ROMA – Altra novità all’Opera di Roma nel campo del Balletto, sotto la direzione di Eleonora Abbagnato: in una coreografia affidata a Simone Valastro, già del Corpo di Ballo dell’Opéra di Parigi, cui la direttrice Abbagnato attinge spesso per gli allestimenti del Teatro, è comparso sul palcoscenico del Costanzi il balletto “Pandora”, in prima assoluta. La musica a volte immessa in gradite melodie ed altre in oniriche e surreali forme di vocalità – sono le voci di “Fabbrica”, Young Artist Program, del Teatro dell’Opera – è quella di John Adams, “The Grand Pianola Music”, diretta da Carlo Donadio e trasmessa su YouTube.
La figura mitologica di Pandora ha da sempre esercitato un grande fascino nell’arte: certo perché figlia della volontà – in questo caso perversa – di Zeus, che la volle realizzata da Efesto come primo essere femminile, dotata – come vuole il suo nome – di ogni virtù (Pan: tutta, e dωron: dono), quindi portatrice di tutti i doni, doni che le avevano serbato gli Dèi. Ma Pandora, bella, splendente, eternamente giovane, immortale, fu data in sposa a Epimeteo (primo ballerino Claudio Cocino), fratello del titano Promèteo, il quale – avendo strappato il fuoco a Zeus per darlo agli umani – era inviso al re dell’Olimpo. Infatti il dono di Zeus a Pandora fu un vaso – il celeberrimo vaso di Pandora – che ella non doveva aprire mai (infatti conteneva tutto il male del mondo, che si sarebbe riversato sugli uomini).
Il mito afferma che la curiosità spinse Pandora ad aprire il vaso, così che mali, vendette, disgrazie e malattie di ogni tipo si scatenarono sull’umanità, mentre rimase sul fondo, dimenticata, solo la speranza. Sicchè gli uomini ebbero requie dai loro tormenti solo quando Pandora, riaprendo infine il vaso, la fece uscire.
Ma di tutto questo il coreografo sembra non aver cognizione, o meglio ha dichiarato di avervi rinunciato volutamente, mettendoci dinanzi ad un universo di umani costantemente imbarbariti (così recitano le fonti), ma estendendo all’infinito la corsa in scena di uomini e donne (vedove) – invenzione queste del coreografo, con l’aiuto della costumista Anna Biagiotti. Fra di esse finisce per impazzire la stessa Pandora (l’étoile Rebecca Bianchi) dopo un lungo e mirabile duetto col marito Epimeteo (Claudio Cocino), dal quale ella era discesa biancovestita, come una piuma leggera, anticipando quella bellezza che l’arte pittorica e scultorea dei secoli a venire, le avrebbero riservato. Ma anche di ciò, nulla nella coreografia affiorava, se non la bravura del Corpo di Ballo, perennemente in corsa sul palco.
Paola Pariset
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