RIETI – L’infame setta dell’empia dottrina – L’avventura profetica di David Lazzaretti in Sabina di Roberto Lorenzetti (ed. Il Formichiere). Il titolo del libro riprende la definizione che nel 1904 l’arciprete di Scandriglia dette al movimento creato da Lazzaretti. Già negli anni ’70 Lorenzetti era rimasto colpito dal personaggio e dalla sua attiva predicazione nel 1868 in territorio reatino, di cui poco si sapeva. Il leader del movimento fu il calzolaio Augusto Sacconi di Scandriglia. Gli appunti presi allora da Lorenzetti furono la base di uno spettacolo di strada in una Rieti culturalmente vivace, con il progetto teatro, scuole di musica e di musica popolare, l’istituto storico Eugenio Cirese.
Lorenzetti, storico ricercatore, già direttore dell’Archivio di Stato di Rieti, ha ripreso le ricerche pubblicando il libro, l’associazione culturale Orizzonti Sabini Aps ha riscritto lo spettacolo “Il Cristo dell’Amata e della Sabina” con Francesco Rinaldi, Michele D’Alessandro, Giuseppe Alfano, Enrico Scarinci. L’anteprima alle Tre Porte di Rieti, con il calzolaio che fa da voce narrante, il grido ripetuto in musica “Evviva la Repubblica, Iddio e la libertà”. Repliche a Scandriglia il 16 ottobre, il 26 al castello di Arcidosso, sede del museo David Lazzaretti (senza lo spettacolo), il 31 a Terni all’Archivio di Stato, il 16 dicembre al Museo Archeologico del Cicolano, altre repliche sono in programma nel 2025.
David Lazzaretti nacque ad Arcidosso (Grosseto) il 6 novembre 1834, secondogenito di sette fratelli, in una famiglia di contadini e barrocciai, che consegnavano carri di legna, carbone, terra d’ocra del monte Amiata a Siena, Grosseto, Roma. Si sposò nel 1856, ebbe cinque figli, nel 1859 si arruolò nella cavalleria piemontese, prendendo parte nel 1860 alla battaglia di Castelfidardo contro le truppe pontificie. Sveglio e vivace, imparò a leggere e scrivere dal parroco della chiesa (pochi potevano permettersi precettori), presto fu chiamato ad aiutare la famiglia, provando un’inquietudine crescente. I contadini, nel loro vivere sempre precario, andavano in Maremma a lavorare i campi o in transumanza e lì c’era la malaria.
Furono le febbri malariche, il suo carattere inquieto, l’astinenza, l’isolamento frequente, a provocargli le visioni di cui parlava? Perizie psichiatriche, effettuate da due medici di Rieti, dissero però che era sano di mente (a Rieti finì in carcere per le sue predicazioni a Scandriglia, Ponticelli, Montorio, su ordine del Governatore di Palombara che lo cacciò dallo Stato Pontificio). Raccontò delle visioni di un mostro marino, di un leone che lo combatteva, disse di aver visto la Madonna, di aver ricevuto da S. Pietro il marchio sulla fronte del simbolo della chiesa che poi fondò. Le visioni gli annunciavano una grande missione da compiere, che voleva esporre a Papa Pio IX, prima di iniziare la sua predicazione. Non venne ascoltato, si ritirò nell’eremo quattrocentesco di Sant’Angelo, a Montorio Romano.
Ad Arcidosso, sul Monte Labbro, passo più di un mese in una grotta, dove ripresero le visioni (un vecchio su una barca a vela con la barba e la tunica). Qui fondò la chiesa giurisdavidica (del diritto di Davide), ispirata a un socialismo mistico e utopistico, il simbolo erano due C (la prima rovesciata) e al centro una croce. Sulla bandiera rossa aveva scritto: La Repubblica è il Regno di Dio. Si era assunto il compito di guidare l’umanità verso l’era dello Spirito Santo, la sua chiesa era improntata alla legge di Diritto. Lo chiamavano Il Messia dell’Amiata, ma predicò anche in Francia. Fondò la Santa Lega con finalità assistenziali, la Società delle famiglie cristiane dove ognuno conferiva i propri beni: chi aveva metteva, chi non aveva prendeva, secondo lo spirito originario delle chiese cristiane. Fu la prima cooperativa di consumo, una pia unione di cristiani nata per volere di Dio, fondò scuole per i soci e le donne avevano diritto di voto.
