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Massimo Troisi nel commovente ricordo di Mario Martone

di | 2023-08-31T19:11:54+02:00 3-9-2023 5:20|Personaggi, Sezione 5|0 Commenti

MILANO – I movimenti del suo corpo, toccarsi il sopracciglio destro o sfiorare delicatamente la fronte, apparivano quasi ossessivi e routinari, sempre in cerca di certezze. Era così Massimo Troisi, l’attore nato a San Giorgio a Cremano, uomo sensibile e dall’animo delicato. In occasione del 70° anno dalla sua nascita (19 febbraio 1943), il regista Mario Martone realizza per Medusa un omaggio a Troisi. Un docu-film (in programmazione su Sky) che racconta il mito e la genialità tramite i suoi esordi con il trio teatrale “la Smorfia” (gruppo originariamente denominato “i Saraceni”, formato appunto da Massimo, Lello Arena ed Enzo Decaro), scritti, appunti e materiale inedito.

Massimo Troisi

Con il titolo “Laggiù qualcuno mi ama”, Mario Martone torna ad incontrare e raccontare Massimo Troisi, riproponendo agli italiani di qualsiasi latitudine, e anche alle nuove generazioni, l’uomo e l’attore originale, con il suo carattere schivo ma estremamente sensibile. Ne ricostruisce il lavoro e le passioni tramite le testimonianze di chi, come Anna Pavignano, lo ha amato e ne ha condiviso il percorso di scrittura e di molti altri che ne hanno apprezzato la genialità e l’arte. “Laggiù qualcuno mi ama” raccoglie sequenze di spettacoli televisivi, di interviste di Massimo, di testimonianze di vario tipo tutte finalizzate a ri-scoprire una figura fondamentale del mondo dello spettacolo italiano e non solo (chi ha avuto modo di vedere i suoi film doppiati in altre lingue ha davvero vissuto esperienze uniche).

Mario Martone

Il regista Mario Martone racconta che era necessario per questo omaggio scavare in profondità in una persona divenuta personaggio come “Scarpetta”. La sua è un’indagine sulla persona di cui ha ammirato e ammira (basta vedere come gli brillano gli occhi quando ne parla) le sue qualità, sia artistiche che umane. Col titolo del docu-film, l’avverbio laggiù non vuole solo essere un banale capovolgimento di un titolo di film famoso di Troisi, ma vuole allargare a una condizione di disagio esistenziale che poteva prendere le mosse da Napoli (anzi da San Giorgio a Cremano come teneva a puntualizzare) per allargarsi a un’intera generazione ed andare oltre. Martone riprende i volti dei giovani che assistono all’aperto alla proiezione di un film di Troisi cogliendone la sorridente partecipazione emotiva.

Quel mi ama è il centro di tutto il percorso di scrittura, che poi è la vita del Troisi, regista ed attore. La complessità del sentimento amoroso che porta sugli schermi fa ridere grazie ad un sagace processo di attesa e di accumulo, ma poi ha un rilascio lento di profonda malinconia che spinge chi guarda ad osservarsi nell’intimo. Mario Martone, montando le scene dei film di Massimo Troisi, vuole metterlo in luce come grande regista del nostro cinema prima ancora che come grande attore comico, e per farlo delinea la sua parabola artistica dagli inizi alla fine, inquadrandolo nella temperie degli anni in cui si è formato e nella città comune ai due registi, Napoli.

Massimo Troisi aveva una visione molto personale della comicità e dei tempi comici. Trovava il lato comico in tutti gli aspetti della vita, ma lo spettatore più esigente era lui. Troisi doveva piacere soprattutto a se stesso. Agli esordi nel cinema, una delle preoccupazioni del suo produttore era il suo linguaggio. Quel napoletano ostico, senza alcuna concessione ai non napoletani, ma che trovò accoglienza nel grande pubblico. Esilarante come regista (in “Ricomincio da tre” e “Pensavo fosse amore… invece era un calesse”), sceneggiatore di “Non ci resta che piangere”, con la sua regia e quella di Roberto Benigni, lascia le scene come attore, nell’ultimo suo film “Il postino” di Michael Radford.

Affetto da gravi problemi cardiaci sin dall’infanzia, morì prematuramente il 4 giugno 1994 a Roma, per un attacco cardiaco, conseguente a febbri reumatiche; il giorno prima aveva terminato le riprese della sua ultima pellicola, “Il postino” appunto, per la quale sarebbe stato candidato ai premi Oscar come miglior attore e per la miglior sceneggiatura non originale. In tutta questa sensibilità e profondità, raccontata da Mario Martone, Massimo può stare tranquillo perché quaggiù, non solo qualcuno, ma in molti ancora lo amano.

Claudia Gaetani

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