A Vetralla, in provincia di Viterbo, in una zona boscosa chiamata Macchia delle Valli, si trova un sito archeologico di particolare interesse. Venne individuato nel 2006 dai Carabinieri che in quel periodo stavano dando la caccia ad alcuni tombaroli della zona. Nel sito (risalente al III sec. a.C.) venne poi identificato un santuario etrusco-romano. Negli anni precedenti al ritrovamento la zona era stata utilizzata come cava di peperino e in loco è stata individuata una strada etrusca ben conservata che collega la frazione di Pietrara con la “Fontana asciutta”.
La presenza di una sorgente vicina è significativa nella storia del luogo poiché l’acqua ha sempre attratto l’uomo e conferito sacralità alle grotte circostanti. Il santuario si trova in una parete rocciosa con fenditure naturali, creando un ambiente ideale per la comunicazione con la divinità. È composto da diversi ambienti, alcuni all’aperto e altri in grotta.
L’ingresso della grotta era stato adattato per l’uso come ovile in epoca industriale ma durante lo scavo è stata scoperta una cella dedicata a una divinità femminile. All’interno della cella, infatti, una statua di Demetra-Vei-Cerere, dea della terra coltivata, è stata trovata intatta insieme a una testa femminile identificata come Kore-Persefone dei Greci (Proserpina per i Romani). Questo santuario è esistito per almeno tre secoli ed è stato abbandonato deliberatamente all’inizio del II secolo d.C., sigillato sotto uno strato di residui di cava antica per proteggerlo dalle intrusioni.
Una piccola statua raffigura una figura femminile con un abito tradizionale, che tiene una patera (utensile usato dagli antichi Romani nei sacrifici) nella mano destra e rappresenta la fertilità. Questo oggetto è un tipico prodotto dell’ellenismo, databile alla fine del III o inizio del II secolo a.C. Attualmente, la statua si trova nel Museo Archeologico di Viterbo.
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