//Perché Sanremo è sempre Sanremo…

Perché Sanremo è sempre Sanremo…

di | 2020-02-09T06:42:27+01:00 9-2-2020 6:43|Punto e Virgola|0 Commenti

Il ritornello è quasi sempre lo stesso: “Sanremo? Non lo seguo da trent’anni e non ho alcuna intenzione di ricominciare adesso”. E ancora: “Mai visto. Chiunque lo presenti, è inguardabile”. Frasi del genere si ascoltano e si leggono continuamente nei giorni che precedono il Festival. Nascono persino gruppi che al grido di #IononvedoSanremo incitano alla ribellione di massa. Poi si scopre che non solo il Festival lo vedono e lo seguono in tantissimi, ma che praticamente ogni anno i record vengono sistematicamente frantumati: davanti alla tv ci sono milioni di telespettatori, nonostante gli orari impossibili in cui la kermesse si conclude.

Roberto Benigni arriva all’Ariston accompagnato dalla banda

Delle due l’una: o i detrattori a prescindere mentono spudoratamente oppure la manifestazione canora ha un suo fascino particolare che niente e nessuno possono scalfire. Può piacere o non piacere, ma la maggioranza comunque si sintonizza su Rai1 e segue la rassegna. Chi scrive, pur essendo molto appassionato di musica (soprattutto italiana) e di canzoni, non è attratto in modo particolare dal Festival. Oggi i mezzi per diffondere un messaggio canoro e magari anche apprezzarlo sono altri e ben più coinvolgenti rispetto agli attuali cinque giorni di programmazione. Ho avuto modo di ascoltare i brani in concorso e non ne sono rimasto particolarmente entusiasta. Soprattutto non mi convincono i tanti rapper che popolano il palco dell’Ariston: la musica italiana non può essere rappresentata in larga misura da costoro. E sono poi particolarmente indigesti gli insulsi tentativi di “rappare” anche splendidi brani d’autore che vengono snaturati, anzi violentati, con l’ossessiva ripetizione delle parole del testo. Peraltro, questi cosiddetti “artisti” (molti dei quali non si capisce bene quali meriti abbiano acquisito per essere inseriti nella categoria dei “big”) si rivolgono ad un pubblico composto di giovani e di giovanissimi: tutte persone che difficilmente si mettono davanti alla tv per 4-5 ore per seguire i loro beniamini impegnati a Sanremo.

Amadeus con Georgina Rodriguez

Ma, nonostante tutto, il Festival resiste e di anno in anno migliora le sue performance. E’ vero che le altre tv evitano accuratamente di controprogrammare: tanto non ne vale la pena. Si tratta di scelta ragionata e motivata: non è proprio il caso di sparare cartucce pesanti con proposte importanti se poi la maggior parte dei telespettatori sceglierà comunque la kermesse, quest’anno affidata alla conduzione (e alla direzione artistica) di Amadeus. Che per non correre inutili rischi ha infarcito il palco di costosi ospiti di ogni genere e categoria, in modo da accontentare tutti (o quasi).

Di qualcuno se ne poteva pure fare a meno, a cominciare da Benigni che ha propinato un noioso monologo di oltre mezz’ora sul Cantico dei cantici in cui ha ripetuto sempre le stesse cose per poi leggere una paginetta in cui erano stati raggruppati alcuni passaggi ritenuti più significativi. Sì, proprio leggere: ma non poteva impararlo a memoria come aveva fatto con la Divina Commedia? Gli intellettuali (molto presunti) si sono subito affrettati a definire “memorabile” la comparsata dell’ex piccolo diavolo, ma vien da chiedersi invece dove sia andato a finire il poeta Guido che grida alla sua Dora “Buongiorno principessa”, sfidando le ire dei suoi aguzzini. Pare che il cachet di Roberto Benigni sia stato di 300mila euro: non discuto l’entità della somma, mi permetto solo di valutare come scadente l’esibizione del premio Oscar, pur sapendo che questo scatenerà l’ira e gli strali dei benpensanti (sempre politicamente corretti) e degli intellettualoidi (da strapazzo) che non mancano mai in questi nostro splendido (e talvolta sciagurato) Paese.

Al momento di scrivere queste note, non si conosce ancora il vincitore. Ma chiunque sarà, non è affatto detto che la sua canzone sarà un successo. Basti ricordare l’esempio dei Jalisse, vincitori sul palco e poi scomparsi per anni dalla scena pubblica. Vasco Rossi che da decenni riempie gli stadi accomunando nell’entusiasmo almeno 3-4 generazioni, a Sanremo fu considerato un esaltato destinato a carriera breve e inconcludente: sappiamo tutti come è andata a finire… Quindi il Festival non è il vangelo della musica, ma semplicemente uno maxi spettacolo che da 70 anni sa in qualche modo riunire gli italiani. E’ così e basta. Perché Sanremo è sempre Sanremo…

Buona domenica.

 

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