Il Pio Istituto degli eremiti penitenzieri e penitenti era un’organizzazione strettamente religiosa, impregnata dello spirito millenaristico e messianico, che attendeva l’avvento di un prossimo regno dello Spirito Santo. Mentre la politica e la Chiesa erano distanti, lui sosteneva le ragioni dei contadini che dopo l’Unità d’Italia rivendicavano gli usi civici, il diritto all’istruzione, protestavano contro la legge sul macinato, la leva obbligatoria. Lazzaretti aveva con sé il popolo, non era controllabile e per questo andava fermato. Sul Monte Labbro comprò un piccolo pezzo di terra dove costruì una chiesa, un rifugio, il suo ‘Campo di Cristo’, la sua Torre di Babele, con l’aiuto degli stessi contadini che si erano offerti di aiutarlo, ma lui chiese solo un’ora di lavoro gratis ciascuno. Lazzaretti portava l’esempio dell’alveare come metafora per la società umana: tutte le api, non una sola, hanno diritto al miele, in ogni uomo c’è la scintilla di Dio, ma le sue idee non potevano diventare un progetto politico.
Venne osteggiato sia dalla Chiesa cattolica che dallo Stato italiano: nel marzo 1878 il Sant’Uffizio lo condannò come eretico, lo scomunicò e mise all’Indice i suoi scritti. Il 18 agosto 1878, pochi mesi dopo la morte di Pio IX e l’ascesa al papato di Leone XIII, Lazzaretti guidò un corteo di 3 mila persone (con bandiere, labari, gonfaloni, vesti, tuniche) dal Monte Labbro ad Arcidosso. Una pattuglia di carabinieri gli intimò di fermarsi, lui continuò ad avanzare. Il fucile si inceppò due volte, poi un bersagliere prese la mira e lo colpì, in circostanze mai chiarite. Ci furono atri tre morti e quaranta feriti. Aveva 44 anni, fu sepolto a Santa Fiora in terra sconsacrata. Il corpo venne prelevato dall’antropologo Cesare Lombroso per i propri studi alla ricerca di una inesistente follia criminale.
La sua posizione, favorevole ai ceti più deboli e diseredati, trovò il sostegno di don Giovanni Bosco, che lo ospitò e lo sostenne. Antonio Gramsci fu sbalordito dalla sua idea di socialismo ante litteram, le affinità con le filosofie sociali e marxiste sorprendenti e precorritrici. Il Monte Labbro è ricco di oro, argento e cinobio, minerali dell’alchimia e in questo luogo si sente un’energia particolare (il comune vuole proporlo all’Unesco come luogo di spiritualità). Nel 2017 Simone Cristicchi si è esibito in uno spettacolo sulla vita e il pensiero di Lazzaretti, insieme a una mostra documentaria di cimeli, prestati al Comune dal museo della civiltà di Roma, nel 2018 manifestazioni per il 140esimo dalla morte.
Un suo ritratto è sulla copertina dell’album I mistici dell’Occidente dei Baustelle. Nel 1978 Arrigo Petacco gli dedicò il libro Il Cristo dell’Amiata. Storia di David. La sua breve vita è stata oggetto di testi e articoli anche su riviste estere, trasmissioni televisive, rappresentazioni teatrali (teatro povero di Monticchiello), cantiche folkloristiche, storie in ottava rima. L’ultimo sacerdote giurisdavidico, Turpino Chiappini, è deceduto nel 2002.
Francesca Sammarco
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