ROMA – La vita nel suo fluire è da sempre il leit motiv dell’espressione creativa di Giuliana Silvestrini, biologa ma anche artista eclettica, counsellor in arteterapia, della quale è nota l’attenzione ai materiali di recupero intesi come tracce di esistenza. Stavolta, in una mostra inaugurata alla Carteria Latina a Roma (Via Appia, 42, fino al 29 ottobre), nelle sue opere si nota un andare oltre questo tema, probabilmente da lei approfondito e da cui ha tratto nuovo impulso a seguito di un evento eccezionale che ha segnato la sua vita: la perdita della madre.
Tutto nelle sue opere richiama questo fatto. Per esempio l’immagine – da considerarsi di punta – nella Sala Nagasawa, spazio condiviso con le colleghe Dolores Carli e Bruna Cucchiaroni per la collettiva “Flussi vitali”. Si tratta, infatti, di una grande foto in cui si sintetizza il concetto del tempo come alternarsi delle generazioni, tema che ispira tutta la manifestazione. In Silvestrini la storia umana e della natura si condensa in due mezzi volti accostati, il suo e quello della madre che non c’è più. Il risultato è un’altra donna, somigliante alle due, ma ben distinta da ognuna di esse. Ed è in questa persona, risultata dalla fusione non solo esteriore e ottenuta con la tecnica, ma anche chimica per la consanguineità e affettiva per il legame tra madre e figlia che si realizza la storia come la intende l’artista.
Essa è un evolversi continuo di umanità e di materia che si condensa nella nascita e poi nella morte senza soluzione di continuità in un flusso intorno al quale si intrecciano esistenze, circostanze, affetti. Lo scorrere dell’energia vitale è stato sempre un tema caro all’artista ma stavolta nelle sue opere c’è qualcosa di più personale, un coinvolgimento emotivo che rende nuova la sua creazione. C’è un riferimento alla madre, ma anche alla grande Madre ossia la terra, come nella installazione che con cordoni rossi e una rete da pesca ricorda un utero e un grande quadro in cui lo sfondo ripropone, attraverso l’aggregazione e la disgregazione materica, la casualità degli eventi nello spazio e nel tempo.
In Giuliana Silvestrini tutto ha sempre parlato di vita, e lo fa anche ora che diventa quasi un’impellenza parlare di morte. Stesso tema, anche nel sonoro che riproduce il ronzio delle api, animale la cui alacrità ricorda la fertilità femminile, non a caso, la madre. Ed infatti c’è ancora lei, che torna in un video, da viva, intenta a lavorare all’uncinetto. Il tema della mostra, quindi, che è il tempo, diventa per Giuliana Silvestrini l’occasione per fare con la sua arte un omaggio alla donna che ha amato di più ma anche per imprimere il ricordo di lei, la sua presenza, nella lavorazione delle sue opere. Esse stanno lì a dimostrare l’eternità e la vitalità di tutto ciò che, dalla nascita alla morte, ha interagito in un processo continuo di trasformazione e che quindi, per sua definizione, non avrà mai fine.
Gloria Zarletti
Nell’immagine di copertina, la madre di Giuliana Silvestrini lavora con l’uncinetto
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