PERUGIA – È una figura che rientra nel novero dei grandi personaggi del Risorgimento. Anche se la sua personalità, spigolosa, dura e “fumina”, lo ha reso molto discusso. A Nino Bixio (1821-1873), di cui il 2 ottobre è caduto il bicentenario della nascita, molte città italiane hanno titolato vie o piazze e tra queste Perugia. Ora è uscito un ponderoso libro (395 pagine), “Le ossa del generale”, scritto da Maurizio Ferrara ed edito da Passigli Editori: un romanzo di cui il generale e senatore del Regno non è il protagonista, ma a cui vengono dedicate molte pagine e del quale sono snocciolati numerosi avvenimenti, curiosità, avventure e comportamenti, in modo approfondito in relazione all’ultima parte della vita.
L’autore, Ferrara – nato ad Alvito (Frosinone) – ha vissuto a Perugia quale studente dell’università negli anni Settanta ed ha gestito in città una birreria, la “Steppenwolf” (di cui era socio fondatore anche il calciatore Paolo Sollier). Lo scrittore – che è rimasto legato al capoluogo umbro, per molti fili (negli anni Ottanta ha collaborato, da Roma, alle pagine culturali del “Corriere dell’Umbria”) e per solide amicizie, anche se ha girato in diverse città europee come Stoccarda, Amsterdam, Parigi, dove attualmente risiede e dove svolge attività di traduttore letterario – aveva già dato alle stampe altri due romanzi (“La scala per il cielo” e “Passione 1820”) ed una raccolta di racconti (“Settembre è il mese degli uragani”). Quest’ultimo lavoro (“storico ed insieme esotico”) narra le vicissitudini, le passioni e gli amori di un giornalista inglese di origine italiana (padre garibaldino), che per varie vicende finisce in Indonesia e viene “ingaggiato” come spia da un ufficiale dei servizi segreti inglesi, che lo incarica di una attività occulta in appoggio alla guerriglia malese e, dunque, in funzione anti-olandese.
Nel corso dell’azione da “007”, il giornalista si imbatte, del tutto casualmente, nella cassa con i resti del generale delle “camicie rosse” e ne ricostruisce la biografia – molto prodiga di particolari – e la dolorosa fine, legata al naufragio della sua nave, la “Maddaloni”. Bixio, infatti, “armatore indebitato”, aveva intrapreso in Inghilterra una attività commerciale nella quale aveva investito le sue sostanze. Il generale, nel corso della trama, confida al giornalista come avesse programmato, col suo moderno piroscafo, di navigare – lui che aveva, da ragazzo svolto le mansioni di mozzo su un vascello che aveva traversato l’Atlantico sino ai mari del Sud America – tra Sumatra, Giava, il Siam, la Cocincina, le Filippine, trasportando per conto terzi il carbone ed altre merci, sicuro di concludere affari e noli vantaggiosi.
Al seguito del generale, a Londra e a Newcastle, compaiono anche la moglie Adelaide Parodi (sua nipote, figlia della sorella) e la figlia Giuseppina (aveva avuto anche Riccarda, Garibaldi e Camillo). Il dipanarsi della vicenda permette all’autore di far parlare Bixio (ed i suoi amici e conoscenti italiani ed inglesi) della sua esperienza personale, delle sue battaglie (di Mentana e del Gianicolo, la spedizione dei Mille, gli scontri di Calatafimi, di Maddaloni, del Volturno, di tutte tutte e tre le Guerre di Indipendenza), delle ferite riportate, dei suoi “buchi neri” (a cominciare dalla repressione sanguinosa della rivolta di Bronte), dei suoi rapporti con gli altri eroi del Risorgimento (a cominciare da Garibaldi e Mazzini), delle sue numerose peripezie (come il naufragio e la cattura da parte di indigeni che avrebbero voluto farlo sposare con una loro “principessa” e che poi lo avevano venduto ad un mercante di schiavi), dell’esperienza politica (senatore e deputato del “Partito d’azione”) e gli ultimi anni.
Bixio morì di colera a Banda Aceh, nell’Isola di Sumatra, i suoi resti furono sepolti in gran fretta nella sabbia, ritrovati anni più tardi e restituiti all’Italia – consolato italiano di Singapore – per dare ai miseri resti sepoltura nel cimitero di Staglieno a Genova, città di nascita del generale. Una storia vivace, soprattutto nella seconda parte, piena di colpi di scena, avvincente e coinvolgente. A chi sarà interessato, buona lettura.
Elio Clero Bertoldi
Nell’immagine di copertina, una scena del film sulla strage di Bronte
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