NAPOLI – La città di Napoli, terra straordinaria di eccellenze e bellezze, è conosciuta anche come la “Città dei sette Castelli”: Castel dell’Ovo, Castel Nuovo (Maschio Angioino), Castel Sant’Elmo, Castel Capuano, Castello del Carmine, Castello di Nisida e il Forte di Vigliena. E come ogni castello che si rispetti, ognuno di essi evoca storie misteriose e leggende incredibili.
Il più antico è Castel dell’Ovo, risalente al secolo XII, voluto da Guglielmo il Malo. Deve il suo nome ad un’antica leggenda legata al poeta Virgilio. Per donare protezione al castello, intervenne con le sue doti magiche: mise in una gabbia il primo uovo deposto di una gallina e l’appese a una trave di una stanza segreta, profetizzando che il castello sarebbe durato finché l’uovo fosse rimasto intatto.
Il Maschio Angioino, detto Castel Nuovo, fu costruito nel 1279 per volere di Carlo I d’Angiò. Successivamente, con la ricostruzione voluta da Alfonso d’Aragona, divenne una fortezza moderna e fu chiamato “Castel Nuovo”. Il re Ferrante d’Aragona faceva rinchiudere i suoi nemici nei sotterranei del castello, ma, fatto assai strano, i prigionieri, dopo qualche giorno, sparivano. Si pensò di sorvegliare la prigione e fu così che si scoprì che durante la notte, un coccodrillo, arrivato dal lontano Egitto, si introduceva nella fossa, azzannava il malcapitato e lo divorava. Svelato il mistero, il re decise di utilizzare l’animale per liberarsi dai nemici.
Castel Capuano fu fatto costruire dal re Guglielmo I. Al Castello è legata la leggenda del “fantasma degli avvocati” che narra le vicissitudini amorose di Giuditta Guastamacchia. Rimasta vedova, andò a vivere in un monastero dove conobbe un giovane prete con il quale iniziò una relazione clandestina. Per mettere fine alle voci che si rincorrevano sulla scandalosa storia, il prete fece sposare Giuditta con un suo nipote. Ma la verità fu ben presto chiara al giovane sposo e Giuditta, per impedire che venisse rivelata la tresca, in combutta con il prete e altre losche figure, uccise il marito, il cui corpo venne fatto a pezzi. Un complice, fermato dai soldati, confessò l’efferato assassinio e a tutti vennero tagliate la testa e le mani. Ogni 19 Aprile, macabro anniversario di questi terribili fatti, il fantasma di Giuditta Guastamacchia ritorna a muoversi tra le mura di Castel Capuano.
Sulla collina del Vomero è ubicato il Castello medievale di Sant’Elmo, voluto da Roberto il Saggio, nel 1329. La leggenda che avvolge la fortezza è legata alla presenza di un fantasma, vestito di bianco, che si diverte a spaventare i visitatori. Qualcuno giura anche di aver sentito urla strazianti provenienti dai sotterranei. Si tratterebbero delle anime degli assalitori, gettati in pasto ai topi dalle guardie reali.
Nell’area tra via Marina e Corso Garibaldi, nel 1382, Carlo III di Durazzo, sovrano angioino, fece costruire il Castello del Carmine, detto anche Sperone. Durante la battaglia tra Angioini e Aragonesi, nel 1439, il Castello fu bombardato e fu colpito il campanile della Chiesa del Carmine. Qui fu centrato il grande crocifisso in legno di tiglio, ma con grande stupore, la statua rimase intatta, solo la testa del Cristo si era piegata sull’omero destro, come una difesa, per scansare il proiettile di una bombarda, mentre prima era rivolta al cielo. Oggi, è possibile ammirare solo le due torri e la cinta muraria di via Marina, in quanto il Castello fu abbattuto nel 1906 per consentire la costruzione dell’ultimo tratto del Corso Garibaldi.
Sull’isolotto di Nisida, spicca il suo Castello, costruito nel periodo angioino. Nato come casino di caccia, fu nel corso degli anni, riadattato e modificato per la difesa dalle invasioni provenienti dal mare. A partire dal 1934 fu convertito in penitenziario minorile. Una storia molto affascinante riguarda l’origine dell’isolotto. Si racconta che Posillipo, un giovane bello, buono e gentile, amasse non ricambiato Nisida, una ragazza di campagna. Per mettere fine alle sue pene d’amore, si gettò in mare e fu così che nacque il promontorio di Posillipo. Nisida, invece, fu trasformata nel piccolo isolotto che sorge di fronte a Posillipo, condannata a stargli vicino per l’eternità.
Nel quartiere di San Giovanni a Teduccio si trova il forte di Vigliena, costruito nel 1702 ad opera del viceré Juan Manuel Fernández Pacheco, marchese di Villena. La storia della fortezza è legata, in particolar modo, ad una battaglia avvenuta nel 1799, tra i sostenitori della Repubblica partenopea e le forze sanfediste del Cardinale Ruffo. Il forte, assaltato da tre battaglioni sanfedisti, fu incendiato dagli stessi difensori per non cadere nelle mani degli avversari. Si narra che di notte, tra ciò che resta della fortezza, si odano lamenti e urla strazianti, sono le voci dei compatrioti che sacrificarono le loro stesse vite.
A Napoli, il grandioso passato, ritorna a vivere, con storie e leggende impresse nel vasto patrimonio artistico, un bene prezioso da custodire, proteggere e tramandare.
Amalia Ammirati
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