NAPOLI – Dal 26 aprile gran parte delle regioni italiane è passata in zona gialla e, dopo più di un anno, riaprono al pubblico musei, teatri, live-club e sale cinematografiche. La pandemia, si sa, ha stravolto tutto e anche il settore cinematografico non è stato risparmiato: set sospesi, attori e doppiatori a casa, sale vuote. Il ministro Franceschini ha precisato che saranno comunque richieste “misure di limitazione della capienza”, specificando che la capienza massima consentita è il 50% di quella massima autorizzata e il numero massimo di spettatori non può comunque essere superiore a 1000 per gli spettacoli all’aperto e a 500 per gli spettacoli in luoghi chiusi, per ogni singola sala. In relazione all’andamento epidemiologico e alle caratteristiche dei siti, si potrà autorizzare la presenza anche di un numero maggiore di spettatori all’aperto, nel rispetto delle indicazioni del Cts e delle linee guida. E’ necessaria la prenotazione on line dei posti a sedere, oltre al rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro, con l’obbligo di mascherina FFP2 e sanificazione ricorrente degli ambienti.
Non mancano le critiche per le restrizioni orarie: il coprifuoco alle 22 potrebbe essere penalizzante perché annullerebbe di fatto la proiezione delle 20, non consentendo di fatto il rientro a casa entro l’orario stabilito dal decreto. Una ghiotta occasione, per la ripartenza della Settima Arte, è la 93esima edizione degli Oscar 2021, tenutasi a Los Angeles, il 26 aprile scorso. A cominciare da “Nomadland”, diretto da Chloé Zhao che ha conquistato i premi più importanti: miglior film, miglior regia e miglior attrice protagonista, Frances McDormand, che vince la sua terza statuetta in carriera. Frances McDormand, nei panni di Fern, dopo aver perso il marito e il lavoro durante la Grande recessione, attraversa gli Stati Uniti occidentali sul suo furgone, facendo la conoscenza di altre persone che, come lei, hanno deciso o sono stati costretti a vivere una vita da nomadi.
“Minari”, di Lee Isaac Chung, ottiene il premio per la miglior attrice non protagonista, assegnato alla sudcoreana Yuh-Jung Youn. Negli anni Ottanta, la vita del piccolo coreano-americano David cambia drasticamente quando la sua famiglia si trasferisce dalla costa occidentale nel cuore dell’Arkansas rurale per inseguire il sogno lavorativo del padre Jacob. “Mank” di David Fincher, già da mesi su Netflix e col record di 10 candidature agli Oscar, porta a casa solo due statuette, miglior fotografia e miglior sceneggiatura. La pellicola segue la vita dello sceneggiatore Herman J. Mankiewicz (Gary Oldman), durante due diversi periodi: il primo negli anni Trenta e il secondo durante la stesura della sceneggiatura di “Quarto potere”. La statuetta per il miglior attore protagonista, per “The Father” di Florian Zeller, va a Anthony Hopkins che affronta il delicato tema della demenza senile.
Grande attesa anche per la produzione italiana che vede in uscita, sul grande schermo “Il cattivo poeta”, con Sergio Castellitto nel ruolo di Gabriele D’Annunzio, per la regia di Gianluca Jodice. Il film, girato tra il Vittoriale, Brescia, Nepi (Viterbo) e Roma, narra le vicende degli ultimi anni di D’Annunzio. Sul tabellone anche l’ultima fatica di Pupi Avati, “Lei mi parla ancora”, disponibile anche su Chili, con Stefania Sandrelli, Renato Pozzetto, Fabrizio Gifuni. Nino, dopo la morte della moglie, racconta la propria vita a Amicangelo, un aspirante romanziere. Tra i due uomini si svilupperà un’amicizia profonda e sincera. A fare da apripista alle aperture delle sale, ci ha pensato il cinema “Beltrade”, a Milano, che ha lanciato un’iniziativa davvero singolare “L’alba dei cinema vivaci”: una maratona cinematografica, partita alle prime luci del giorno, il 26 aprile scorso, e conclusasi alle 21.30, nel pieno rispetto delle regole anticovid e del coprifuoco. Il risultato è stato incoraggiante: alle 5,30 c’era già una coda di 80 persone per assistere alla prima proiezione, sullo schermo “Caro diario” di Nanni Moretti. Sono stati venduti tutti i biglietti disponibili.
Un segnale forte che conferma l’amore per il cinema e il desiderio di abbandonare il seppur comodo divano di casa, per vivere quelle forti emozioni che solo il buio di una sala e un maxi schermo sanno regalare.
Amalia Ammirati
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