/, Sezione 7/“Oltre ogni speranza domina l’intelligenza”

“Oltre ogni speranza domina l’intelligenza”

di | 2023-03-12T17:17:45+01:00 12-3-2023 6:30|Cultura, Sezione 7|0 Commenti

TARANTO – Il mito non attraversa i secoli indenne, incontaminato: muta, perde dettagli, ne acquista altri; a volte guadagna significati imprevisti e nuova valenza simbolica. Ernst Cassirer (filosofo tedesco) direbbe che i mondi simbolici sono costruiti dall’uomo, nel tempo e nella storia, secondo le successive forme simboliche elaborate dal pensiero umano nella scienza e nell’arte come nella religione e nel mito.

È il caso del mito di Medusa, dall’antica Grecia alla Roma imperiale ai giorni nostri.

Perseo uccide Medusa

Nella sua Teogonia, Esiodo (VII sec. a.C.) definisce la gorgone Medusa λυγρὰ παθοῦσα (lugrà patùsa, traducibile con “funesta”): un mostro con fattezze femminili, ma serpenti come capigliatura e sguardo che pietrificava chiunque lo incrociasse. Una descrizione che coincide con quelle di Omero nell’Iliade ed Eschilo nel Prometeo incatenato: un mostro.

A liberare il mondo da tale flagello venne incaricato Perseo, figlio di Zeus e Danae, che, con l’aiuto di Atena ed Ermes, riuscì a decollare la gorgone, la cui testa mozzata finì col decorare lo scudo di Atena.

Esiodo, però, ci informa che quest’orribile “mostro” era stato concupito dal «nume dalla chioma azzurra» (Poseidone) e che, in un bel giorno di primavera, i due finirono col giacere abbracciati «sui fiori di un morbido prato»: non nel buio di un antro tetro, ove non si vede oltre la punta del naso: in un campo fiorito, sotto i tiepidi raggi primaverili. Un po’ strano, visto che il dio del mare avrebbe potuto conquistare qualunque fanciulla avesse voluto…

Ovidio deve aver riflettuto su tale stranezza e, diversi secoli più tardi, nelle sue Metamorfosi, pensò di regalarci una versione completamente diversa. Medusa, racconta il poeta latino, era una bellissima e bravissima ragazza, consacrata sacerdotessa ad Atena. Un bel giorno Poseidone, invaghitosi di lei, si introdusse nel tempio della dea travestito da viandante e violentò la giovane: un atto sacrilego di enorme gravità, che andava severamente condannato. Atena infatti, infuriata come mai, punì duramente l’oltraggio, come tutti s’aspettavano, decidendo però di colpire non l’autore dello stupro blasfemo, ma la vittima innocente. Medusa si trovò così trasformata da splendida fanciulla in orribile mostro. Una colossale ingiustizia, lascia chiaramente intendere Ovidio.

La Medusa di Cellini

E Perseo? Sia per Esiodo che per Ovidio, Perseo è l’eroe che porta a termine il compito assegnatogli: fa ciò che gli era stato chiesto di fare, come un automa. Ignora i perché, il passato di Medusa, il punto di vista del “mostro”, le sue ragioni: è preoccupato unicamente di come concludere in fretta la missione. È un semidio: umano, ma fino ad un certo punto; divino, ma fino ad un certo punto.

La versione mitologica del poeta latino apre uno spiraglio su quella che doveva essere la religiosità dell’intellighenzia (ma non solo…) romana in età augustea (con divinità lontane, capricciose, ingiuste, sadiche) e sull’impatto che dovette esercitare, in un contesto sociale di agnostici miscredenti, il credo in un dio padre misericordioso.

In un recente bestseller, titolato Il segreto di Medusa, la scrittrice inglese Hannah Lynn riprende la versione ovidiana, riabilitando la figura di Perseo e, di riflesso, quella di Atena. L’eroe argivo, secondo Lynn, compie un atto di eutanasia, con l’esplicito consenso di Medusa, l’unica mortale tra le Gorgoni, liberandola dall’orribile condizione in cui versava.

Medusa vista da Caravaggio

Quello di Medusa è un gesto di ribellione che non ha le caratteristiche della ὕβρις (ubris, tracotante superbia), ma appare ispirato da Δίκη (Dike, dea della Giustizia): sono gli stessi numi dell’Olimpo, infatti, a fornire a Perseo gli strumenti per portare a termine la pietosa missione. E l’eroe, in Lynn, non è più un cieco automa, ma un uomo in cui la passione si trasforma in compassione, i tormenti interiori in pulsione caritatevole.

È la vittoria finale del λòγoς (logos, pensiero razionale) sul μῦϑος (mitos, mito)? No: c’è ancora tantissimo da fare… In Ovidio però si coglie il tentativo di razionalizzare la narrazione mitologica. In Lynn è palese la pressante richiesta di perseguire, sempre e comunque, la strada del διά-λòγoς (dia-logos, dialogo): il leale confronto conclusivo tra Medusa e Perseo, per quanto straziante e benché foriero di un dramma, conduce ad una soluzione che è decisamente catartica, molto più per la donna/mostro che per l’eroe.

«Oltre ogni speranza domina l’intelligenza che escogita soluzioni» sostiene Sofocle nell’Antigone. Oltre ogni speranza, diremmo noi, c’è sempre il διάλογος (dialogo).

Riccardo Della Ricca

Nell’immagine di copertina, Medusa secondo l’arte di Gianlorenzo Bernini

Lascia un commento

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi