PALERMO – “L’Infinito”, forse la lirica più famosa tra i Canti leopardiani, ha compiuto nel 2019 duecento anni: la sua stesura definitiva risale infatti al 1819. Per celebrare l’anniversario, il 28 maggio scorso il Ministero della Pubblica Istruzione ha organizzato un flash mob in contemporanea a Recanati e in tutte le piazze d’Italia. Tale evento è stato solo il primo di una serie di celebrazioni per commemorare la figura di Giacomo Leopardi e i 200 anni della celebre poesia.
Il 29 giugno scorso (data di nascita del poeta) c’è stato intanto il consueto appuntamento a Recanati per le Celebrazioni Leopardiane, con studiosi di tutto il mondo. E’ stata poi inaugurata, nell’ex frantoio di Palazzo Leopardi, un’esposizione permanente dei suoi oggetti personali: dal calamaio in ceramica alla sua scrivania, dai disegni alle “sudate carte”, insieme a ricordi dell’infanzia del poeta, quali la culla, l’abito del battesimo, vari giochi infantili, le prime composizioni. Esposto anche il passaporto ottenuto di nascosto per fuggire da Recanati, documento poi sequestrato dal padre Monaldo. Il 26 settembre è stato riaperto l’Orto delle Monache del Colle dell’Infinito, recuperato dal FAI (Fondo Ambiente Italiano), alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Inoltre, il 23 e il 24 ottobre prossimi, Recanati ospiterà il convegno internazionale “Interminati spazi”, che analizzerà il messaggio de “L’infinito” mettendolo a confronto con la società attuale.
Ma perché Giacomo Leopardi continua ad appassionare e commuovere, oggi come ieri? “Il poeta – afferma in un’intervista il professor Affinati – nonostante il linguaggio a volte ostico, resta universale ancora oggi. E’ un autore perfetto per un giovane in quanto, come scrisse il grande critico Francesco De Sanctis, produce l’effetto contrario a quello che si propone. ‘Non crede al progresso e te lo fa desiderare, non crede alla libertà e te la fa amare. Chiama illusioni l’amore, la gloria e la virtù e te ne accende in petto un desiderio inesausto. E non puoi lasciarlo che non ti senta migliore”.
Qual è infine, in particolare, il segreto dei versi della celebre lirica bicentenaria? Il giovane favoloso – questo l’appellativo con cui è stato definito Leopardi nel recente film a lui dedicato dal regista Mario Martone – è riuscito a esprimere in modo magistrale le impressioni più intime sullo scorrere del tempo, sul mistero della vita personale e delle vicende storiche, a partire dalla contemplazione, dal balcone della sua casa, di un colle “che tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude”, ed evoca “interminati spazi […] e sovrumani silenzi, e profondissima quïete […] ove per poco il cor non si spaura”. Così, perennemente incantati dalla musica e dalla magia dei suoi accenti, continuiamo con il poeta a declamare la splendida chiusa della poesia: “E mi sovvien l’eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei. Così tra questa immensità s’annega il pensier mio: e il naufragar m’è dolce in questo mare”.
Maria D’Asaro
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