La vecchia ferrovia Civitavecchia-Capranica-Orte, 86 chilometri di strada ferrata attraverso i suggestivi paesaggi dei monti della Tolfa, le impervie colline che si affacciano sul mar Tirreno a poche decine di chilometri da Roma. Realizzata alla fine del XIX secolo, ha iniziato a essere utilizzata per il collegamento tra la costa e l’entroterra quasi cento anni fa, era il 1929. Ma ha funzionato, e tra mille traversie (compresa l’interruzione del periodo bellico), fino al 1961 quando una frana ne decretò la definitiva chiusura.
Oggi sul quel tracciato frequentato solo da avventurosi escursionisti rimane il solco che segna la terra e si arrampica su alte colline ricche di vegetazione mediterranea. In molti tratti binari distorti e abbandonati ricordano la gloria di un tempo passato quando una locomotiva a vapore, sbuffando e fischiando, trainava quei pochi vagoni carichi di viaggiatori.
Vecchie rotaie che attraversano ponti, scavalcano fiumi e torrenti, entrano nelle lunghe gallerie ormai diventate ricovero notturno per le quasi selvatiche mucche maremmane.
Un territorio ricco di antichissime mura disperse tra la fitta vegetazione. Nascosti da boschi di cerro, faggio e roverella importanti siti archeologici (Luni sul Mignone, Pian della Conserva, La Roverella, Monterano) ricordano le splendore degli Etruschi che di questi luoghi furono i dominatori incontrastati. E all’ombra delle stesse foreste vivono ancora oggi il lupo, il gatto selvatico, la martora e c’è chi dà’ per certa la presenza della lontra. Falchi, gufi e civette volano sopra la linea ferrata e da aprile a settembre si può incontrare anche il biancone, la più piccola delle aquile mediterranee.
Terra di campeggio e walking per gli appassionati naturalisti. La solitudine, il silenzio ma anche l’asperità di queste colline dove la presenza umana è rara e limitata a pochi mesi dell’anno, hanno da sempre attirato l’attenzione degli amanti dell’avventura.
Una storia travagliata quella della Civitavecchia-Capranica-Orte. Il progetto risale nientedimeno che a qualche anno dopo l’unità d’Italia ma per l’attivazione definitiva è stato necessario attendere il 1929. Gli ideatori speravano così facendo di collegare il Tirreno con l’Adriatico facendo giungere la linea fino ad Ancona. Ma una pendenza massima del 25 per mille e raggi di curvatura minimi di 300 metri, nonché l’eccessiva distanza di molte stazioni dai centri abitati e le basse velocità (basti pensare che occorrevano circa 3 ore per percorrere gli 86 km della linea) hanno penalizzato fin dall’inizio il traffico passeggeri e merci. Poi la guerra e i bombardamenti. Negli anni ’50 la ferrovia perse sempre più passeggeri e iniziò a essere in condizioni precarie, la manutenzione costava e si limitava allo stretto necessario. Nell’estate del 1955 venne ripristinata la corsa estiva Viterbo Porta Fiorentina-Civitavecchia con un convoglio costituito da 3 vetture più bagagliaio trainate da una locomotiva a vapore.
Un piccolo tentativo, che oggi può apparire suggestivo, per il rilancio della linea e che comunque non produsse il risultato sperato. L’8 gennaio del 1961 una frana cadde lungo il tratto Allumiere-Mole sul Mignone e da quel giorno praticamente il collegamento Civitavecchia-Capranica venne interrotto. Rimane attivo, e per interessi esclusivamente militari, il solo tratto, per altro assai breve, Civitavecchia-Aurelia.
Lungo quei binari, tanto rimangono belli e suggestivi i luoghi, sono stati ambientati numerosi film. I piu’ famosi? Dalla “La vita è bella” di Benigni e “Romanzo Criminale” di Placido a “Straziami ma di baci saziami” (scena del tentato suicidio della coppia Manfredi-Tiffin vicino a Barbarano), da “Il colonello Von Ryan” con Frank Sinatra (Capranica bivio, Monteromano) e “Quel maledetto treno blindato” (Ronciglione, Caprarola, tra Capranica e Barbarano ) a “”Scuola di ladri” con Paolo Villaggio tra Madonna del Piano e Capranica, sempre con Paolo Villaggio “Le comiche” (tra Capranica e Orte). Solo per citarne alcuni.
Per tanti anni e ancora oggi si continua a parlare di un intervento di sistemazione e riattivazione ma le Fs non si sono mai dimostrate interessate. Per loro quella linea è morta e defunta, non ha alcun interesse economico. Tempo addietro qualcuno propose addirittura un treno turistico ma anche questo progetto pare sia stato abbandonato.
Per la vecchia ferrovia Civitavecchia-Capranica rimane solo l’oblio. Per qualcuno è giusto così, quei luoghi tanto selvaggi e solitari resteranno difficilmente raggiungibili, preservandoli da un turismo che troppo spesso porta irrecuperabili danni ambientali.
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