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Poetry slam, battaglia all’ultimo verso

di | 2023-06-30T20:29:28+02:00 2-7-2023 5:30|Cultura, Sezione 7|0 Commenti

MILANO – Il poetry slam si potrebbe definire una gara fra poeti, una vera e propria battaglia all’ultimo verso, ma forse la definizione è riduttiva. Si potrebbe pensare a una semplice declamazione poetica da parte degli autori ma in verità questo tipo di evento richiede una vera capacità performativa che coinvolge la gestualità, il movimento di tutto il corpo, la modulazione della voce, il tutto per dare corpo al testo poetico che deve assolutamente colpire il pubblico che diventa così non solo un ascoltatore ma parte attiva dell’evento stesso.

Marc Kelly Smith

In Italia questo tipo di competizione è arrivata circa  20 anni fa, dopo aver fatto il suo esordio negli Stati Uniti negli anni Ottanta grazie a Marc Kelly Smith, un ex operaio e poeta dal’età di 19 anni, che nel 1984 e nel 1986 propose serate di lettura di poesia con performance. Gli artisti erano invitati a esibirsi presentando un testo scritto di proprio pugno e poi dovevano declamarlo con trasporto e con lo stile recitativo che ritenevano più opportuno. Le prime competizioni si tenevano al Jazz Club Get Me High Lounge e poi successivamente alla Green Mill Tavern di Chicago. Senza dubbio furono proprio questi eventi a dar luogo alla diffusione di un nuovo modo di fare poesia.

Molto probabilmente Marc Kelly Smith, muratore e poeta nato nel 1949, quando ha avuto quest’idea stava lavorando in cantiere e nella sua mente voleva solo svecchiare la poesia e riportarla in auge fra le persone, per riscoprirne la bellezza. Di fatto ha lanciato un nuovo modo di fare spettacolo facendo della poesia la regina delle serata. La diffusione di questo tipo di competizione ha poi avuto un esordio ufficiale con l’organizzazione e realizzazione della prima National Poetry Slam, la principale competizione di slam poetry che anche oggi si tiene ogni anno negli Stati Uniti. Si tratta di una gara tra poeti, in cui si recitano versi di fronte al pubblico e ad una giuria di cinque persone scelta a caso fra chi assiste. Inizialmente le poesie venivano giudicate tramite applausi, se erano piaciute, o fischi, se no. Adesso il pubblico dei poetry slam pur mantenendo un ruolo chiave nelle competizioni, perché nonostante vi siano dei giudici eletti fra loro, le persone che assistono possono comunque esprimere la loro opinione, e in genere lo fa in modo più composto pur facendo ricorso a battimani, fischi e urla di approvazione.

Si può dire che il poetry slam nel tempo ha conquistato tutto il mondo e si è diffuso a macchia d’olio prima a Chicago, poi negli USA, quindi nel continente americano e alla fine ha superato l’Oceano, arrivando in Europa e in Giappone. Ma cosa ha reso così popolare questo nuovo modo di fare poesia? Certamente  la schiettezza, l’accessibilità, i mille temi e la capacità che ha di parlare direttamente a chi ascolta. Per chi ascolta è come avere un amico sul palco dalle mille maschere che a volte è allegro, altre triste o addirittura addolorato se non arrabbiato, che a modo proprio cerca di entrare in contatto col pubblico catturandone l’interesse e facendo dimenticare l’idea della poesia come qualcosa di noioso e poco comprensibile.

Marc Kelly Smith

Le regole della competizione sono molto semplici: tre minuti sul palco per poeta o gruppo, in cui recitare uno o più pezzi propri. 5 i giurati che possono cambiare ad ogni manche. Ciascuno di essi esprime un voto da 1 a 10. Nel conteggio complessivo vengono tolti il migliore e il peggiore, per ottenere un voto il più oggettivo possibile dalla somma dei restanti tre. Il tutto si ripete solitamente per due round. Chi ottiene il punteggio più alto vince. Talvolta si sceglie la modalità ad eliminazione diretta: si esibiscono 2 poeti per volta e uno solo resta in gara fino a raggiungere l’ultima sfida che determina il vincitore.

Il fascino di questa forma poetica sta nel colpire senza intermediari. Durante l’esibizione nulla si frappone tra l’autore e l’uditore, tranne la poesia, che obbligatoriamente deve essere proposta da chi ha scritto il testo. Non si pubblicizza nessun libro di poesie con tanto di editore, non ci sono attori che recitano i testi secondo la propria abilità, è tutto nelle mani del poeta. La composizione deve arrivare subito, al cuore, ancor prima che a livello cerebrale, senza mai essere superficiale o banale. L’attenzione del pubblico è tutta rivolta al modo in cui il testo viene interpretato, dando fondamentale importanza alla dimensione dell’oralità e della recitazione. Il contenuto è rilevante quanto l’esibizione, infatti nelle competizioni vengono valutati sia il contenuto sia gli aspetti performativi. E qui sta sicuramente l’aspetto innovativo che fa, della poesia un nuovo modo di fare spettacolo non trascurando per questo la profondità e l’autenticità dei versi poetici.

Si può quindi affermare che Marc Kelly Smith è riuscito nel suo intento, rendendo la poesia un’arte ancora più viva, ancora più umana e coinvolgente.

Margherita Bonfilio

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