Giorgio Cocozza ha 87 anni, è sposato con due figli e faceva l’impiegato. Una vita semplice e modesta, caratterizzata da una grande passione: collezionare opere d’arte moderna e contemporanea. Lo ha fatto con metodo e grandissimi sacrifici per decenni fino a mettere insieme un autentico tesoretto di valore piuttosto consistente. La sua storia sembra una favola che non sembra appartenere ai nostri tempi ma che, come tutte le fiabe, si conclude con un lieto fine: ha donato il suo patrimonio artistico al Mudi, il Museo diocesano di Taranto.
A raccontare la vicenda Don Francesco Simone, direttore del polo museale. “La scorsa primavera arriva al nostro centralino una telefonata in cui l’ancora ignoto interlocutore comunica di voler fare una donazione a favore del Mudi. Sono situazioni abbastanza frequenti, ma pensai che si trattasse di un singolo pezzo e invece nel corso del colloquio mi resi conto che si parlava di un’intera collezione. A quel punto volli sapere perché una persona così appassionata volesse separarsi da quei quadri che con tanto amore aveva messo insieme nel corso degli anni. Mi spiegò che la sua vita stava volgendo a termine e aveva paura che quel suo adorato patrimonio potesse andare perduto”.
La voce di Don Francesco si spezza quando racconta l’emozione nell’entrare in casa di Giorgio Cocozza: “Quando ho visto tutte quelle opere appese alle pareti sono rimasto a bocca aperta: c’erano sculture, acquerelli, tavole, olio su tela (tutte della seconda metà del ‘900) e poi 7 pezzi di arte antica, fra cui una tavola del ‘500, una del ‘600 e due del ‘700”. Un autentico tesoro con opere di artisti del valore di Bruno Cassinari, Mario Sironi, Ernesto Treccani, Ottone Rosai, Antonio Rolla, Sante Polito, lo scultore Carlo Zauli, Giuseppe Migneco e tanti altri ancora. La volontà di Giorgio è inequivocabile, ma il direttore del Mudi vuole fare le cose secondo legge e così contatta l’ex moglie di Cocozza e i due figli che si dichiarano assolutamente concordi con la decisione del congiunto: “Mi hanno detto che in quelle tele e in quelle sculture, c’è l’anima del padre e loro volevano che rimanesse intatta e fruibile a tutti”. Piena adesione arriva anche dall’arcivescovo di Taranto, monsignor Filippo Santoro, che decide di incontrare personalmente l’anziano pensionato.
Il Museo Diocesano di Taranto è stato inaugurato il 6 maggio 2011 ed è ubicato nell’edificio che per più di quattro secoli è stato sede del Seminario Arcivescovile. Prevede un percorso di visita che si sviluppa su tre piani (36 sale espositive e sette sezioni tematiche) e ospita una collezione di più di 350 opere d’arte che coprono un arco temporale che va dal VII al XXI secolo. Il Mudi offre una proposta di interesse storico, artistico, religioso ed architettonico di grande pregio, tra cui manufatti scultorei, una ricca documentazione pittorica che testimonia le grandi scuole meridionali, pregiati paramenti sacri, un parato di candelieri con applicazioni in corallo e lapislazzuli di manifattura trapanese, un rarissimo esempio di arazzo in bisso, crocifissi in avorio di scuola fiamminga, corredi d’altare in avorio e madreperla, oltre a una svariata quantità di suppellettile liturgica. Di notevole valore sono, inoltre, gli argenti e gli ori provenienti prevalentemente dal cosiddetto Tesoro di San Cataldo, tra cui uno sportello di tabernacolo dal valore inestimabile in oro e topazio scolpito e l’antica crocetta aurea rinvenuta, secondo le più antiche fonti agiografiche, sul petto del santo nel 1071 al momento del ritrovamento del corpo all’interno del sarcofago marmoreo.
Don Francesco trascorre l’intero mese di agosto a casa di Giorgio a catalogare ogni singola opera per autore, titolo, materia e tecnica e ovviamente per fare una stima, sulla base delle quotazioni dei singoli artisti. Non si conosce l’esatto ammontare del valore economico, ma sicuramente si è sull’ordine delle centinaia di migliaia di euro. L’epilogo della vicenda qualche settimana fa nello studio del notaio Vincenzo Davide Greco, a Palazzo Doria Pamphilj, in via del Corso a Roma, dove è stato firmato l’atto di donazione della collezione di quasi 200 opere, alla presenza dell’arcivescovo di Taranto mons. Filippo Santoro. Un momento particolarmente emozionante: “Giorgio piangeva a dirotto sentendo il notaio leggere ad alta voce l’atto”.
E adesso si lavora già per mettere a disposizione il più presto possibile tali capolavori: “Contiamo di allestire una parte della collezione già per la prossima primavera, almeno un primo blocco di una novantina di opere, poi verrà il resto – spiega il direttore del Mudi -. L’obiettivo è creare una collezione permanente con un percorso didattico. La mia idea è anche quella di inserire degli audio accanto ad alcune tele, con la sua voce che le spiega. All’interno della collezione trovano posto pure degli artisti di Taranto e della provincia, come Giuseppe Rossetti, Marco Musanti e Benedetto d’Amicis. Sono tutte opere inedite, nessuno le ha viste e questo ha un valore aggiunto importantissimo anche per il museo”.
“L’aspetto interessante di questa storia – conclude monsignor Santoro – è che quest’uomo voleva che tanta bellezza fosse custodita in un luogo fruibile al pubblico e perciò ha pensato alla Chiesa della nostra diocesi, come cultrice dell’educazione della gente, della vita. Mi ha detto che così si realizzava il sogno della sua vita: non mettere al bando le sue opere, non venderle per trarne guadagno”.
Non c’è bisogno di aggiungere altro se non ringraziare Giorgio Cocozza per la sua generosità e augurargli di vivere ancora a lungo e di poter godere, stavolta insieme agli altri, la bellezza delle opere che con tanta passione e grandissimi sacrifici ha collezionato per una vita intera.
Buona domenica.
Nell’immagine di copertina, la firma dell’atto di donazione: da sinistra, l’arcivescovo di Taranto Filippo Santoro, il notaio Vincenzo Davide Greco e Giorgio Cocozza
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