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Premio Giuseppe Zilli, omaggio al giornalismo di qualità

di | 2024-07-24T15:00:55+02:00 28-7-2024 5:25|Attualità, Sezione 6|0 Commenti

FANO ADRIANO (Teramo) – La terza edizione del premio Giuseppe Zilli per il giornalismo si è svolta il 20 luglio all’Eremo dell’Annunziata, a Fano Adriano, arricchita da una serie di eventi collaterali dedicati alla formazione e al dibattito giornalistico: la mattina nella rinnovata Sala Officine del Gran Sasso il convegno “Ri-Coltivare il Paese: paesaggio, cultura ed economia del cibo sostenibile” curato dalla cooperativa di comunità Fanesia in collaborazione con Officine del Gran Sasso, per esplorare il legame tra sostenibilità, cultura del cibo e valorizzazione del paesaggio, nel pomeriggio all’Eremo dell’Annunziata convegno sulla “Carta di Pescasseroli” carta deontologica e giornalismo ambientale, organizzata dall’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo.

Al Premio Giuseppe Zilli, si lavora al tombolo

Domenica 21 il corso organizzato sempre dall’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo “Mobile Journalism la narrazione in tasca” una pratica innovativa che sfrutta le nuove tecnologie per la produzione di contenuti giornalistici, una visita guidata alla chiesa di S. Pietro e Paolo con Roberto Durigon (direttore del museo delle ceramiche di Castelli) e a seguire “MoJo tra tradizione e innovazione: esplorando Fano Adriano tra antichi mestieri e il sapore della Scurpella” per sperimentare sul campo il giornalismo mobile. Nella cucina della Taverna 7 Effe si va alla scoperta della scurpella, fuori dal locale dimostrazione di lavoro al tombolo, con due giovani signore che tengono corsi nel vicino comune di Montorio al Vomano e tutti a fare foto, film, interviste con brunch finale dove le scurpelle non potevano mancare.

Il monumento contro la violenza di genere

Il Premio è nato per iniziativa dell’Associazione Premio Giuseppe Zilli ETS presieduta dal sindaco di Fano Adriano Luigi Servi, con il sostegno del Comune, dell’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo e da quest’anno anche dalla Regione Abruzzo, che ha approvato la legge a larga maggioranza, eleggendo così il premio a “importante evento culturale della Regione”, confermandone il pregio e la qualità. Giuseppe Zilli, nato nel 1921 a Fano Adriano (il padre Domenico era pastore, la madre Rosina casalinga), sacerdote paolino, è stato direttore di Famiglia Cristiana dal 1940 al 1980, quando morì a seguito delle conseguenze di in un incidente automobilistico in cui rimase coinvolto alla vigilia di Natale 1978.

Con lui il settimanale conosce una straordinaria stagione di crescita e si caratterizza per una linea rigorosa e moderna, ha dato anche vita al mensile “Jesus” e alla Periodici San Paolo, riuscì a far fare un salto di qualità alla stampa cattolica, facendola uscire dai recinti ecclesiali. A Fano Adriano tornava tutte le estati per trascorrere le vacanze, anche dopo la morte dei genitori. Il premio è nato in occasione del centenario dalla sua nascita, con la costituzione dell’associazione. Una targa firmata dai concittadini lo ricorda nel decennale della morte: “Nella sua missione vissuta con profonda fede, schietta umanità e alta professionalità come direttore di Famiglia Cristiana e di altri periodici paolini, onorò il suo paese natale e l’Abruzzo intero”.

La chiesa dei Santi Pietro e Paolo

La giuria presieduta da Marcello Sorgi, Simone Gambacorta (direttore del Premio), Stefano Pallotta (presidente dell’Ordine abruzzese), Maria Teresa Meli e Stefano Stimamiglio, ha consegnato i premi a Anna Zafesova per il giornalismo cartaceo; Nello Rega per il giornalismo televisivo; Maria Rosaria La Morgia premio alla carriera; Enrico Galletti per il giornalismo radiofonico; Valerio Nicolosi per il giornalismo web e quest’anno anche un premio speciale a Lucio Caracciolo direttore di Limes. La serata di premiazione è stata presentata dalla giornalista Monica Setta, musica con il violoncello di Flavia Massimo.

Ingresso a Fano Adriano

Il comune, immerso nella natura, è ben tenuto e accogliente, ha circa 200 abitanti, rientra nel parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, ha un museo degli amici del presepe, davanti alla sede del Municipio il monumento contro la violenza di genere sovrastato da scarpe rosse (“Abbasso la testa solo per guardare le mie scarpe”), la chiesa di S. Pietro e Paolo merita una visita e dulcis in fundo il comune rientra nella “Bear Smart Community”: una comunità a misura d’orso, quello marsicano. La comunità “incoraggia la cooperazione tra amministrazioni locali, imprese e singoli cittadini che supportano la coesistenza con gli orsi prevenendo i danni causati e consentendo di beneficiare della sua presenza, per esempio l’ecoturismo: le persone che vivono nell’area possono diventare veri ambasciatori della bellissima natura selvaggia dell’Appennino Centrale”.

Nel territorio del Parco le comunità si stanno allargando con Calascio, Crognaleto, Isola del Gran Sasso d’Italia, Acquasanta Terme. Tra i simboli del Parco il miele “Fior di Gran Sasso” (alcuni vasetti sono stati donati a Papa Francesco). La chiesa di S. Pietro e Paolo è nella piazza principale, la facciata è a coronamento orizzontale con una grande finestra tonda che sormonta il portale in pietra, in cima una lunetta con maioliche ottocentesche raffiguranti i Santi Pietro e Paolo. La chiesa ha avuto diverse fasi di costruzione e rifacimenti, sulla facciata in alto a sinistra la pietra seme, con l’Ave Maria posizionata al contrario, a significare che è la pietra che ha generato un nuovo edificio.

Il maestoso Gran Sasso

La chiesa ha una lunga storia, piena di significato e ricca di simbolismi, l’altare maggiore è in stile barocco con colonne tortili in legno scolpito, intagliato e dipinto in oro, il soffitto in legno in stile domenicano. Su youtube, digitando Roberto Durigon, chiesa di S. Petro e Paolo a Fano Adriano, è possibile seguire l’intera visita guidata fatta in questa occasione al gruppo di giornalisti, in due video: uno per l’esterno, uno per l’interno.

Le scurpelle

Ecco, infine, la ricetta delle scurpelle (l’esperienza è parte della ricetta e quella si deve acquisire): per ogni uovo un cucchiaio pieno di farina (la quantità delle uova è a seconda dei commensali), salare e sbattere ben bene. Lasciar riposare un’ora e filtrare con un colino per togliere eventuali grumi. Solo dopo il riposo si aggiunge l’acqua (e qui ci vuole l’esperienza): per 4 uova 400 ml. Considerando che l’impasto deve essere liquido e la padella (unta di olio) deve essere ben calda. Quando si versa il mestolo distribuire immediatamente il liquido su tutta la padella (aggiungendo appena un goccio di olio), perché la scurpella deve essere finissima. Era un piatto domenicale, si può usare per fare il timballo, riempita con verdure, salumi o altro, ma… non chiamatele crèpes, anche se l’origine è probabilmente francese.

Francesca Sammarco

Nell’immagine di copertina, Roberto Durigon, direttore del museo delle ceramiche di Castelli

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