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Madonna del Poggio, nel santuario si fondono storia e arte

di | 2021-07-03T13:27:36+02:00 4-7-2021 6:20|Sezione 5, Viaggi|0 Commenti

FIAMIGNANO (Rieti) – Ogni prima domenica di luglio, a Fiamignano, nel Reatino, si celebra la Madonna del Poggio, con un pellegrinaggio dalla chiesa parrocchiale dei Santi Fabiano e Sebastiano, fino alla chiesa rupestre (oggi santuario), portando in processione la statua della Madonna. La campana porta la data del 1518, all’interno della piccola chiesa un cancello in ferro battuto, risalente al 1600, separa gli altari dalle panche dei fedeli, all’ingresso i resti di una colonna romana, usata come acquasantiera, un interessante tetto ligneo a cassettoni (purtroppo quel che ne resta), un panorama su tutta la valle con alle spalle i resti del castello d Poggio Poponesco cui la chiesa era annessa, risalente al IX secolo (castrum Podii Piconischi, che fu dei Mareri, dei Barberini e poi dei Colonna); in basso verso la valle, i ruderi del cinquecentesco convento dei Cappuccini, che prima di essere danneggiato dal sisma del 1915, ospitò gli uffici comunali e le carceri.

In questo posto storia, arte, spiritualità si fondono ristorando l’anima. Solo il Covid ha potuto arrestare la tradizionale processione, ma quest’anno, il 4 luglio, la tradizione riprende. La pro loco è impegnata da anni nel recupero e nella tutela della chiesa, per farne un luogo di attrattiva non solo religiosa, ma anche turistica e, confidando sempre nella disponibilità e generosità dei fedeli, ha intenzione di recuperare in futuro i resti del convento, sul quale ha scritto lo storico Luciano Sarego. Con l’aiuto delle donazioni dei cittadini, che non si sono mai tirati indietro, l’associazione ha già effettuato negli anni una manutenzione del tetto, completato il consolidamento delle pareti esterne, avviato l’impianto di illuminazione, ripulito l’accesso. Due anni fa, dopo saggi esplorativi incoraggianti, la soprintendenza ha riportato alla luce un affresco votivo, risalente con certezza al 1580, su cui ha lavorato con cautela e pazienza la restauratrice della Soprintendenza Patrizia Polonio Balbi.

L’affresco raffigura la Madonna in trono con il Bambino e i Santi. La Madonna ha un libro nella mano sinistra, in basso a destra è riconoscibile Santa Lucia e a sinistra, con molta probabilità, Santa Chelidonia (nata a Poggio Poponesco, si ritirò a vita eremitica in una spelonca dei monti Simbruini, vicino Subiaco), la cui iconografia è con le mani incrociate sul davanti. Il restauro ha riportato alla luce una mano della santa, consentendone il riconoscimento, un cherubino dà un riferimento ulteriore per conoscere la storia, a sinistra in alto una mano con i fiori dell’angelo. Una porzione di muratura dell’altare era stata ampiamente rimaneggiata nei secoli, addossando il dipinto, tanto da nascondere integralmente la parte bassa delle due sante laterali e in parte il cartiglio, su cui è scritto “Hoc Op fieri fecit abbas Podianus, die IV Maii 1580 et dons Marius Podian”. Tutti gli interventi, seguiti da dettagliata documentazione fotografica, prima e dopo il restauro, sono descritti nel libretto illustrativo pubblicato dalla pro loco, sempre più determinata nel proseguire il restauro di questo piccolo santuario, che riserva molte sorprese.

Iniziative, pubblicazioni di libri, sagre, feste religiose, sono tutte occasioni da non sprecare per continuare a raccogliere i fondi. Insieme alla parrocchia di Fiamignano e alla Curia vescovile di Rieti la pro loco ha avviato e finanziato lo studio preliminare per indagini conoscitive per ulteriori lavori di restauro, fra cui l’altare maggiore, con la Madonna, il Bambino al centro e ai lati le statue di San Pietro e Paolo, seguendo le indicazioni di Giuseppe Cassio, funzionario storico dell’arte, referente per la provincia di Rieti del Mibac – Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio, affidandosi sempre alla competenza della restauratrice Patrizia Polonio Balbi, diventata ormai di casa a Fiamignano.

In quest’ultimo anno è stato concluso il restauro dell’altare sul lato sinistro, anch’esso oggetto di un preliminare saggio esplorativo, che lasciava intuire l’esistenza di una decorazione plastica di cui non si riusciva a capire consistenza e stato conservativo. Il muro ostruttivo, probabilmente di fattura ottocentesca o primi anni del novecento, non era importante dal punto di vista statico ed è stato rimosso con cautela, per non danneggiare nulla e così è tornata alla luce la decorazione, anche se fortemente danneggiata, che ha permesso di restituire la corretta identità dell’altare. Ebbene, si tratta di una rappresentazione a rilievo in stucco di una scena riconducibile alla vita di San Francesco: l’Ispirazione della Regola, quella Regola Bollata che San Francesco ebbe durante una visione di Cristo, sottoposta all’approvazione del Papa Onorio III.

“L’iconografia di questo episodio è piuttosto rara, presente solo nel santuario di Fonte Colombo – spiega Giuseppe Cassio –. L’autore della decorazione plastica sembra aver ricalcato l’iconografia impiegata in un bassorilievo ligneo (1645) del frate Giovanni da Pisa, anche se, data la natura dell’altare, non è da escludere il contrario e che l’iconografia sia stata trasmessa tramite la diffusione di incisioni presenti nel vicino convento dei Cappuccini. Dopo l’accurato e paziente restauro della nostra storica dell’arte e restauratrice, siamo in grado di apprezzare nuovamente la scenografia naturalistica dell’evento e alcuni dettagli, come la figura del santo, seppur mutilata e quella di frate Elia, che dimostrano una certa capacità e abilità di modellare lo stucco. Non escludo che l’opera sia coeva o di poco posteriore a quella dell’affresco sul lato opposto. La chiesa conserva al suo interno alcune testimonianze artistiche che non vanno oltre il XVI secolo, ma ciò non toglie che l’edificio possa ricondurci a un tempio preesistente, ma in tal caso andrebbero condotte analisi più approfondite. Emerge da molti particolari che a questo luogo è stata da sempre riservata una particolare attenzione”.

Le figure dei protagonisti non sono integre, restano alcuni frammenti (custoditi nella teca di vetro accanto all’altare), fra cui le pagine di un libro, mani, il volto di Cristo, strutture architettoniche e altri elementi utili a ricomporre idealmente la scena, anche se non è stato possibile immaginare la loro collocazione originaria. I lavori proseguono sulle cornici e gli stucchi dell’altare maggiore e le sculture in terracotta raffiguranti San Pietro, San Paolo e la Madonna con il Bambino.

Francesca Sammarco

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