CASTELLANETA (Taranto) – “Molti sono curiosi di sapere perché ho scritto questa storia, ma la verità è che un perché non esiste. In realtà, non so come si scriva un libro. Non so, cioè, se la storia sia già nella mente dello scrittore o se sia costruita a tavolino, come ho dovuto fare io”. È l’ammissione fatta da Michele Ottomanelli presso caffè libreria Nomine Rosae di Castellaneta dove ha presentato il romanzo “Profumi di inchiostro” per Europa Edizioni. “Il mio fine non era creare una storia che trasmettesse delle emozioni – precisa –. Semmai è vero il contrario: ho voluto trasmettere delle precise emozioni al lettore e mi sono servito di un racconto creato ad hoc”.
Con “Profumi di inchiostro” Michele Ottomanelli riesce nell’impresa di non poco conto di creare un metaromanzo vero e proprio, tante narrazioni che si intrecciano, con piani narrativi che attraversano il tempo e lo spazio. “L’opera non è nata così come è stata stampata – spiega –. L’idea iniziale era di mettere in risalto le fragilità di un personaggio femminile forte e anticonformista attraverso le difficoltà quotidiane, ma più leggevo quello che avevo scritto, più mi rendevo conto di raccontare di stereotipi femminili di cui forum, social e libri abbondano. Così, per evitare di ritrovarmi banale, ho provato a immaginare il mio protagonista calato nel XIX secolo, notando tra l’altro che l’Ottocento era un periodo storico che avrebbe messo ottimamente in risalto la complessità del personaggio”.
Il risultato sono emozioni che rapiscono, trafiggono, un rincorrersi di voci narranti che parlano attraverso le pagine di un diario e di un epistolario che coinvolgono il lettore in un viaggio letterario, galoppante, inarrestabile, ricco nella forma e ancor più nella vicenda, appassionante e suggestiva. “L’ambientazione l’avevo già utilizzata una decina di anni fa in un test di racconto epistolare e ne ho ripreso luoghi e nomi dei personaggi – confida –. Ma la sfida davvero stimolante per me, è stata quella di fare interagire i miei protagonisti con personaggi storici realmente esistiti, rendendoli partecipi a vicende storiche realmente accadute. Ho ricevuto suggerimenti per creare un’appendice in cui inserire i loro dati, ma è stata un’idea che ho presto scartato perché avrebbe influenzato il lettore nell’accostarsi alla lettura”. Il titolo “Profumi di inchiostro” non è stato scelto a caso: “E’ stato scelto per non influenzare il lettore sul contenuto del romanzo, del quale ciascuno cercherà la propria chiave di lettura, se ne vorrà trovare una. Dal titolo si deve solo immaginare che sfogliando le pagine del libro si percepiranno le identiche esperienze sensoriali di chi si appresta ad aprire una busta appena consegnata dal portalettere”.
La scrittura di questo romanzo è davvero particolare. “Ho sempre voluto scrivere una storia che non avesse una voce narrante che guidasse nelle vicende – riflette –. Ho preferito far entrare il lettore direttamente nella vita dei miei personaggi, rendendo addirittura egli stesso uno dei protagonisti del mio racconto, dandogli la possibilità di leggere ogni lettera come se ne fosse il destinatario”. L’immagine di copertina è di Francesca Mangiadordi, moglie dell’autore. “Con quell’immagine, Francesca ed io abbiamo voluto completare l’esperienza sensoriale del lettore che si accinge a leggere le lettere. Non solo l’idea del protagonista intento a scrivere, ma anche la postazione su cui è impegnato a farlo. Mia moglie Francesca ha scattato la foto della copertina perché è una fotografa eccellente, ma è anche l’eccellente medico che ha scattato la foto simbolo della pandemia”.
Michele Ottomanelli è nativo di Mottola (Taranto) e risiede con la sua famiglia a Cremona, ha coltivato la passione per la storia, soprattutto quella antica, dedicandosi in particolare allo studio della XVIII dinastia egizia.
Franco Gigante
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