PALERMO – “Devi smetterla di occuparti dei figli degli altri”: un foglio con queste parole, corredate da una croce, è stato trovato il 5 agosto scorso dentro un fascicolo presso il Tribunale per i minorenni di Palermo: destinataria dell’intimidazione la dottoressa Claudia Caramanna, procuratrice per i minorenni presso il predetto Tribunale, da tempo impegnata nella tutela dei minori, soprattutto dei figli di affiliati alla mafia e di persone dedite al traffico di droga. Nelle situazioni in cui, a causa della grave situazione di criminalità presente in famiglia, è fondato il pericolo di devianza per i minori, la dottoressa Caramanna ha chiesto al Tribunale il loro allontanamento dai genitori.
In particolare, dopo una massiccia operazione antidroga dei carabinieri in un quartiere a rischio nella periferia est di Palermo, lo ‘Sperone’, la procuratrice e i suoi sostituti hanno avanzato al Tribunale la richiesta di numerosi provvedimenti di allontanamento di ragazzini dalle loro famiglie.
Dalle indagini e da alcune telecamere nascoste, si vedevano infatti i bambini accanto agli adulti che preparavano le dosi di droga o contavano banconote. Nella sua opera di salvaguardia dei minori dai contesti familiari che delinquono, la dottoressa Caramanna ha chiesto aiuto a un prete del quartiere, attivo nel contrasto contro la criminalità. Inoltre, assieme all’associazione ‘Libera’, la Procura per i minorenni palermitana ha organizzato progetti e attività educative per i figli di alcuni mafiosi.
In meno di due anni, per la dottoressa Caramanna quella del 5 agosto è purtroppo la seconda intimidazione: all’interno del ‘Malaspina’ (che, a Palermo, è sede sia dell’Istituto penale per i minori che del Tribunale per i minorenni) a fine marzo 2023 il suo ufficio era già stato messo a soqquadro con un’incursione vandalica.Il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, presieduto dal prefetto di Palermo Massimo Mariani, ha già disposto il rafforzamento della scorta per la procuratrice. Sulle intimidazioni indagano i carabinieri del nucleo investigativo di Palermo, coordinati dalla Procura di Caltanissetta: sono state disposte varie analisi sul foglio, mentre altri accertamenti sono stati effettuati durante il sopralluogo nelle stanze della Procura.
Si ritiene che il foglio con la frase intimidatoria sia stato lasciato nell’ufficio all’interno dell’Istituto ‘Malaspina’ proprio mentre venivano girate alcune scene del film di Ricky Tognazzi e Simona Izzo dedicato alla moglie di Giovanni Falcone Francesca Morvillo, per 17 anni sostituta procuratrice per i minorenni, prima di diventare consigliera di Corte d’appello.
Alla dottoressa Caramanna sono arrivati tanti messaggi di sostegno dai cittadini palermitani, che hanno espresso gratitudine per la cura e il coraggio profusi nel suo servizio a tutela dei bambini esposti alla ‘scuola’ della violenza e della criminalità
Anche l’amministrazione comunale di Palermo ha espresso solidarietà alla procuratrice e il sindaco Roberto Lagalla ha dichiarato: “L’episodio inaccettabile dice come ci sia un chiaro disegno delle famiglie mafiose che punta a ostacolare chi, come il procuratore Caramanna, si impegna concretamente e con coraggio per spezzare in modo netto quel cordone che lega i figli dei boss con i loro nuclei familiari, contaminati dalla mafia”.
A proposito di minori a rischio, la Sicilia detiene il primato negativo del numero di strutture di detenzione per i minorenni: su un totale di diciotto Istituti presenti in Italia, ben quattro sono nell’isola. Basterebbe questo dato per comprendere quanto sia importante il lavoro di prevenzione svolto dalla dottoressa Caramanna.Si condividono allora, infine, le considerazioni, espresse in un social dalla dottoressa Maria Di Chiara: “Ai ‘padri’ che, con la vigliaccheria dell’anonimato, hanno rivendicato la proprietà dei loro figli, ricordiamo che in una comunità sociale ‘i figli degli altri’ stanno a cuore a ciascuno e che tutti insieme ne rispondiamo e ne siamo responsabili: noi – educatori, insegnanti, magistrati, operatori sanitari, operatori sociali e culturali, ciascuno e ciascuna nel pieno della propria responsabilità – li consideriamo ‘cosa nostra’. Che nessuno, tanto meno i padri biologici, osi dar loro scandalo, ridurli a strumenti, storpiarne il destino, negar loro libertà e futuro.”
Maria D’Asaro
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