La giungla dell’ora legale, una eventualità che appare quanto mai realistica. Il parlamento europeo, dopo una consultazione pubblica avvenuta tra luglio e agosto 2018 e con il risultato dell’84% dei voti a favore, ha approvato l’abolizione dell’obbligo per i vari Paesi membri di passare da un’ora all’altra due volte all’anno. Ogni Stato della Comunità europea dovrà pronunciarsi con un sì o con un no entro aprile prossimo. Insomma le singole nazioni dovranno dire se adotteranno o meno per il futuro l’ora legale o solare. Con la conseguenza ipotizzabile di ritrovarsi a tirar avanti, o al contrario indietro, le lancette dell’orologio ogniqualvolta si attraversa una frontiera.
L’Italia ha detto no, da noi resterà in vigore il doppio orario. Il governo italiano ha depositato a Bruxelles una richiesta formale per mantenere intatta la situazione attuale, senza variazioni. E il governo Conte bis non ha presentato modifiche al documento. Questo significa che tutto rimane inalterato.
Ma già sappiamo che altri Paesi della Ue hanno accettato lo stop al cambio d’orario. In prima fila ci sono gli Stati del nord Europa che per una questione di latitudine – la vicinanza al Polo Nord – non hanno bisogno di portare avanti le lancette dell’orologio. In Finlandia, ad esempio, nei giorni più lunghi dell’estate, il sole sorge già prima delle 4 del mattino e tramonta quasi alle 23. Ben diversa la situazione al sud dove il cambio d’orario fa guadagnare luce e soprattutto risparmiare sul consumo della corrente elettrica.
L’esempio dell’Italia, se con l’ora solare (ovvero quella che segue il naturale sorgere della luce) il sole nei mesi estivi sorge alle 4.30 del mattino e tramonta alle 20, con l’ora legale (ovvero spostando avanti le lancette dell’orologio) il periodo di luce tra alba e tramonto va dalle 5.30 alle 21. Un’ora di luce tra le 4.30 e le 5.30 è meno utile di un’ora di luce tra le 20 e le 21. Questo spostamento permette infatti, di accendere le luci alla sera un ora più tardi con un conseguente risparmio sui consumi di energia elettrica.
Secondo l’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, energia e ambiente), questo sistema in Italia produce un risparmio dello 0,2% sul totale dei consumi. Una cifra considerevole nelle politiche di risparmio energetico. I dati di TERNA (azienda italiana che gestisce la rete di trasmissione dell’energia elettrica) parlano infatti di oltre 560 milioni di kWh consumati in meno all’anno, e quindi di un risparmio di oltre 115 milioni di euro per le famiglie italiane (considerando che un chilowattora costa in media al cliente domestico circa 20,62 centesimi di euro al lordo delle imposte). Insomma, tra il 2004 e il 2017, l’ora legale ha permesso agli italiani di risparmiare ben 1 miliardo e 435 milioni di euro. Non da meno il taglio alle emissioni di anidride carbonica (CO2) in atmosfera calcolato, sempre secondo Terna, in 290 mila tonnellate. Insomma più luce solare significa minor consumo di energia elettrica, minore produzione di sostanze inquinanti e quindi un ambiente più sano.
Di questi tempi sono cose alle quali non possiamo permetterci di rinunciare.
Lascia un commento