PALERMO – Al via anche quest’anno a Palermo il progetto “Panormus, la scuola adotta la città”, l’iniziativa che vede gli studenti di ogni ordine e grado, nelle vesti di guide turistiche, presenziare nei mesi di aprile e maggio i siti artistici più significativi della città e fare da ciceroni a cittadini e turisti. La manifestazione, giunta quest’anno alla XXIV edizione, prese il via in città nel 1994 anche come risposta corale e culturale alle stragi mafiose del 1992, evidenziando la volontà della scuola e della società civile di riappropriarsi del territorio cittadino, troppo spesso nelle mani di Cosa nostra.
Secondo il sindaco di Palermo Leoluca Orlando – che nella cerimonia di apertura della manifestazione ha simbolicamente consegnato le chiavi della città agli studenti – proprio Scuola e Società Civile sono state le due “S” che hanno contribuito a cambiare in meglio Palermo, innescando significativi processi di cambiamento e restituendo speranza ai cittadini onesti.
Il tema dell’edizione di quest’anno è “Palermo, una città senza confini”: si auspica infatti che a Palermo, quest’anno capitale italiana della cultura, proprio la cultura possa essere uno strumento di fusione e contaminazione positiva fra i popoli. Ed è il Genio di Palermo, figura mitica e protettore laico della città, il simbolo di questa XXIV edizione di “Panormus”: nell’immagine – scelta nell’ambito di un concorso di idee, lanciato nelle scuole superiori ad indirizzo artistico – il Genio si trasforma in un bimbo di nazionalità africana con una corona di cartone sul capo e vuole essere il simbolo della città dell’accoglienza.
“La scuola adotta un monumento”, longeva e lungimirante iniziativa di promozione artistica, culturale e sociale, è nata a Napoli nel dicembre 1992 su iniziativa della Fondazione Napoli Novantanove, d’intesa con il Provveditorato agli Studi e le Soprintendenze. Il progetto trae origine dal riconoscimento della centralità della scuola nella formazione della cultura e dei comportamenti dei cittadini ed individua negli studenti i soggetti privilegiati per l’affermazione di una nuova consapevolezza del bene culturale. Infatti adottare un monumento non significa solo conoscerlo, ma averne cura, tutelarne la conservazione, diffonderne la conoscenza, promuoverne la valorizzazione. Il lavoro dell’adozione ha permesso ai giovani di “riconquistare”, innanzitutto alla conoscenza ma talvolta anche all’uso, spazi importanti della città. E ha permesso loro di sperimentare una Scuola che li aiuta a diventare cittadini consapevoli e competenti, capaci di utilizzare in modo efficace il loro bagaglio formativo interdisciplinare.
Maria D’Asaro
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