ENNA – Che le materie plastiche costituiscano l’85% dei rifiuti marini, ormai, lo sanno tutti. L’Europa se ne è resa conto da tempo bandendo l’utilizzo della plastica usa e getta da tutto il vecchio continente: nel 2015 è stato l’anno dei sacchetti di plastica e nel corrente 2019 sarà la volta di cotton fioc, aste per palloncini, cannucce, piatti, bicchieri e stoviglie monouso. L’obiettivo è quello di una riduzione progressiva di questi prodotti attraverso incentivi al settore industriale per lo sviluppo di alternative meno inquinanti.

Ecco che, dalla Sicilia, terra dei vespri e di arance, nasce l’alternativa alle cannucce di plastica: si tratta di cannucce ecologiche, realizzate a mano con la paglia, una per una. Atossiche e insapore, completamente biodegradabili, dopo l’uso, possono essere smaltite direttamente nella frazione organica dei rifiuti.

Un’altra cannuccia “plastic free” è stata realizzata, sempre in Sicilia, con il mais e, quindi, anch’essa interamente biodegradabile: è trasparente e contiene al suo interno microsfere di zucchero di diversi gusti, così da aromatizzare il latte rendendone il consumo un momento di gioco per i bambini.

Buone notizie, invece, circa lo smaltimento della plastica finora prodotta. Di qualche settimana fa la notizia che in Italia, precisamente a Roma, per asfaltare l’Ardeatina, è stato utilizzato un “eco-asfalto”, prodotto con un mix di plastiche riciclate: per ogni tonnellata di asfalto vengono infatti impiegati dai tre ai dieci kg di plastica riciclata, usata come collante al posto del tradizionale bitume (ottenuto, invece, dai combustibili fossili).

Questo prodotto sarebbe più resistente all’usura e dovrebbe durare più a lungo dell’asfalto tradizionale: ciò potrebbe contribuire a far diffondere le “strade di plastica” in Italia così come già sta avvenendo in Olanda, in India e in Inghilterra.

Deviare la plastica si può. Solo così si potrà raggiungere la riduzione dell’utilizzo di combustibili fossili e dell’inquinamento da rifiuti plastici.

Rosalba Rosano