Il 20 settembre 2023 va considerata una data storica per l’Italia. La Camera ha infatti approvato in via definitiva la proposta di legge costituzionale che inserisce la tutela dello sport in Costituzione. “La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psico-fisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme”: questo il brevissimo paragrafo che integra l’articolo 33 della Carta, dove peraltro si parla già di arte e scienza. Il testo è passato all’unanimità alla quarta votazione a Montecitorio (dopo i due canonici passaggi in Senato), incassando 312 sì. Sul sito ufficiale del Dipartimento dello Sport della presidenza del Consiglio dei ministri si legge che la Costituzione “da oggi riconosce il valore, ma non determina un diritto, e sarà proprio una nostra responsabilità, della classe dirigente, quella politica, ma anche quella sportiva, trasformare il riconoscimento del valore in un diritto da garantire a tutti, partendo dalle persone più in difficoltà e dalle periferie urbane e sociali”.
Lo sport diventa dunque un pilastro della vita sociale nel nostro Paese, attraverso il riconoscimento esplicito di tre concetti fondamentali: il valore educativo (che è connesso allo sviluppo e alla formazione della persona); il valore sociale, in quanto fattore di aggregazione e strumento d’inclusione per persone in condizioni di svantaggio o marginalità di vario genere (socio-economico, etnico-culturale, fisico-cognitivo); il valore di promozione per la salute, fattore insostituibile per l’integrità e il benessere psico-fisico del cittadino.
Dunque, si volta finalmente pagina e si dà finalmente il giusto rilievo alla pratica sportiva. Che riguarda tutti ad ogni età. Nulla da eccepire, anche se adesso gli ottimi principi enunciati e codificati vanno riempiti di contenuti concreti. Già, perché – come al solito, verrebbe da dire – si fanno le pentole, ma spesso ci si dimentica dei coperchi. Più o meno negli stessi giorni, infatti, è stato approvato all’unanimità dal Senato il ddl per la promozione della pratica sportiva nelle scuole e per l’istituzione dei nuovi Giochi della Gioventù. “Un provvedimento meritorio e lungamente atteso che non cancella, però, un problema strutturale che tocca soprattutto gli alunni più piccoli – afferma Tuttoscuola -. Sono infatti in arrivo i docenti di educazione motoria nella scuola primaria, ma molti di loro non troveranno una palestra in cui insegnare”. Per la precisione, saranno 1.740 i nuovi insegnanti di quella che una volta si chiamava educazione fisica.
Definire drammatica la situazione è solo un banale eufemismo in quanto Tuttoscuola ha esaminato i 12.493 edifici scolastici che ospitano scuole primarie e censiti nell’anagrafe aggiornata dell’edilizia scolastica arrivando ad una conclusione sconcertante: solo il 41,9% degli edifici esaminati (esattamente 5.219) dispone di palestra. In pratica, ne sono dotati 2 edifici ogni 5 e quindi la maggior parte (esattamente il 58,1%, pari a 7.230, cioè 3 su 5) ne è priva.
Scendendo più in dettaglio, in Puglia è dotato di palestra il 62,1% degli edifici scolastici che ospitano scuole primarie (il miglior risultato in Italia); in Liguria il 58,1%, in Toscana il 55,4%, in Lombardia il 50,8%, in Sardegna il 50%, in Veneto il 48,5% e in Molise il 42,6%. Nelle restanti regioni la percentuale di edifici scolastici con percentuali di palestre presenti è sotto la media nazionale del 41,9%. In fondo a questa non invidiabile graduatoria di edifici dotati di palestra vi sono quelli della Calabria e della Sicilia rispettivamente con il 18,8% e il 22,6%. Il che significa semplicemente che nell’81,2% in Calabria e nel 77,4% in Sicilia manca la palestra nelle scuole primarie.
“Alla luce di questi dati – conclude Tuttoscuola – è doverosa una domanda: dove svolgono educazione motoria gli scolari delle scuole primarie presenti nei 7.230 edifici scolastici privi di palestra? Alcuni potranno avvalersi di una struttura vicina utilizzata da una scuola secondaria o in un plesso scolastico distaccato. Ma tutti gli altri? Dovranno arrangiarsi e adattarsi a svolgere educazione motoria (due ore tutte le settimane) in locali di fortuna o in classe”.
Insomma, da una parte lo Sport viene riconosciuto come uno dei valori fondanti sul quale si basa la nostra struttura sociale, e dall’altra manca la possibilità di svolgere adeguata pratica sportiva proprio nella maggior parte dei luoghi dove si formano i più giovani. Una contraddizione? No, semplicemente uno scandalo tutto italiano.
Buona domenica.
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