VITERBO – Poliziotto, scrittore nonché creatore di eventi letterari: ecco Alessandro Maurizi, 47 anni nativo di Tuscania anche se ormai viterbese di adozione. Proprio nel capoluogo della Tuscia lavora come sovrintendente della Polizia di Stato. Dal 2011 è presidente dell’associazione letteraria “Mariano Romiti” e dal 2016 è direttore generale di Ombre Festival. Ha scritto numerosi racconti e tre romanzi l’ultimo dei quali si intitola “Roma e i figli del male “.
Quando e perché ha sentito l’esigenza di scrivere?
“L’esigenza di scrivere c’è sempre stata, ritengo di poter dire però che la scrittura vera e propria sia la fase finale, l’elaborazione suggestiva di tutto ciò che è avvenuto nel corso del processo creativo, ovvero la ricerca di luoghi, suggestioni, odori, atmosfere, vorrei inoltre aggiungere che la scrittura richiede un’elaborazione solitaria ma è pur vero che la stessa non porta mai solitudine perché i personaggi, le ambientazioni, le emozioni riempiono l’animo dello scrittore.
Il suo lavoro ha influenzato, in qualche modo, questa scelta?
“Sì, sicuramente perché offre un punto di vista preferenziale, mi reputo infatti un ‘ascoltatore seriale’. Dall’ascolto dei fatti emerge, oltre all’aspetto professionale, anche quello umano legato alle suggestioni che nascono o possono nascere dall’ascolto stesso. Quando sono concentrato nella fase creativa, il romanzo diventa un pensiero dominante e trovo dettagli anche in piccole cose che possono sfuggire a un occhio distratto”.
Tutto inizia con una denuncia per pedofilia fatta da un minorenne nei confronti di un alto prelato. Il prete accusato di pedofilia è però anche un esorcista. Dove ha preso lo spunto per questa storia?
“La suggestione nasce da una storia vera, ovvero da un’indagine sfociata poi con l’arresto di un parroco che, nella sagrestia della chiesa, praticava esorcismi e, nello stesso luogo e in tempi diversi, abusava di una ragazzina. Di questa storia mi hanno colpito due aspetti: il primo è come fa il male a scacciare se stesso, mentre il secondo riguarda invece la reazione avuta dalla comunità parrocchiale che, in seguito all’arresto del sacerdote, si schiera in suo favore quasi incredula rispetto alle accuse che allo stesso vengono mosse e ciò in virtù del fatto che il parroco, nell’esercizio della sua attività pastorale, aveva effettivamente fatto del bene nell’ambito della comunità stessa”.
Cosa l’ha colpita di più di questa storia, l’argomento in sé oppure ha voluto suggerire al lettore, attraverso la narrazione, spunti di riflessione?
“Durante la scrittura tengo ben presenti due aspetti: il primo è l’intrattenimento del lettore ovvero faccio in modo che chi legge sia attratto e coinvolto dalla narrazione fino alla fine del romanzo; il secondo è cercare di dare spunti di riflessione nel senso che chi arriva alla fine del libro deve porsi delle domande”.
Come nascono i protagonisti dei suoi romanzi?
“Per creare un personaggio prendo spunto sia dalla realtà che dalla letteratura. Il commissario, per esempio, a differenza di altri protagonisti di altri racconti, lo volevo bello, bravo ma con un problema. I personaggi non devono essere perfetti ma devono essere contaminati in relazione ad aspetti che riguardano la fragilità umana e, per quanto riguarda la fisionomia interiore degli stessi, non opero mai una distinzione netta fra il bene e il male, diciamo che mi piace ‘contaminare’ i protagonisti dei miei romanzi. Ritengo, in termini narrativi, che il male è morboso, quindi è affascinante e desta curiosità mentre il bene è noioso e scontato, ma mentre il male intriga e regge la storia, il bene la risolve”.
Cos’è un’indagine?
“L’indagine è una droga che ti entra nelle vene. Ringrazio la Polizia per avermi dato modo, in questi anni, di maturare sia dal punto di vista professionale e umano sia come scrittore”.
Assecondare le sue passioni e realizzare in concreto la sua creatività scrivendo e organizzando eventi culturali ha contribuito alla sua crescita personale?
“Considero la cultura come un ponte fra le isole e i muri della società: questo è il senso di quello che facci. La cultura è un collante formidabile”.
Qual è la domanda non fatta, ma che avrebbe voluto che le facessi?
“Che cosa ne penso della Chiesa. Benché il romanzo affronti argomenti delicati come la pedofilia, gli esorcismi, i prelati corrotti ritengo che la Chiesa sia comunque l’unico faro o meglio il faro a cui indirizzare il nostro sguardo”.
Progetti per il futuro?
“Ombre Festival, il premio nazionale “Romiti”, giunto alla settima edizione, aperto a tutti gli scrittori di romanzi polizieschi, gialli, noir e spy-story, diviso per sezioni a seconda che si tratti di scrittori affermati, emergenti o di opera prima, il premio provinciale “Romiti Junior”, giunto alla terza edizione e riservato a tutti i ragazzi delle scuole superiori di Viterbo e provincia che intendono cimentarsi nella scrittura di racconti appartenenti ai generi sopracitati e, infine, mentre i lettori stanno leggendo o si apprestano a farlo “Roma e i figli del male” io sto già pensando al nuovo romanzo in cui il protagonista sarà ancora il commissario Castigliego”.
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