VITERBO – Un teatro gremito, in un sabato pomeriggio dal sapore estivo, accoglie la presentazione dell’ultimo romanzo di Alessandro Maurizi, “Gli invisibili di san Zeno”, edito da Mondadori e pubblicato da poco più di una settimana il preludio di un meritato successo. Un paio di ore davvero originali e coinvolgenti, non prive di spunti di riflessione, come l’approfondimento sul tema della migrazione, che fa da sfondo a tutta l’opera, e con guizzi di ilarità quando si indugia sulla doppia relazione del protagonista Federico Giorio.
“Un personaggio di fine 800 realmente esistito – spiega Maurizi, che nella vita è ispettore della Polizia di Stato – conosciuto attraverso Ricordi di Questura, un libro avuto in regalo da un mio amico, purtroppo scomparso. Giorio era un procuratore che aveva deciso di denunciare tutte le nefandezze che avvenivano, all’epoca, all’interno della Polizia, e forse, proprio per questo, è stato completamente ignorato dalla storia”.
La vicenda si svolge a Verona nel 1880, quando un grande esodo sta svuotando le campagne: l’America è la Terra Promessa e migliaia di contadini oltre la soglia della povertà vendono tutto per correre a Genova, dove si imbarcano sui grandi piroscafi della speranza reclamizzati dalla Casa Generale di Spedizioni Marittime del ricco Isaia Bordignon. Federico Giorio, giovane procuratore legale e fervente repubblicano, non è riuscito a incastrare il losco faccendiere e per punizione è assegnato a un caso minore: il brutale omicidio di un esattore male in arnese. Il declassamento, però, per un incredibile incrocio del destino si rivela provvidenziale per la vicenda degli emigranti: per proseguire le indagini Giorio deve muoversi in segreto, assieme al fedele appuntato Venier, al piccolo Bacchetto, all’affascinante prostituta Emilia e a Ginevra, una ragazza che vuole diventare medico. Gli invisibili di San Zeno sono una squadra davvero bizzarra…
“Ho visto quel regalo come una sorta di messaggio – aggiunge l’autore – e ho voluto ridargli dignità, rendendolo protagonista del mio romanzo. Ho ricostruito tutta la sua vita con minuziose ricerche e, in un certo senso, è stato il mio ringraziamento per aver contribuito a rendere il corpo della Polizia com’è adesso”. In effetti, ispirandosi alla vera storia di Federico Giorio – che difese la povera gente contro le sopraffazioni, arrivando a denunciare la corruzione della pubblica sicurezza – Maurizi debutta nel Giallo Mondadori con un personaggio dimenticato e scovato negli archivi, un detective indomito che dovrà fare i conti anche con il proprio cuore e le convenzioni più lise di una società in cui non sempre si riconosce.
“In fondo – conclude Alessandro Maurizi – la storia è piena di eroi che non ce l’hanno fatta, ma Federico Giorio non poteva essere uno di questi”.
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