ROMA – Vive la propria vita virtuale nascosto e protetto dietro un anonimo nikename, termine in uso tra gli utenti di internet, è capace di offendere e giudicare gli altri con disprezzo e cattiveria, sempre presente sulle bacheche dei social network, si ritiene in grado di conoscere meglio di chiunque altro qualsiasi argomento e, volendo, di riuscire a renderlo insulso, banale. Crede di possedere una formazione intellettuale talmente elevata da poter sentenziare con il proprio inappellabile giudizio ogni iniziativa politica, sociale, culturale o sportiva.
E’ il ritratto della nuova figura dell’era moderna: il leone da tastiera. Sentendosi forte dietro il proprio falso profilo e forse non avendo nemmeno piena consapevolezza dei danni che la sua ferocia può provocare a chi sopporta inerme tante umiliazioni e malvagità, il leone da tastiera dà vita a quel comportamento tipico che talvolta sfocia nel cyberbullismo. Da alcune statistiche diffuse in Rete risulta infatti che circa il 34% degli episodi di bullismo tra i ragazzi oggi avviene online, attraverso le chat o i social più famosi e generalmente ad essere attaccati da questo fenomeno sono i giovani di età compresa tra gli 11 e i 19 anni i quali, intimoriti e umiliati, subiscono devastazioni psicologiche tali da indurli ad avere gravi ripercussioni nella vita sociale e caratteriale fino a culminare, nei casi più estremi, in gesti drammatici.
Sono moltissimi gli episodi di cyberbullismo che quotidianamente trovano spazio tra le notizie di cronaca ed è giusto che di questo argomento se ne parli spesso e con maggiori competenze in modo da cercare di arginarlo il più possibile. A tal proposito la Polizia Postale con il progetto “Una vita social” (https://www.commissariatodips.it) ha messo in campo un’idea dinamica e interattiva, con un sito gestito direttamente dagli agenti di Polizia, per avere un filo diretto con chi subisce molestie e rischia di cadere vittima dei bulli online; inoltre sempre la Polizia Postale e le Polizie Locali delle varie province, organizzano con buona frequenza incontri esplicativi nelle scuole, coinvolgendo alunni, docenti e genitori e puntando l’attenzione su quei pochi e semplici consigli da utilizzare per difendersi da questo fenomeno perché è dimostrato che chi è vittima del cyberbullismo tende a chiudersi in se stesso, evitando di parlare o raccontare cosa gli sta accadendo e mostrando i tipici sintomi di ansia e depressione; le persone perseguitate hanno inoltre una minore autostima di se stessi con evidenti ripercussioni scolastiche e tendono a isolarsi lasciando da parte anche gli amici.
Quindi per prima cosa le vittime del cyberbullismo devono imparare a confidarsi, raccontando ai genitori, agli insegnanti o a persone adulte di fiducia le prepotenze subite; non devono rispondere alle minacce ma avvisare i propri amici di cosa gli sta capitando e denunciare il tutto alle forze di Polizia che con estrema riservatezza e impegno lavoreranno alla risoluzione del problema. Un errore che non si deve commettere è quello di lasciare campo libero a questi “leoni da tastiera” mentre invece molto spesso il fenomeno viene sottovalutato anche quando i giovani assumono degli atteggiamenti o nei modi di fare anomali che nascondono le verità più importanti ed è qui che torna ad elevarsi il valore della figura dei genitori perché se un ragazzo subisce dei soprusi e nessuno se ne accorge allora o questi adulti distrattamente pensavano ad altro oppure non hanno saputo svolgere con dedizione il proprio ruolo.
Paolo Paglialunga
Chiaro e penetrante, come tuttogli articoli di Paglia lunga esplicativo, e cinvolgente
Speriamo che tutti i lettori li tengano a memoria!
Come non essere d’accordo. Complimenti Paolo, puntuale ed incisivo come sempre