MILANO – La maggiore disponibilità economica, l’aumentata conoscenza e informazione che si vanno ad aggiungere agli integralismi alimentari che recitano “no cabs diet”, “sugar-free diet”, “no-OGM”, “gluten free”, sicuramente sono da annoverare tra i fattori sociali e culturali che hanno portato a quella che va sotto il nome di ortoressia. Nella vita quotidiana le persone sono bombardate da articoli sul web o sui giornali, piuttosto che da trasmissioni televisive o radiofoniche in cui si vanta l’importanza di una vita sana che parte dall’attività fisica e finisce nell’introduzione di cibi che siano assolutamente sani.
Ecco quindi che questo influenza in particolar modo alcuni soggetti in cui viene a determinarsi una forte tendenza a rifiutare sistematicamente alcuni cibi ritenuti “pericolosi per la salute”. A questo si aggiunge molto spesso un’attenzione maniacale a consumare solo alimenti privi di conservanti, coloranti o pesticidi e una cura puntigliosa per i metodi di cottura e per la preparazione del cibo. Una persona che sia affetta da ortoressia può di fatto passare ore ad ispezionare la fonte del cibo, a leggere le etichette, a controllare su internet attraverso apposite app se la confezione di cibo che ha in mano al supermercato sia più o meno sana. L’obiettivo è quello di valutare con precisione la qualità e la provenienza degli ingredienti.
Quali sono le conseguenze di questi comportamenti che spesso si associano ad ore di allenamento fisico? Certamente una perdita di peso, un dispendio di tempo e di energie per cercare il cibo più sano e per cucinarlo nel modo migliore, quello che sarà in grado di far star bene il corpo. L’ortoressico è sicuramente molto orgoglioso di quello che fa e cerca di convincere gli altri a fare altrettanto, dove non ci riesce finirà per allontanare quelli che mangiano “male”, proverà anche un certo disgusto di fronte a chi mangia un piatto grondante olio e salse di ogni genere e finirà per isolarsi o frequentare gruppi di persone come lui. Il soggetto ortoressico pianifica accuratamente i pasti anche con diversi giorni di anticipo e trascorre anche l’intero weekend a preparare piatti per tutta la settimana. In genere dedica più di 3-4 ore al dì alla scelta degli alimenti da comprare, si preoccupa della purezza del cibo, si concentra e si documenta fortemente sulla preparazione e sulla modalità di cottura, talvolta anche a discapito del gusto e del piacere.
Sempre in questa ottica della ricerca del cibo migliore ai fini della salute, chi soffre di ortoressia è solito anche spendere elevate somme di denaro per comprare cibo “di qualità”. Per fortuna non tutti quelli che si prendono cura della propria alimentazione sono potenziali ortoressici. Solo alcune personalità sono maggiormente predisposte, per esempio chi ha manie di perfezionismo e tendenze a comportamenti ossessivi, ripetitivi e ansiogeni. A rischio sono anche i salutisti estremi e gli atleti troppo attenti all’alimentazione. Chi soffre di ortoressia tende ad isolarsi perché la qualità del cibo consumato riveste un’importanza predominante rispetto a tutto il resto, perfino rispetto agli affetti e alle relazioni interpersonali. Ma purtroppo molto spesso a questo si aggiungono talvolta problemi fisici più o meno gravi come le carenze nutrizionali dovute all’eliminazione nella dieta di interi gruppi di nutrienti.
Si tratta di un disturbo alimentare a tutti gli effetti anche se talvolta non viene riconosciuto come tale, soprattutto da chi ne soffre, che ne percepisce l’importanza e la gravità solo dopo tanto tempo e non sempre. Non va confuso con l’anoressia dove chi ne soffre ha sì un’attenzione maniacale verso il cibo, ma soprattutto relativamente alle calorie ingerite, ai grassi contenuti nella pietanza e al relativo aumento di peso di chi li ingerisce. In comune hanno un comportamento ugualmente ossessivo, ansioso e maniacale nei riguardi del cibo così come il perfezionismo e la necessità di mantenere il controllo.
Come si cura l’ortoressia ? Il soggetto ortoressico difficilmente riesce a prendere consapevolezza del suo problema, non ha la percezione del suo disturbo, quando invece il primo passo verso la guarigione è proprio la presa di coscienza. Curare l’ortoressia non è facile a causa del senso di superiorità che contraddistingue le persone che ne soffrono: essi, infatti, fanno delle loro convinzioni degli ideali di purezza interiore per cui non riconoscono nei loro comportamenti un problema. Per la cura è necessaria una diagnosi precoce e come per tutti disturbi alimentari è necessaria un equipe specializzata fatta da medici, nutrizionisti e psicologici per uscirne. Accorgersene in tempo è fondamentale per non lasciare che questi comportamenti si interiorizzino a tal punto da non riuscire a liberarsene, soprattutto se si continuano a leggere supinamente tutte le informazioni che circolano sul web.
Oggi come oggi sembra veramente difficile trovare un cibo che sia incontaminato. Il monito è per tutta l’umanità a non far sì che il progresso tecnologico non porti a tante e tali sofisticazioni del cibo così da condurre all’autodistruzione dell’uomo. Resta il fatto che un atteggiamento consapevole nella scelta di cosa si mette in tavola non deve in alcun modo sforare in comportamenti maniacali come quelli tipici dell’ortoressia.
Margherita Bonfilio
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