MILANO – Pensare troppo e molto intensamente può aiutare a risolvere più velocemente i problemi? Sembrerebbe esattamente il contrario. Si tratta di uno stato mentale tipico della società contemporanea già afflitta dal “multitasking” (svolgere due attività contemporaneamente) e dalla necessità di essere onnipresente sui social per il quale è stato coniato un termine inglese che lo rappresenta “overthinking” che letteralmente significa “pensare troppo”. Pensare continuamente, intensamente e senza sosta, senza mai arrivare a una conclusione, non è una cosa buona. Chi soffre di “overthinking” potrebbe passare ore chiedendosi se ha fatto la scelta giusta, oppure potrebbe essere costantemente preoccupato per avvenimenti riguardanti il proprio futuro e comunque si sente spesso sopraffatto dai propri pensieri. La mente è costantemente impegnata in un dialogo interiore, in cui le domande e le preoccupazioni si susseguono ripetitive, spesso intrusive, difficili da “spegnere”.
Accade che le persone che soffrono di “overthinking” possono avere difficoltà a concentrarsi, a prendere decisioni e a svolgere le normali attività quotidiane. E questo finisce per riflettersi anche sul proprio corpo che comincia ad accusare malesseri di vario tipo come mal di testa, male al collo o alla schiena. Ma a cosa si pensa quando si pensa troppo? Diverse sono le modalità e le tematiche legate a questi pensieri ossessivi e ripetitivi. Possono riguardare situazioni future che destano paura, in cui l’overthinking diviene una forma di controllo per affrontare l’incertezza oppure riguardare eventi passati, esperienze non andate come si sarebbe voluto che andassero. Quando l’oggetto dei nostri pensieri è rivolto al passato, si parla di ruminazione che altro non è che il pensare in modo ripetitivo a un evento accaduto e a tutti gli elementi che lo hanno disturbato. Si tratta di pensiero passivo e costante, legato spesso ai sintomi della depressione. Quando, invece i pensieri riguardano il futuro si parla di rimuginio, una forma di pensiero ripetitivo e ansioso in risposta a situazioni future percepite come minacciose. In entrambe le situazioni l’overthinking impedisce alla persona di stare nel “qui e ora”; per questo motivo è opportuno affrontare tale sintomatologia attraverso un percorso di terapia psicologica che sblocchi la situazione.
Ruminare cioè pensare a cose negative senza che ci sia prospettiva né speranza di cambiamento è una delle cause principali di depressione e di ansia. Può essere legata a disturbi da alimentazione incontrollata e a tanti altri comportamenti autodistruttivi come l’uso della droga e l’alcolismo. Provoca insonnia e interferisce pesantemente con l’istinto alla sopravvivenza più importante dell’uomo: il problem-solving. Infatti pensare troppo non aiuta a risolvere i problemi ma complica ulteriormente la situazione e non permette di avere quella lucidità mentale che serve per prendere decisioni. Allora cosa fare? È necessario innanzitutto imparare a gestire l’overthinking attraverso diverse strategie come la defusione, una tecnica che serve a depotenziare i propri pensieri e guardarli dalla giusta distanza. Come si cura l’overthinking? Grazie a un lavoro costante su di sé, sarà possibile interrompere le ruminazioni o il rimuginio, accogliendo il proprio passato o imparando a gestirlo. Quando la mente comincia a vagare rimanendo intrappolata nei meandri del labirinto cerebrale senza una via d’uscita, si può provare a descrivere in maniera oggettiva e senza fronzoli il luogo in cui ci si trova. La descrizione deve essere asciutta e priva di opinioni.
Questo serve a riportare la mente e il corpo al “qui e ora”. Ci sono diverse strategie per imparare a vivere nel “qui e ora”. L’attività fisica e la “mindfullness” (consapevolezza di sé oppure piena coscienza) sono degli ottimi alleati per restare nel presente, così come è importante imparare a riconoscere con consapevolezza le proprie emozioni. Perché non praticare un hobby che tiene occupati corpo e mente con attività creative e di apprendimento? Sicuramente è una buona soluzione come quella di praticare attività fisica magari all’aria aperta per allentare stress, scaricare ansia e buttare fuori tossine fisiche e mentali cioè i pensieri negativi. È chiaro che per uscire dal tormento di pensieri ossessivi bisogna trovare la famosa soluzione, quella che sembra irraggiungibile, proprio come la montagna. Fino a quando ci si ostina solo a guardare la cima si sarà sopraffatti dalla certezza di una sconfitta, ma tutto è diverso invece se si cominciano a guardare i piedi e a fare un passo alla volta.
Ad ogni piccolo risultato bisogna imparare a gioirne, gratificandosi per l’obiettivo raggiunto che seppur piccolo rappresenta un passo verso il raggiungimento della meta. È la classica metafora della montagna. La montagna non rappresenta la propria vita ma il cambiamento da mettere in atto. Riuscire a raggiungerne la cima significa completare il cambiamento. Iniziare la discesa sull’altro versante significa iniziare una nuova vita. Quando si vuole realizzare un grande cambiamento di vita ci si pone ai piedi della montagna che rappresenta tutti gli ostacoli e le difficoltà da affrontare. Passo dopo passo si raggiungerà la sommità della montagna e finalmente si riuscirà a vedere cosa c’è dall’altra parte. In quel momento ridiscendendo dall’altro lato si attuerà il cambiamento, quello in grado di porre fine all’intenso ruminare alimentato da ansia e depressione riuscendo vedere la luce dopo il buio.
Margherita Bonfilio
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