ROMA – Dal 23 al 30 gennaio (ma anche oltre), Roma ha risposto all’importante data del 27 gennaio, dal 2005 dichiarata dalle Nazioni Unite Giornata della Memoria, dedicata alla Shoah. Uno dei periodi più terribili della nostra storia, forse il peggiore in assoluto, ha richiamato i cittadini, non solo gli artisti e gli intellettuali, ad esprimere con modalità multiple la condanna di quell’evento. La letteratura, la musica, le arti figurative, il teatro, sotto il titolo “Memoria genera futuro”, hanno dato amplissimo contributo a ciò: sicchè vale la pena di ricordarne qualcuno, precisando che ve ne sono stati vari sia prima, che dopo la data circoscritta, tutti a titolo gratuito per i cittadini.
Certo significativa è apparsa l’apertura della settimana predetta col concerto del Teatro dell’Opera di Roma, che il 23 gennaio ha proiettato in palcoscenico il film-documentario “Il respiro di Schlomo” diretto da Ruggero Gabbai, sulla vita di Schlomo Venezia, deportato con la famiglia ad Auscwitz, demandato al lavoro nei forni crematori, sopravvissuto alla permanenza nei vari campi di concentramento, divenutone poi importantissimo testimone. Il concerto ha inoltre previsto che il primo violino dell’Orchestra del Teatro, Vincenzo Bolognese, suonasse sullo strumento (salvatosi anch’esso) del deportato Jan Hillebrandt, brani di musica ebraica e non solo, fortunosamente creata nei campi.
Nel medesimo giorno, nella Casa della Memoria e della Storia, si è tenuto “1943-45. Le donne italiane: resistenza, deportazione, lavoro schiavo”, nell’elaborazione quanto mai preziosa di Ambra Laurenzi e Aldo Pavia, con la presenza della testimone diretta Pupa Garribbo. Il 26 successivo, nella Biblioteca Europea, è stato presentato il libro di Luca Esposito “Il sampietrino dorato” sul deportato Nando Tagliacozzo, che mette in luce la straordinaria iniziativa del tedesco Günter Demnig, che dal 1996 incassa, nell’asfalto dinanzi alle case dei deportati in tutta Europa, un sampietrino ricoperto di ottone, la “pietra d’inciampo”, col nome, la nascita, la morte e il campo di concentramento, dell’abitante della casa. Queste pietre sono diventate da allora ben 70.000: quelle di Roma le vediamo ogni giorno, quando non divengono (e accade, pur di rado) oggetto di oltraggio materiale.
Il 28 gennaio al Teatro di Villa Torlonia, Bruno Meccallini ha interpretato la figura del forte caratterista e cabarettista Fritz Grünbaum, che a Vienna e Berlino lasciò il segno della sua satira graffiante, prima di essere arrestato e inviato al campo di Dachau, dove fu ucciso. Il 30 successivo, per le scuole e non solo, la Casa della Memoria e della Storia presenterà il libro di Isabella Labate “Il bambino del tram”, sul dramma del bimbo ebreo cui la madre – caricata sul camion durante la retata del 16 ottobre ’43 – diede un calcio per allontanarlo (e salvarlo): il piccolo, abbandonato a se stesso, si nascose sotto i sedili di un tram, i cui tranvieri per tre giorni gli assicurarono acqua, cibo e nascondiglio, a loro grave rischio. Lui, Emanuele Di Porto non più bambino, era presente alla presentazione del libro.
Anche il Forum Austriaco di Cultura di Roma, il 24 gennaio aveva organizzato un incontro per ricordare la figura dell’ebrea Elisa Springer che, sfuggita ai campi, in Italia dal 1946 fu testimone indefessa della Shoah: ed ancora il 31 gennaio, nel Centro Ebraico Italiano – il Pitigliani, avrà luogo lo spettacolo teatrale “Viaggio ad Auschwitz a/r”, sul terribile viaggio verso Auschwitz, e su quello pur difficile del ritorno in Italia.
Paola Pariset
Nell’immagine di copertina, il Tempio Maggiore ebraico a Roma
Pietre d’inciampo dell’adolescente Pistonesi, morto alle Fosse Ardeatine, come Ferdinando Agnini.
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