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Per favore, lasciate in pace Tex Willer

di | 2024-09-12T12:25:21+02:00 15-9-2024 1:00|Personaggi, Sezione 1|0 Commenti

PERUGIA – Con cadenze ravvicinate, da qualche tempo, il ranger viene tirato per la giacchetta: chi lo disegna come un reazionario, chi lo iscrive ai progressisti. Sballottato di qua e di là. Adesso ancora peggio. In un lungo articolo, su Repubblica di qualche giorno fa, l’ultima critica, una bordata, all’eroe dei fumetti. Anzi un vero e proprio j’accuse: gli si contesta di aver diffuso una cultura basata sulla superiorità del “salvatore bianco tra i selvaggi dalla pelle scura”, di aver facilitato la visione dell’indiano cattivo e del bianco buono e di aver coperto, in qualche modo, i massacri consumati nell’Ottocento in danno dei “nativi americani”. Una contestazione di genocidio, insomma. Tex dipinto come un Hitler in sedicesimi, delle vaste praterie americane.

Non ha certo bisogno, Tex – un rappresentante della legge, che porta al cinturone due Colt 45 “Navy” e un fucile Winchester agganciato alla sella del suo cavallo, Dinamite -, di un difensore di ufficio, ma come antico lettore delle sue settimanali strisce (il singolare formato – 16,8×8 – col quale nacque nel 1948, per la stampa delle “Edizioni Audace”), raccontate in bianco e nero (il disegnatore più amato Aurelio Galleppini, sigla Galep), avverto il dovere morale di spezzare una lancia in suo favore. Che il ranger sia un amico dei pellerossa, lo potrebbero testimoniare financo i sassi della “Valle della morte” e i fili d’erba delle praterie dagli Appalachi alle montagne Rocciose, dal Mississipi al fiume Pecos. Non solamente per aver sposato Lilith, figlia del capo dei Navajo, Freccia Rossa. Lui stesso, tanto per ricordare, alla morte dei suocero, venne eletto “sakem” della tribù, col nome di “Aquila della notte”. Ed ancora suo figlio, Kim, “Piccolo Falco” per la tribù, è per forza di cose, per metà bianco e per l’altra metà pellerossa.

In aggiunta il miglior amico di Tex, oltre allo storico pard Kit Carson, chi è se non un indiano, il coraggioso ed atletico Tiger Jack? E non è forse suo “fratello” di sangue, Cochise, capo degli Apache Chiricahua e protagonista (nella storia vera degli USA) di una insurrezione in Arizona? Insomma: l’imputazione di una presunta discriminazione da parte del ranger delle varie nazioni dei pellerossa, risulta del tutto priva di fondamento reale. Ha compiuto stragi di indiani Tex? Mai. Trovate un album in cui si racconta un episodio del genere. I pellerossa combattuti restano solamente quelli che hanno commesso delitti, magari contro le altre tribù o infranto la legge. È cattivo Tex, perché usa, spesso, le armi da fuoco e, talvolta, i pugni? Il “nostro” porta sul petto la stella dei ranger e, pertanto, le armi ha il dovere di detenerle e di usarle in caso di necessità. Non è il tipo che estrae la pistola a capocchia e che spara per primo o per il piacere di veder scorrere il sangue. I suoi comportamenti si rivelano sempre atti legittimi e tesi alla difesa del più debole, singolo o gruppo che sia. In quanto ai cazzotti mai viene descritto come un rissaiolo da saloon: i pugni, quando volano, si dispiegano esclusivamente per mettere fuori gioco i furfanti prima che portino a compimento le loro azioni o attività contra legem.

Una dichiarazione di Gianluigi Bonelli, il creatore di Tex (a cui successe, quale editore, il figlio Sergio) taglia la testa al toro e fotografa a puntino il protagonista di queste storie del Far West: quando il “nostro” vede un torto o un povero cristo soffrire ingiustamente – riporto il concetto non le parole esatte, che non rammento – sia esso nero o bianco o pellerossa o giallo, contadino o cittadino, analfabeta o intellettuale, lui si pone al suo fianco, assume le sue difese. Fatto di tutt’altra pasta rispetto ai razzisti, no? Tex, dunque, sceglie senza tentennamenti o remore di stare dalla parte dei nativi americani e si propone a difesa, al di là del colore della pelle, dei deboli, degli oppressi. Tradotto in soldoni: Willer non può essere considerato un violento. Corrisponde, piuttosto, alla descrizione di un uomo di buona volontà, di un samaritano quasi, di cui, una società distratta ed egoista, avrebbe estremo bisogno. Un esempio da imitare, non da emarginare o, peggio, da condannare.

Qualcuno potrebbe aggiungere che Tex vada iscritto alla lista dei carnivori, degli anti-ecologisti, perché ordina bistecche alte tre dita (e, come contorno, una “montagna di patatine fritte“). Ma anche questa si dimostra una imputazione del tutto fuori luogo e fragile, in quanto il ranger conduce, normalmente, una vita all’aperto, di sacrifici, di rinunce, morigerata nel cibo e nel bere e se, di tanto in tanto, si concede una fetta, sia pure abbondante, di carne, beh, scagli la prima pietra chi è senza peccato. Di gola o di altro genere.

Elio Clero Bertoldi

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