Secondo il rapporto Stemming the Tide, prodotto da Ocean Conservancy, ogni anno 8 milioni di tonnellate di plastica nuotano negli oceani di tutto il mondo. L’80 per cento di questi rifiuti è di origine antropica e proviene dalla terra ferma, mentre il restante 20 per cento arriva dalle navi o dalle piattaforme marine, come quelle petrolifere. Se non si cambia lo stile di vita si calcola che nel 2025 ci potrebbe essere una tonnellata di plastica per ogni tre tonnellate di pesci nell’oceano.
L’8 giugno in tutto il mondo – forse con l’intento di mettere a posto la nostra coscienza – è stata celebrata “La Giornata mondiale degli oceani”. A proporne la nascita nel 1992 il Governo canadese al Summit della Terra tenutosi quell’anno a Rio de Janeiro. Dal 2008 la ricorrenza è riconosciuta dalle Nazioni Unite.
Secondo l’Onu “mari e oceani sono messi a dura prova dalla plastica”. Basti pensare che, per esempio, “ogni minuto nel mondo vengono acquistate 1 milione di bottiglie di plastica e solo una piccolissima parte di queste viene riciclata”.
Il problema tocca da vicino anche l’Italia. Da recenti indagini condotte da Legambiente con Goletta Verde è emerso che “il 96% dei rifiuti galleggianti nei nostri mari è plastica. Una densità pari a 58 rifiuti per ogni chilometro quadrato di mare con punte di 62 nel mar Tirreno”. Tra i rifiuti più comuni sono state individuate buste (16,2%), teli (9,6%), reti e lenze (3,6%), frammenti di polistirolo (3,1%), bottiglie (2,5%). E una stima che riguarda tutto il mar Mediterraneo parla di “almeno 250 miliardi di frammenti di plastica”.
La concentrazione di microplastiche nel mar Mediterraneo è tra le più alte al mondo – 1,2 milioni per chilometro quadrato. L’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) le ha trovate in 121 specie di pesci, dato confermato da un altro studio condotto sui grandi pelagici, primo fra tutti il pescespada: il 18% degli esemplari aveva rifiuti plastici nel tratto gastrointestinale. Non c’è da stupirsi, perché ogni giorno nel Mediterraneo finiscono 731 tonnellate di plastica – cifra che potrebbe più che raddoppiare entro il 2025 – e di queste, 90 sono prodotte dall’Italia che è il terzo paese più inquinante dell’area. In base ai dati del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep), sui fondali si troverebbero, in alcuni tratti, fino a 100mila pezzi di plastica per chilometro quadrato.
Tonnellate di plastica che arrivano in mare trasportate da fiumi e torrenti, scaricate da mani e menti criminali, diffuse nell’ambiente per l’assenza di una raccolta e uno smaltimento coscienzioso ma che all’origine trovano un motivo assai più diffuso: la produzione e l’utilizzo quotidiano di contenitori e imballaggi di plastica. Però qualcosa noi tutti, semplici ma colpevoli cittadini di questa Terra, possiamo fare: utilizzare meno plastica e soprattutto contribuire allo smaltimento con una raccolta differenziata che ne impedisca lo spargimento nell’ambiente. È arrivata l’estate, quando andiamo al mare non lasciamo in spiaggia rifiuti di qualsiasi genere. Anzi, “abbassiamoci” casomai a raccogliere anche quelli del vicino maleducato e – visti i numeri di cui sopra – responsabile del degrado del nostro pianeta.
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