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Notre-Dame de Paris incanta da vent’anni

di | 2022-04-07T18:40:48+02:00 10-4-2022 6:35|Sezione 8, Spettacolo|0 Commenti

MILANO – La musica avvolge sin dal primo istante. Sentire quelle note. Cadere in un esaltante, avvincente, complesso musical dei nostri tempi che ripercorre in ogni passaggio quanto pubblicato, nel 1831, dallo scrittore francese Victor Hugo che, all’età di 29 anni, ebbe il primo grande successo: immediatamente accolto con grande favore, superando la censura del tempo. Il titolo fa riferimento alla celeberrima cattedrale di Parigi, uno dei luoghi principali dove è ambientato il romanzo storico. Nel cuore della Parigi, al tempo del re Luigi XI di Francia, nel 1482, si sviluppa l’intreccio di Notre-Dame de Paris. L’arte moderna ha realizzato uno spettacolo itinerante che fa rivivere il romanzo e la storia.

Il lavoro di Victor Hugo inizia con una breve prefazione in cui lo scrittore racconta di aver trovato nel recesso oscuro di una delle torri, durante una sua visita all’interno della cattedrale, una parola greca in lettere maiuscole incisa nella pietra: “ananke”, ossia fatalità, nome con cui si identificava nella religione antica la dea del destino, della necessità inalterabile e del fato. Così Hugo intende evidenziare che anche i personaggi del suo romanzo sembrano obbedire ad un destino ineluttabile e drammatico. E’ il 6 gennaio 1482, giorno in cui vengono festeggiati due eventi nella capitale francese: la solennità dell’Epifania e la festa dei folli, manifestazione popolare culminante nell’elezione del papa dei folli.

Uno degli ospiti fiamminghi, annoiato dalla rappresentazione teatrale, propone di organizzare una gara di smorfie allo scopo di eleggere come papa dei folli colui che avesse sfoggiato la smorfia più grottesca. L’idea riscuote grande successo e la gara termina con l’elezione di un inconsapevole Quasimodo, deforme campanaro della cattedrale di Notre-Dame, suo malgrado partecipe alla gara. Intanto la folla euforica si precipita nella piazza, attratta dall’esibizione di una giovane zingara, Esmeralda, assieme alla sua graziosa capretta di nome Djali. La Corte dei Miracoli è il quartier generale della comunità degli zingari, che di giorno si guadagnano da vivere incantando la popolazione con trucchi e magie, o simulando false invalidità per poter chiedere l’elemosina, o semplicemente derubando; di sera, poi, si ritirano nel loro quartiere, dove ciascuno riacquista la propria reale identità.

Tra intrighi e colpi di scena, la storia si complica quando il poeta Gringoire, aggirato da un gruppo di zingari, viene condotto presso il loro capo Clopin Trouillefou, noto nella comunità gitana come “il re di Thunes”, un personaggio scaltro, carismatico e violento che, dopo un interrogatorio sommario, decide di ucciderlo per aver violato gli esclusivi confini della comunità zingara (presso la Corte dei Miracoli, infatti, era di fatto vietato l’ingresso a chiunque non appartenesse alla loro comunità). A salvarlo interviene la giovane zingara Esmeralda che, pur non avendo alcun legame con lui, decide di evitargli la morte accettando di sposarlo. Viene, così, celebrato il matrimonio tra i due, secondo il rito gitano della comunità.

L’arcidiacono di Notre-Dame, Claude Frollo, si innamora della danzatrice Esmeralda che è solita danzare tra le vie di Parigi, proprio davanti alla grande cattedrale. Egli, però, a causa della sua posizione religiosa non può manifestare i suoi sentimenti e incarica perciò il campanaro della cattedrale, il gobbo Quasimodo, di rapirla. Ma il capitano Phoebus de Chateaupers li coglie sul misfatto, salvando così la ragazza dal capitano degli arcieri del re, il cui intervento eroico fa innamorare perdutamente Esmeralda. L’unico accusato del tentato rapimento, Quasimodo, verrà messo alla gogna; nel disprezzo generale del pubblico solo la giovane zingara gli mostrerà compassione porgendogli dell’acqua da bere e questo gesto di carità lo farà innamorare di lei. Intanto, Frollo accecato della sua immensa gelosia dovuta alla passione per la zingara, uccide Phoebus, facendo ricadere su Esmeralda la colpa del delitto.

