Davide Mazzanti, marchigiano di Fano, ha 46 anni e di professione è allenatore di pallavolo. Qualche settimana fa ha ottenuto il risultato più importante della sua carriera conquistando alla guida della nazionale femminile di volley il campionato europeo nella finale di Belgrado contro le padrone di casa della Serbia. Un successo straordinario che rappresenta la ciliegina sulla torta di un’estate davvero magica per l’intero sport azzurro. Non è questa l’occasione per celebrare l’ennesimo trionfo, piuttosto è opportuno sottolineare quanto Mazzanti ha affermato davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della cerimonia ufficiale di premiazione al Quirinale.
Il tecnico, con parole semplici ma evidentemente e profondamente meditate, ha messo l’accento sul confine sottilissimo che esiste tra sconfitta e vittoria. Perché è vero che il trionfo ci fa vivere momenti di autentica esaltazione collettiva, regalando felicità e anche forza, ma è altrettanto vero che perdere non significa aver fallito o aver fatto meno sacrifici o allenamenti di chi invece ha potuto alzare la coppa. Il discrimine è veramente vago, quasi impercettibile: talvolta basta solo un briciolo di fortuna in più. Componente assolutamente casuale e indipendente dalla volontà dei protagonisti. Nella pallavolo, il muro che devia il pallone scagliato dall’avversario può finire nel campo avverso e quindi dare il punto decisivo, ma può anche finire fuori per millimetri dalla linee perimetrali e donare il successo agli altri. Nel calcio è il famoso ciuffo d’erba che sposta d’un soffio la sfera facendola finire sul palo o in fondo al sacco; nel basket è la palla a spicchi che ballonzola sul ferro e (chissà come, chissà perché) si insacca nella retina oppure viene risputata fuori. Non c’è logica, non c’è razionalità, non c’è nulla che possa essere classificato nella categroia degli eventi prevedibili.
Certo, bisogna prepararsi bene: allenamenti, sacrifici, rinunce; niente discoteca o eccessi alimentari; mentre i coetanei fanno la vita dei giovani, gli atleti devono vivere la loro in modo quasi ascetico, senza trasgressioni, anche le più banali. Queste sono le imprescindibili condizioni iniziali, ma poi il risultato finale dipende anche da altro. Se, dunque, queste sono le premesse, non si può che arrivare ad una sola conclusione, enunciata da Davide Mazzanti davanti al Capo dello Stato: è giusto esaltare le vittorie, ma non bisogna mai dimenticare gli sconfitti. Una lezione di vita che troppo spesso tendiamo a dimenticare. Chi perde è un reietto che non merita alcun tipo di considerazione, se non l’onore delle armi che però si dimentica in fretta.
E’ vero anche che bisogna saper vincere, nella stessa maniera in cui bisogna saper perdere. Gli inglesuzzi presuntuosi e scorretti che, battuti dall’Italia di Mancini nello stadio di Wembley, non indossano nemmeno la medaglia d’argento o se la tolgono dal collo non appena ricevuta, sono l’esempio tipico di una mentalità profondamente sbagliata. Sono immagini che andrebbro continuamente prooiettate nelle scuole e in tutti i luoghi di socializzazione (soprattutto di carattere sportivo) con un semplice sottotitolo: questo non si fa. La vittoria è l’arcobaleno che risplende in cielo, ma “lo sport – scandisce Mazzanti – è l’intera tavolozza dei grigi”. Immagine forte e coinvolgente che rappresenta compiutamente la parabola dell’agonismo e, in maniera più compiuta, della vita stessa.
Scrive, tra l’altro, Rudyard Kipling nella sua celebre poesia “If”: “Se sei capace di incontrarti con il Trionfo e con il Disastro/ E di trattare questi due impostori appunto allo stesso modo: sarai un Uomo, figlio mio!”. ecco, questo è l’insegnamento che arriva da un’estate costellata di trionfi, ma anche di delusioni. Tanto per dire, la Nazionale di volley femminile alle Olimpiadi di Tokyo era uscita ai quarti di finali, battuta dalla stessa Serbia. Trionfo e disastro, vittoria e sconfitta sono le facce della stessa medaglia: che si vinca o che si perda, bisogna restare quelli che siamo. Nello sport e nella vita.
Buona domenica.
Nell’immagine di copertina, l’Italia festeggia il successo agli Europei di volley
Lo sport visto da questa angolazione ha un’umanità senz’altro più interessante sia nella pratica che dalla postazione dello spettatore. E quindi grazie!