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Perugia, il tuo Grifo ha già compiuto 800 anni

di | 2019-07-27T12:53:20+02:00 28-7-2019 6:30|Cultura, Sezione 7|0 Commenti

PERUGIA – Il Grifo, come simbolo della città di Perugia, ha compiuto, in questo 2019, 800 anni. Non si parla di mitologia (l’animale é rappresentato nelle urne etrusche del nostro territorio ormai dal IV sec. a.C.), ma di storia vera e propria. I perugini nella primavera del 1219 issarono, per la prima volta, almeno documentata, i loro stendardi con il Grifo (in posizione passante, ma con la zampa destra alzata e dunque aggressiva) nella guerra contro Città di Castello (e venti anni più tardi pure nel conflitto contro Orvieto, che si consumò sulle rive del fiume Paglia).

A rendere noto questo particolare storico è Bonifacio da Verona nell’Eulistea, composta in latino nel 1293, opera in versi per la quale l’autore ebbe dal committente, lo stesso Libero Comune perugino, la bella cifra di 25 fiorini d’oro. 

È credibile la “testimonianza” di Bonifacio? Beh, avendo ottenuto l’incarico non da un committente privato, ma dal governo della città, lo scrittore non poteva certo permettersi di fornire un dato inventato, di settanta anni prima, della storia della città. 

Già qualche anno prima della pubblicazione del manoscritto di Bonifacio, il Grifo compare (correva il 1277) sui documenti ufficiali e negli atti pubblici, utilizzato come sigillo. 

Il grifo fu, insomma, il simbolo della città e delle libertà comunali e poi anche nell’epoca delle varie signorie (Michelotti, Visconti, Tomacelli, Ladislao, Malatesta, Fortebraccio e infine i vari Baglioni) fino alla “guerra del sale”, combattuta e persa, nel 1540, contro il Papa Paolo III Farnese. Come conseguenza della sconfitta Perugia (“I perugini – sosteneva per iscritto il Farnese – sono il popolo più bellicoso d’Italia”) venne bruscamente ricondotta sotto il diretto dominio dello Stato Pontificio. Non è casuale che, poco dopo la morte di Paolo III, nella statua di Giulio III (che pure si dimostrò amico della comunità umbra: esponente della famiglia Ciocchi del Monte di San Savino e zio del duca Ascanio della Corgna, altro perugino doc), collocata sulle scale di San Lorenzo, sia stato rappresentato, sotto la mano del pontefice, un grifo terrorizzato e umiliato, a testimoniare e rimarcare la sottomissione totale e brutale della città al Patrimonio di San Pietro, subita qualche anno prima. 

Il Grifo, da quel momento, precipitò in un cono d’ombra da cui riemerse, e prepotentemente, nell’Ottocento con i moti risorgimentali ed in particolare dopo il 1859. Le stragi e le brutalità perpetrate, perfino sui civili, dagli svizzeri papalini, nella città che si era ribellata, purtroppo male e poco armata, al giogo papalino, suscitarono sdegno in Europa e negli Stati Uniti (tra le vittime vessate e rapinate di beni la famiglia statunitense dei Perkins, ospite di un albergo in zona Sant’Ercolano). 

Così quando, nel 1860, fu raggiunta definitivamente la liberazione dal potere temporale dei Papi con la messa in fuga degli svizzeri, ad opera dei bersaglieri e dell’Esercito piemontese, Perugia decise di far innalzare, al Frontone, un monumento a perenne memoria della cacciata. E lì i perugini fecero scolpire il Grifo che strazia tra gli artigli la tiara papalina. Una rivincita, dunque, raggiunta dopo oltre 400 anni. 

L’attuale Grifo, quale simbolo della città di Perugia, venne votato (con definizione precisa del disegno, del colore e delle misure) dal consiglio comunale nel 1916.

Elio Clero Bertoldi

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