MILANO – Adrenalina, suspence e tutto ciò che mancava da un po’ nelle sale cinematografiche italiane. Reduce dallo Special Gala del 73º Festival Internazionale del Cinema di Berlino, con la firma del regista Andrea Di Stefano, ecco “L’ultima notte di Amore”, il film definito “stramaledettamente perfetto”, protagonista Pierfrancesco Favino.
L’attore romano interpreta un poliziotto meridionale al Nord protagonista di un incubo metropolitano, sinuosamente tragico. Cade addosso al protagonista Franco Amore una vicenda che mastica echi di noir, di poliziesco, di thriller per poi ridipingerli sulla tela di una Milano notturna sulfurea e inafferrabile. Nella sua visione ed eccezionalità sembra come se Di Stefano sentisse nelle proprie vene quella storia, quel ritmo, quella tonalità, l’essenza dello “sbirro” vero. Una Milano ripresa dall’alto, di notte che affascina il mondo, le immagini girate con l’elicottero la rendono ancora più sorprendente.
L’innesco dell’ultima notte del protagonista passa necessariamente dalla festa d’addio alla Polizia di Stato che la moglie (Lidia Caridi) gli sta organizzando a casa. Amore è un poliziotto onesto, ma non per questo classicamente buono, un poliziotto che in 35 anni di onorata carriera non ha mai sparato a un uomo. Intanto la vicenda intricata vede Amore in mezzo ad una Milano semivuota dove l’antieroe viaggerà solitario e chissà se incolume. Di Stefano riannoda i fili di un inganno costringendo tutto il cast ad abitare parossisticamente uno spazio notturno.
Dal film di Di Stefano, insomma, non si staccano mai gli occhi, nemmeno quando viene qualche dubbio sul fatto che Favino abbia 60 anni, ma non li dimostri. Linda Caridi diventa co-eroina di peso e sa stare agilmente al gioco. Favino, talvolta ritrovato a fare grandi personaggi dentro piccoli film, fa quello che fanno i veri divi: vede che il film è grande e prova a farsi un po’ piccolo con una misurata e credibilissima grazia da poliziotto meridionale al Nord, regalando la sua impareggiabile bravura. Chapeau!
Claudia Gaetani
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