NUORO – Sulla costa settentrionale del Perù, nel sito archeologico di Huanchaquito-Las Llamas sono venuti alla luce i resti di quasi 140 bambini uccisi durante alcuni riti risalenti al 1450 d. C. Il sito d’epoca precolombiana ha svelato agli archeologi il più grande sacrificio rituale di bambini avvenuto probabilmente per placare gli dei durante una catastrofe naturale che aveva colpito la cultura Chimù che dominava la regione. Gli scavi iniziati nel 2011 e la scoperta sconvolgente hanno mostrato al mondo una realtà storica impressionante. 137 bambini, 3 adulti e 200 lama furono sacrificati, ma prima vennero fatti camminare in una sorta di processione lunga oltre un chilometro e poi uccisi con efferata crudeltà e violenza mediante ferite al petto e la probabile asportazione del cuore. I bambini sacrificati avevano fra i 5 e i 14 anni e sono stati sepolti con il volto rivolto verso il mare, a Ovest, insieme ai lama, dei cuccioli di massimo 18 mesi. Oltre ai bambini e agli animali sono stati scoperti i resti di tre adulti, un uomo e due donne, uccisi probabilmente con dei colpi alla testa. È probabile che abbiano svolto un ruolo centrale durante il massacro.
Non si conosce la ragione dell’efferato massacro, non sono stati rinvenuti documenti in merito, i ricercatori peruviani, un team internazionale guidato da Gabriel Prieto, ritengono che possa essere legato a un drammatico evento alluvionale che mise in ginocchio l’antichissima società sudamericana. La cultura Chimù fondava la sua economia su un’agricoltura intensiva resa possibile da un fitto sistema di canali idraulici gestiti da un’efficiente burocrazia. Fu la prima società americana a mostrare importanti conoscenze ingegneristiche, e la capitale Chan Chan venne costruita interamente in argilla. La civiltà Chimú era fortemente gerarchica, con una oligarchia che decideva della vita e della morte di moltissime persone e la tradizione affermava fosse stata generata a partire da “un uovo d’oro”, che si differenziava da quello d’argento delle loro mogli e da quelli di rame, che invece aveva generato tutti gli altri.
All’epoca del tragico evento, il sito di Huanchaquito-Las Llamas faceva parte di un importante centro della cultura Chimù. Probabilmente il fenomeno metereologico El Niño, causò condizioni climatiche estreme come inondazioni e siccità. I Chimú, non riuscendo a spiegare scientificamente la cosa, prima sacrificarono diversi adulti, sperando così di placare la collera divina, ma poiché le ire delle divinità continuavano, decisero di sacrificare sia i bambini che gli animali. I corpi delle vittime sacrificali sono stati rinvenuti in un’area di 700 metri quadrati. Appartenevano a varie etnie provenienti da diverse zone del territorio controllato dalla cultura Chimù. Esseri umani e animali presentavano una profonda ferita alla cassa toracica, forse perché era stato asportato il cuore. Sino a oggi il sacrificio rituale con il maggior numero di vittime di giovane età era ritenuto quello della città azteca di Tenochtitlán, l’odierna Città del Messico, con 48 bambini sacrificati.
La scoperta del sacrificio dei figli dei Chimú consente di comprendere molto meglio la grande importanza rituale dei sacrifici umani nelle civiltà precolombiane e spiega come i Chimù si siano trovati di fronte a un problema irrisolvibile, a una catastrofe naturale se hanno optato per una scelta così drastica e violenta, sebbene in quel momento la civiltà era al massimo della sua potenza. Questa ipotesi trova fondamento nel fatto che durante gli scavi, alla stessa profondità degli scheletri, è stato rinvenuto uno strato di fango posizionato su un letto di sabbia. Poiché la regione di solito era molto arida, o caratterizzata da piogge ridotte, deve essere stata colpita da piogge e conseguenti inondazioni di portata eccezionale che hanno distrutto i campi e di conseguenza i raccolti. Si può pertanto ipoteticamente ricostruire il calvario subìto dalle vittime.
Probabilmente una lunga fila di bambini era stata costretta a camminare verso il luogo del sacrificio, in silenzio, senza conoscere ciò che sarebbe loro successo una volta arrivati a destinazione. Alle loro spalle i piccoli lama a fatica arrancavano. Giunti nel luogo del sacrificio, per placare e dominare le forze della natura, uomini dal cuore arido, ma esperti nell’uso delle lame, senza mostrare alcuna pietà, avevano affondato lunghi coltelli nel petto delle giovani vittime. Forse solo in quel momento, quando il dolore era divenuto insopportabile e il sangue sgorgava copioso dai loro esili e delicati petti si rendevano conto della triste fine cui erano state destinate. La storia riporta testimonianze di cronache spagnole del tempo e di scavi archeologici che affermavano l’esistenza di sacrifici umani nei popoli Maya, Inca e Aztechi, ma per la prima volta, con gli scavi di Huanchaquito-Las Llamas ci si è imbattuti in sacrifici di infanti di portata rara.
Questa scoperta non è la prima effettuata da Prieto che all’inizio della campagna di scavo, nel 2011, rinvenne i resti di 42 bambini e 76 lama e nel 2016 i primi reperti della nuova area sacrificale. Gli archeologi hanno scoperto, preservate dal fango, anche numerose impronte lasciate da sandali indossati da adulti, orme di cani, giovani lama e bambini scalzi, ma anche segni di scivolamento che dimostrano come gli animali abbiano cercato di divincolarsi e di opporsi alla loro triste sorte con forza. Probabilmente bambini e lama giunsero al luogo rituale dove sono stati uccisi e sepolti da due punti diversi. Alcuni di questi però non furono sepolti in fosse, ma lasciati abbandonati nel fango. Forse, come ha affermato l’antropologo Chaagen Klaus, “l’uccisione rituale non serviva per chiedere qualcosa alle divinità soprannaturali, ma era un fenomeno più complesso per negoziare direttamente con le forze sovraumane della natura e per riuscire a manipolarle”.
Virginia Mariane
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