Come se non bastassero tutti i danni alla salute e all’economia provocati dal Coronavirus, adesso a preoccupare amministratori e ambientalisti arriva anche l’enorme quantità di mascherine e guanti protettivi che vengono smaltite incivilmente e illegalmente in ogni parte del mondo. Tonnellate di plastica e altre sostanze inquinanti che hanno già cominciato a comparire anche laddove fino a ieri era impensabile.
A lanciare l’allarme è Legambiente che parla di “disastroso impatto ambientale dell’epidemia legato al difficile smaltimento dei rifiuti, in particolare mascherine e guanti in plastica”. Andrea Minutolo, responsabile tecnico-scientifico dell’associazione ambientalista, in una recentissima intervista rilasciata all’agenzia di stampa Ansa, ha affermato che “il rischio principale è il cattivo modo di smaltire il materiale che viene usato per prevenire il contagio”. “Abbiamo notato – ha aggiunto poi Minutolo – che c’è un elevato rischio di dispersione ambientale, non tanto per il numero di questi dispositivi ma per le cattive abitudini delle persone”.
E il grido d’allarme non giunge solo da Legaambiente ma dalle principali associazioni ecologiste sparse in ogni angolo del pianeta che stanno affrontando il problema sul web e sui social cercando di far capire alla gente quanto sia pericoloso disfarsi in modo sconsiderato di questo tipo di rifiuti.
In Asia e negli Stati Uniti, in modo particolare, guanti e mascherine hanno già fatto la loro comparsa in mare e sulle spiagge. Secondo quanto riportato dall’associazione Oceans Asia le mascherine sono arrivate nelle acque delle isole disabitate di Soko, a largo di Hong Kong. Per più di un mese la popolazione giapponese composta da oltre 7,4 milioni di abitanti, ha usato quotidianamente le mascherine e continuerà ad usarle per lungo tempo. Le mascherine sono realizzate per la maggior parte con materiale plastico come il polipropilene, che non è biodegradabile. Questo non farebbe altro che aumentare il numero di micro plastiche nel mare, dannose non solo per le specie marine ma anche per l’uomo e le conseguenze sulla catena alimentare.
In Italia le cose non vanno meglio. Cumuli di questi pericolosi rifiuti sono diventati ormai un’immagine consueta soprattutto fuori dei supermercati e dei locali commerciali addetti alla vendita al minuto. La gente entra, li indossa e quando esce non trova di meglio che disfarsene gettandoli a terra. Ma se qui il servizio di nettezza urbana può intervenire nel recupero, pensiamo a quanto materiale del genere finisce comunque nei fiumi e poi in mare. Aggravando una situazione ambientale ormai diventata insostenibile per animali e per noi stessi.
In Italia molte amministrazioni comunali hanno avviato delle campagne di sensibilizzazione con l’intento di scongiurare l’invasione di questi rifiuti. “Non gettarli a terra” è il titolo dell’operazione promossa dal Comune di Milano. “Credo che in questo momento di emergenza sia doveroso pensare al prossimo e alla salvaguardia dell’ambiente: mascherine e guanti dopo l’utilizzo non devono essere dispersi nell’ambiente” ha dichiarato Arianna Censi, vicesindaca di Milano.
E per adesso, quando ancora siamo in regime di restrizioni per quanto riguarda la libertà di circolazione, il problema rimane limitato ma il giorno che tutti potremo uscire e andare dove ci pare purché bardati di mascherine e guanti, allora sì che lo smaltimento illecito diventerà un dramma.
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