MILANO – Dal Giappone alla nostra Sicilia fiori di primavera, simbolo di rinascita, ed antiche leggende si intrecciano portando nel cuore un segno di speranza e rinnovamento quanto mai necessari in questo periodo della nostra storia mondiale. La primavera è nell’aria. Con i suoi profumi ed i suoi colori penetra nelle case sigillate e addolcisce i giorni trascorsi dietro i vetri delle finestre di casa. E’ la natura che, ignara, fa il suo corso. In Giappone la primavera coincide con l’hanami, una festa millenaria in cui si registra la fioritura del ciliegio. In giapponese, “hana” vuol dire fiori e “mi” sta per guardare, osservare. La fioritura inizia a Okinawa e finisce a Kyoto e Tokyo, tra marzo e aprile. Il sakura (il ciliegio del Sol Levante) non è solo rosa, ma assume sfumature molto suggestive: dal rosa pallido, al fucsia fino al bianco. Naturalmente tutto dipende dalla varietà dei fiori, i più diffusi sono i Somei Yoshino. Sakura, però, racchiude in sé un significato simbolico e spirituale tutto da scoprire, sicuramente un fiore meraviglioso, ma l’hanami racchiude una simbologia che va oltre la bellezza. Il sakura fiorisce e sfiorisce in pochi giorni per cui rappresenta la caducità della vita, la fragilità, ma anche la voglia di assaporare ogni istante. La fioritura dei ciliegi è da sempre vista come segno premonitore della ricchezza della raccolta del riso, come auspicio di prosperità. Sakura però rappresenta anche il simbolo delle qualità del samurai: onestà, coraggio, lealtà e purezza.
Al sakura è legata anche una bellissima leggenda che risale a centinaia di anni fa in cui la pace era cosa rara per via delle continue battaglie tra feudi. Si narra che esisteva un bosco dove la guerra non aveva toccato nulla, c’erano alberi, profumi e animali. Nessun guerriero osava entrarci per rovinare la natura. Proprio qui c’era un albero che non fioriva mai e sembrava morto. In realtà non lo era ma era molto triste e solitario perché non poteva mai godere della bellezza dei colori dei fiori. Gli animali per paura non si avvicinavano, l’erba attorno non cresceva. Ma un giorno, la fata dei boschi vedendo tanta solitudine si commosse, si avvicinò e disse che avrebbe lanciato un incantesimo che sarebbe durato 20 anni. Durante questo lasso di tempo, l’albero avrebbe provato quello che prova il cuore umano. Forse così si sarebbe emozionato e avrebbe trovato la fioritura. La fata disse ancora che si sarebbe potuto trasformare in essere umano e poi di nuovo in pianta, ma se finiti i 20 anni non fosse riuscito a diventare vitale, sarebbe morto per sempre. L’albero si trasformò in umano, ma all’inizio trovò solo odio e guerra. Per questo tornava spesso ad essere una pianta, fino a quando da uomo, camminando, vide una bellissima ragazza. Era Sakura che si mostrò gentile. Parlarono a lungo e condivisero sogni e speranze. Quando Sakura chiese quale era il suo nome, all’albero venne in mente una sola parola: “Yohiro”, che significa speranza. Tra i due nacque una profonda amicizia e in breve tempo sbocciò l’amore. Un giorno Yohiro confessò a Sakura tutto il suo amore e la sua vera natura. Sakura rimase impressionata e restò in silenzio. Il tempo era passato e la scadenza dei 20 anni stava per avvicinarsi. Yohiro, che tornò ad assumere le sembianze di un albero, si sentiva molto triste. Ma Sakura confessò all’albero tutto il suo amore. Fu allora che apparve nuovamente la fata e chiese a Sakura di scegliere: rimanere umana o fondersi con Yohiro sotto forma di albero. Lei pensò all’odio e alla guerra e decise di fondersi con Yohiro. Ed ecco che i due si fusero e divennero uno solo e, come per miracolo, l’alberò fiorì.
In Italia abbiamo un’altra leggenda il cui significato è simile a quello che appartiene al Giappone, quella del mandorlo in fiore che ha le sue origini in Sicilia. Qui la fioritura del mandorlo è un vero e proprio evento che lascia senza fiato, colorando, tra febbraio e marzo, di fiori bianchi e rosa il paesaggio e annunciando l’arrivo della primavera. Anche qui, come in Giappone il ciliegio, la fioritura del mandorlo rappresenta un segno di promessa, di rinascita e di speranza. Naturalmente anche in questo caso non poteva mancare la leggenda. Racconta di vicende amorose commoventi e sfortunate, che sono state tramandate dagli antichi greci, quella di Fillide e Acamante. Brevemente essa racconta di Acamante: l’eroe greco, figlio di Fedra e Teseo. era in viaggio verso Troia e durante una sosta in Tracia conobbe la principessa Fillide. I due si innamorano, ma a causa della guerra di Troia, Acamante fu costretto a lasciare l’amata per recarsi in battaglia. La fanciulla lo attese per dieci anni, fino alla caduta di Troia, poi, non avendo più notizie del suo amato, non vedendo alcuna nave all’orizzonte, pensò che fosse morto e si lasciò morire di dolore. La dea Atena, impietosita dalla storia dei due innamorati, trasformò la principessa Fillide in un mandorlo. Acamante, ancora vivo, venuto a sapere della sorte di Fillide, si recò nel luogo dove c’era l’albero e lo abbracciò con amore e dolore. In quell’istante avvenne il miracolo. Dai rami secchi del mandorlo, spuntarono migliaia di piccoli fiori bianchi dalle sfumature rosa.
Oggi, l’inizio della primavera sta a testimoniare l’amore eterno tra i due, con lo sbocciare dei fiori di mandorlo. Due leggende diverse, proveniente da paesi distanti e con culture diverse, che però racchiudono lo stesso significato: speranza e rinascita, sentimenti di cui il mondo ora più che mai ha tanta bisogno.
Margherita Bonfilio
Nell’immagine di copertina, mandorli in fiore in Sicilia
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