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Mariannina, la “tigre di Noto”, che salvò i suoi libri di fisica

di | 2021-10-01T19:29:56+02:00 3-10-2021 6:25|Cultura, Sezione 6|0 Commenti

ENNA – Nell’estate del 1944 un drappello di soldati nazisti si presentò all’Istituto di Fisica di Pisa con l’ordine di depredare libri e strumentazione e di farlo saltare in aria. Nell’estate del 1944 all’Istituto di fisica di Pisa si trovava una donna con un unico imperativo categorico: salvare i libri e la strumentazione dalla furia distruttiva dei militari, a costo della sua stessa vita. Lei era Mariannina Corradina Ciccone, studiosa di fisica e spettrometria, che aveva fatto di quel luogo la sua dimora e che si rifiutò di abbandonarlo nonostante i nazisti avessero fatto saltare in aria un’ala dell’istituto. Fece di più. Si avventò su di loro, come una tigre, minacciandoli. I soldati, di fronte alla “resistenza” di questa donna, si ritirarono. Lei fu salva e con lei il ricco patrimonio di studi e di strumenti ottici dell’Università pisana.

Mariannina Ciccone

Il gesto le valse un encomio, ma fu presto dimenticato e Marianna Ciccone divenne “un’invisibile”. Una meteora. Eppure la scienziata di Noto ha apportato un notevole contributo alle ricerche di spettroscopia; collaborò per un periodo in Germania con il professore di origine ebraica, Gerhard Herzberg, insignito nel 1971 del premio Nobel; lavorò presso il Laboratoire de Physique Atomique et Nucleaire del Collège de France; scrisse numerosi saggi; fu l’unica docente a tenere lezione, durante la guerra, alla Normale di Pisa. Una donna che non venne mai meno alla sua missione di studiosa fino al 1962, quando avendo compiuti i 70 anni viene destituita dall’insegnamento. Allora decide di ritornare nella sua città natia, Noto, dove morirà in solitudine il 29 marzo 1965.

Una donna, dunque, devota alla “luce” ma vissuta nell’ombra e là sarebbe rimasta se qualche studioso non le avesse dedicato qualche pagina e qualche netino, memore del gesto di questa singolare donna, non ne avesse conservato brandelli di memoria. E si sa che spesso i semi gettati danno frutti lontani e insperati. Cosi un giorno, un magistrato siracusano, Simona Lo Iacono, che è anche una fine scrittrice, presta orecchio ad un’amica che le sta raccontando la vicenda di questa scienziata e sente che ha un dovere: riconsegnare alla luce questa storia. Simona Lo Iacono allora indaga, ricostruisce, cerca prove, trova verità e poi ricostruisce con parole pulite e luminose, con perizia storica e invenzione letteraria la vita di Marianna Ciccone. Nel suo libro, “La Tigre di Noto”, la scienziata risplende finalmente in tutta la sua imperiosa bellezza di bambina curiosa e testarda, di giovinetta determinata, di studiosa innamorata del cielo e delle stelle, di luci e di ombre, di eroina e soprattutto di donna. Ed emoziona.

Tania Barcellona

Nell’immagine di copertina, la scrittrice e magistrato di Siracusa Simona Lo Iacono

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