ROMA – Cento anni fa moriva in Belgio, Giacomo Puccini, lì recatosi per un intervento chirurgico, che doveva salvarlo da un cancro alla gola. Era al culmine della carriera musicale, e alle prese con la difficile “Turandot”, che infatti non riuscì a terminare, còlto dalla morte dinanzi all’invalicabile conflitto scenico in finale, tra una principessa algida e sanguinaria, e la poco credibile e troppo rapida sua conversione ad un amore totalmente umano.
Intanto Puccini è nell’immaginario collettivo da sempre e le sue opere sono oggetto di attrazione costante, senza esitazioni in tutto il mondo. Egli moriva cento anni fa senza aver concluso la sua operosità musicale cui tanto teneva (Toscanini volle che “Turandot” venisse completata e ne incaricò Franco Alfano, la cui versione è tuttora la più eseguita), ma la sua fama è rimasta inalterata. Per questo il Presidente-Soprintendente dell’Accademia Nazionale di S.Cecilia, Michele Dall’Ongaro – compositore, musicologo, conduttore radio-televisivo – ha istituito un omaggio speciale alla figura artistica (e non solo) di Giacomo Puccini, programmando – per le sue 12 opere liriche – 12 mattinate al Parco della Musica (nella Sala Risonanze alle 11,30), in cui egli stesso le presenterà in tante sfaccettature, per ogni tipo di pubblico.
L’iniziativa, che terminerà il 15 dicembre proprio con “Turandot”, è partita il 28 gennaio scorso con la romantica “Manon Lescaut”, seguìta il 4 febbraio da “Le Villi”, rara opera su tema favolistico-visionario. Dopo l’altra creazione giovanile “Edgar” l’11 febbraio, eccoci al grande lancio che donò Puccini al mondo: “La Bohème” (18 febbraio), il cui verismo splende di melodie indimenticabili. Il seguente appuntamento, 25 febbraio, sarà dedicato a “Madama Butterfly” di ambientazione giapponese, col celeberrimo e bellissimo Coro a bocca chiusa.
Si passerà poi a “La fanciulla del West” storia di un amore vissuto in California (3 marzo ), indi il 20 marzo sarà la volta di “Tosca”, la tragedia dell’amore della cantante e del pittore Cavaradossi durante la rivoluzione a Roma, opera indimenticabile per potenza scenica e bellezza musicale. Il 27 ottobre “La rondine” darà il via a vari atti unici – “Il tabarro” (10 novembre), “Suor Angelica” (17 novembre), “Gianni Schicchi” (1 dicembre) – che in genere vengono variamente accoppiati in scena, per poi finire col citato capolavoro della “Turandot”, a chiusura del ciclo.
Paola Pariset
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