La giovane viene condannata all’impiccagione e Quasimodo intanto se ne innamora perdutamente. Pertanto, quando la processione che dovrebbe portarla alla forca passa davanti alla cattedrale di Notre Dame, Quasimodo la rapisce e la porta in chiesa per proteggerla. Frollo, tuttavia, non sopporta l’idea che la bella Esmeralda sia viva e non possa essere sua e così architetta un inganno per fare in modo che la ragazza venga catturata e fatta impiccare. Convince Clopin, amico di Esmeralda a fraintendere le intenzioni di Quasimodo, attacca la cattedrale, mettendosi a capo di una rivolta, per liberare la bella gitana. Frollo osserva impassibile l’esecuzione dalla cattedrale. Quasimodo, in preda alla rabbia, resosi conto del tradimento di Frollo, lo uccide scaraventandolo dalla torre. Phoebus, totalmente disinteressato alla vicenda e senza alcun senso di colpa, si sposa con Fiordaliso, ricca ragazza di città. Quasimodo con il cadavere della donna amata tra le braccia, si lascia morire a sua volta. Il romanzo finisce con la spiegazione di quanto successo ai personaggi in seguito: il re muore di morte naturale, mentre Phoebus, completamente guarito dalla ferita provocatagli da Frollo, totalmente indifferente alla vicenda e senza alcun senso di colpa, si sposa con la ricca Fleur-de-Lys.

Per quello che riguarda la sorte di Quasimodo, il romanzo spiega che una volta raggiunto il corpo esanime dell’amata zingara si sdraia al suo fianco e si lascia morire, in un eterno ultimo abbraccio. La scena, denominata “Il matrimonio di Quasimodo”, viene così descritta: “Si trovarono fra tutte quelle carcasse orrende due scheletri di cui uno teneva l’altro stranamente abbracciato. Uno dei due scheletri, che era di donna, aveva ancora qualche brandello di veste di una stoffa che era stata bianca, e gli si vedeva intorno al collo una collanina di semi di azedarach con un sacchettino di seta, ornato di pietre verdi, aperto e vuoto. Quegli oggetti erano di così scarso valore che il boia probabilmente non aveva saputo che farsene. L’altro, che teneva il primo strettamente abbracciato, era uno scheletro d’uomo. Si notò che aveva la colonna vertebrale deviata, la testa incassata tra le scapole, e una gamba più corta dell’altra. Non presentava d’altronde alcuna frattura vertebrale alla nuca, ed era evidente che non era stato impiccato. L’uomo al quale era appartenuto quello scheletro era dunque venuto in quel luogo, e lì era morto. Quando si volle staccarlo dallo scheletro che stringeva, (egli) andò in polvere”.

Notre-Dame de Paris, romanzo storico, è stato sceneggiato come spettacolo musicale, scritto da Luc Plamondon, con le musiche di Riccardo Cocciante. I due autori hanno scritto l’opera per il puro piacere di scrivere musica, senza pensare di realizzarla in forma scenica. A lavoro terminato, tuttavia, il risultato è di tale qualità da spingerli a trasformarlo in uno spettacolo teatrale. Nel 1998, l’opera debutta a Parigi con la regia di Gilles Maheu, il quale allestisce uno spettacolo in forma semi-scenica, con scenografie e cantanti in costume, i quali tuttavia interagiscono solo parzialmente, interpretando i brani in forma quasi concertistica, alternandosi al corpo di ballo che esegue le coreografie separatamente. Il successo travolgente della produzione parigina spinge gli autori ad esportare lo spettacolo, realizzando adattamenti in numerose nazioni.

Dal debutto parigino al 2008, lo spettacolo è stato portato in scena in Paesi diversi come Corea del Sud, Belgio, Svizzera, Canada, Russia, Spagna oltre che Regno Unito e USA. Nel 2000 a Las Vegas, è seguita l’edizione integrale che ha debuttato a Londra il 23 maggio dello stesso anno, restando in scena per diciassette mesi nel West End con un certo successo di pubblico (sebbene molto inferiore rispetto all’edizione parigina). La versione italiana, con la produzione di David Zard, debutta al Gran Teatro di Roma il 14 marzo 2002 con i testi italiani di Pasquale Panella. Nel 2022 l’opera festeggia il ventennale con una tournèe con il cast originale di vent’anni prima. Notre-Dame de Paris ha suscitato la viva ammirazione nonostante qualche dissenso, è stata generalmente apprezzata per aver saputo innovare abilmente il tradizionale stile registico degli spettacoli musicali. Apprezzate nel complesso le interpretazioni dei cantanti, mentre i melomani hanno espresso il loro dissenso per l’uso di basi musicali pre-registrate. Nonostante tutto, il romanzo ha quasi 200 anni di storia e il musical viaggia da oltre venti ammaliando con la sua storia gli animi, i paesi e le città, trasportando lo spettatore tra le guglie di Notre-Dame, le strade di Parigi e i sogni di un amore disincantato.

Claudia Gaetani

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