MILANO – Scoprire un’artista tra le pagine della sua biografia “Attraversare i muri”. Lei è Marina Abramović che racconta una vita da performer, l’arte e la visione della vita attraverso di essa. Marina Abramović, di origine serba, naturalizzata statunitense, figlia di genitori eroi di guerra sotto il regime di Tito nella Jugoslavia postbellica, fu cresciuta secondo una ferrea etica del lavoro. Viveva ancora con la madre e sotto il suo totale controllo, obbedendo a un rigido coprifuoco che la costringeva a rincasare entro le dieci di sera, ancora agli esordi della sua carriera artistica internazionale.
Cresciuta a pane e cultura, nulla poté placare la sua insaziabile curiosità, il suo desiderio di entrare in contatto con la gente e il suo senso dell’umorismo. Tutto ciò che ancora oggi la contraddistingue e dá forma alla sua vita. Al centro della sua biografia “Attraversare i muri” c’è la storia con il suo grande amore e collega, in arte Ulay. Nati lo stesso giorno, il 30 novembre, “era più di una coincidenza”, ha sempre affermato Marina. “Fin dall’inizio, respirammo la stessa aria; i nostri cuori battevano all’unisono. Ciascuno finiva le frasi dell’altro, sapendo esattamente che cosa aveva in mente, anche quando dormiva. Quell’uomo era tutto ciò che volevo, e sapevo che lui provava lo stesso per me. Ci sono coppie che, quando iniziano a convivere, comprano pentole e padelle. Ulay e io cominciammo a progettare di fare arte insieme”.
Una relazione sentimentale e professionale durata dodici anni, molti dei quali passati a bordo di un furgone viaggiando attraverso l’Europa, senza un soldo. Un legame che arrivò al drammatico epilogo sulla Grande Muraglia cinese. La storia di Marina (commovente, epica e ironica) parla di un’incomparabile carriera artistica che spinge il corpo oltre i limiti della paura, del dolore, dello sfinimento e del pericolo, in una ricerca assoluta della trasformazione emotiva e spirituale.
L’amore totalizzante che li teneva incatenati l’uno all’altra era così immenso da non riuscire a contenerlo, volevano esprimerlo attraverso performance indimenticabili con, al centro, il corpo. Ormai i due erano una persona sola. Arte e Amore si intrecciano e confondono.
E’ il 14 marzo 2010 qundo Marina Abramović inaugura al MoMa di New York la performance The Artist is Present, in cui ogni visitatore ha a disposizione un minuto per sedersi, in rigoroso silenzio, di fronte a lei, entrando così a far parte dell’opera d’arte. Una delle persone che sceglie di partecipare, all’insaputa della Abramović, è proprio Ulay. La reazione di entrambi è da brivido: nei loro occhi si legge il profondo amore che li unisce, capace di resistere, al di là del tempo e dello spazio. Contravvenendo alle regole, lei allunga le braccia per prendergli le mani. Gliele stringe, infrangendo le regole che non infrange mai, ma Ulay non era solo un visitatore, era la sua vita. Ulay morirà di cancro, nel 2020.
“Aver incontrato l’amore è comunque bello, perché almeno uno dei due continuerà ad avere l’altro, dentro. Per sempre”. Dal 23 settembre al 10 dicembre 2023, alla Royal Academy of Arts di Londra, nel Regno Unito, sarà organizzato l’evento che sarà una ricognizione su cinquant’anni di vita e arte della celebre performer. La mostra comprende opere che ripercorrono la carriera dell’artista, insieme a nuovi lavori concepiti appositamente per la Royal Academy. Sicuramente ci sarà una straordinaria standing ovation per una grande artista.
Claudia Gaetani
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