. Nel cuore porteremo la rassegnazione di non aver potuto fare nulla per evitare il contagio, ma resteremo orgogliosi di essere stati pronti, di aver reagito, di non aver mollato. Perché, anche se lentamente, il Paese è andato avanti. Perché nonostante ciò che sta accadendo, non abbiamo paura di ripartire più forti di prima: aspettiamo solo il momento giusto per farlo.

Boris Zarcone

Nell’immagine di copertina, Ponte Vecchio deserto a causa del COVID-19