PALERMO – Nel 1919 la prima guerra mondiale era finita da meno di un anno. Mastro Turiddu, sebbene avesse tre figli, era stato chiamato al fronte, a combattere una guerra lontana dalla sua Sicilia calda e solare. Miracolosamente tornato vivo dall’inferno delle trincee – uno dei pochi della sua brigata, decimata a Caporetto – aveva messo al mondo la quarta figlia, nata appunto il 24 ottobre del 1919.
La bimba era stata battezzata col nome della nonna materna, Rosalia. O meglio Lillia, vezzeggiativo con cui sarebbe stata poi sempre affettuosamente appellata, cresceva sana, in grazia e in salute, ma non in altezza: col suo metro e quaranta, sarebbe rimasta la più piccola della famiglia, arricchita poi da altre nascite: in tutto dieci persone, quattro fratelli e quattro sorelle, più mamma e papà. Della bella famiglia, che viveva a Chiusa Sclafani, un paesino nel cuore della Sicilia, al confine tra le province di Palermo ed Agrigento, oggi sono rimaste solo lei e la sorella Antonina, che ha 91 anni, “ragazzina” al confronto di Lillia, che, lo scorso 24 ottobre, ha compiuto 100 anni.
Immaginate forse una vecchietta stanca, confinata in una stanza, con gli inevitabili acciacchi dell’età? Niente affatto: Lillia esce ogni pomeriggio per andare a messa, nella parrocchia di sant’Antonino, a Palermo, città dove vive da più di mezzo secolo ormai; a casa è lei a cucinare, a lavare i piatti, a curare le piante… E il suo riposo consiste nella continua lettura di libri e giornali: “Perché bisogna essere aggiornati e seguire le vicende del mondo”. Come è stata la vita di Rosalia Giaccone (anzi di zia Lillia, perché la scrivente ha la fortuna di essere sua nipote)? E’ stata una vita serena e lineare: come quasi tutti i suoi fratelli e le sue sorelle, ha coronato solo da adulta il desiderio di continuare gli studi, perché in famiglia non c’erano i soldi per studiare. Così solo negli anni ’50 è diventata insegnante di scuola materna.
Ha cominciato a lavorare quasi a quarant’anni, educando con affetto tantissimi bambini, e poi si è prodigata nella cura di nipoti, pronipoti e pro-pronipoti. Faro della sua vita è stata la fede religiosa cattolica: a cinque anni faceva parte già del gruppo dell’Azione Cattolica parrocchiale ed è rimasta fedele per tutta la vita a questa scelta. Avrebbe voluto farsi suora: è stata ad Alba, in provincia di Cuneo, nella comunità delle suore paoline. Ma per un problema di salute, è dovuta tornare in Sicilia. Si è allora consacrata da laica alla vita religiosa, con le “Annunziatine”. Ma zia Lillia non è affatto bigotta: i suoi modelli di vita sono le testimonianze concrete di uomini e donne, come don Giacomo Alberione, madre Teresa e padre Pino Puglisi. E, soprattutto, san Francesco. Come san Francesco ama la natura, la pace e la mitezza. Le beatitudini evangeliche “Beati gli operatori di pace, beati coloro che hanno fame e sete di giustizia, beati i miti, beati i puri di cuore, beati i misericordiosi…” sono davvero la “summa” del suo vangelo.
Ma ci si farebbe un’idea parziale di zia Lillia se la si pensasse solo casa e chiesa: finché ha potuto, ha girato in lungo e in largo il nostro bel paese e si è avventurata anche in Francia, Spagna, Portogallo, Polonia e persino in Israele: “Perché bisogna andare a Gerusalemme e a Betlemme almeno una volta nella vita”. E non disdegna, dopo aver recitato il Rosario, una partitina a carte con la sorella o con i nipoti: fonti ben informate dicono che, da qualche anno, “Scala quaranta” sia caduta in disgrazia e sia stata soppiantata da “Pinnacola”. Ecco, zia Lillia è un’amante della vita e della sua bellezza. Ed è sempre allegra e di buonumore. Un grazie dunque per la sua testimonianza di vita gioiosa e per la sua fede granitica. E l’augurio di vivere ancora in salute e letizia, attorniata dall’affetto della sorella, la mitica zia Ninì, e dei nipoti, e dalla stima cordiale dell’affezionata comunità parrocchiale palermitana di sant’Antonino e delle persone del paese natale. Il compleanno a tre candeline è stato infatti anche festeggiato a Chiusa Sclafani, dove il sindaco, Francesco Di Giorgio, le ha conferito una targa-ricordo.
Qualcuno si chiederà: ma davvero zia Lillia non ha nessun problema di salute? Beh, il suo udito non è al cento per cento. A volte non sente la sorella che la chiama o lo squillo del telefono. Ma si rifiuta di portare una protesi acustica. Chissà se uno dei segreti della sua longevità non sia magari proprio questa lieve ipoacusia, che la tiene alla giusta distanza dallo sbraitare vano dell’universo…
Maria D’Asaro
Bellissima la descrizione della zia e del suo mondo. Pur non conoscendo la c’è l’hai fatta amare. Non manca il tuo sguardo ironico, a proposito del rumore del mondo attuale al confronto della viva pace interiore della zia. Tanti auguri a zia e nipote. Giuseppina Lo Giudice