NAPOLI – Noemi è solo l’ultimo nome che diventa virale sui social in questi giorni. Una bimba di solo 4 anni che ha smosso le più alte cariche dello Stato. Addirittura il sindaco della città natale di Noemi, Napoli. ha disdetto gli impegni in agenda per andare a trovarla. Che merito ha questa bimbetta dagli occhi grandi e spaesati? Si è, per casualità, trovata al posto sbagliato nel momento sbagliato; ha avuto l’abilità di intercettare la traiettoria di un proiettile vagante da parte del balordo di turno.
Sì, perché quel proiettile non era per lei, ennesima vittima innocente di una guerra senza fine, era per tutti noi adulti di un paese che non riesce a proteggere i suoi cittadini. Una guerra infame che coinvolge tutti, pur non essendo mai stata dichiarata. Tutti sanno, tutti convivono e connivono con uno stato parallelo che segue le sue regole sanguinose. Nelle vene di questi sciagurati, circola adrenalina e droga, guerrieri inesperti che impugnano un’arma per sentirsi uomini e carnefici in una vita senza luce e prospettiva, kamikaze in attesa del loro turno per essere a loro volta vittime, ma non innocenti, di mafia.
E in mezzo a questa guerra di potere fittizio, per accaparrarsi fette di territorio, ci siamo tutti noi, complici di uno status quo che fa comodo ai potenti di turno, quasi sempre ricattabili per uno scambio di favori o leggi. Schemi e ingranaggi utili agli sceneggiatori di serie tv che fanno audience in maniera trasversale, perché il macabro, il sangue, la ferocia attraggono irresistibilmente e quella che è realtà viene mischiata a fiction e viceversa realtà e fiction si nutrono traendone vantaggio. E lo Stato? Dov’è? La sicurezza? Si sa tutto: organizzazione, nomi, famiglie e non si stanano? Sono così capillari nel territorio che non c’è possibilità da decenni di mettere fine; dove fine non ha la strage di importanza numerica di vittime della mafia a cui dedichiamo un giorno all’anno. Al meglio una targa, una statua, una poesia…
Noemi, Genny, Annalisa, Silvia, Peppino, Paolo, Giovanni… una lista infinita che fine non avrà se non c’è una volontà politica che nasce dalla indignazione dal basso. La stessa che si risveglia ad ogni caduto e il rituale si ripete: sdegno, sfilata di politici, fiaccolate, dibattiti in tv nei numerosi talk e poi si ritorna alla finta normalità in un paese che di normale e legale ha ben poco; così si vive nel mezzo di due stati paralleli che comunicano tra loro a nostro discapito. L’unica nostra abilità sarà dettata dal nostro fortuito destino di tornare a casa in vita e di svincolarsi dalle traiettorie mortali della faida di turno.
Angela Ristaldo
Nella foto di copertina, il monumento in ricordo di Genny, vittima innocente morto nel quartiere Sanità
Lascia un commento