RIETI – E alla fine te ne sei andata anche tu, mentre tutto il mondo ti credeva ormai immortale. Cara Lilibeth, come ti chiamava nonno George, usando il nome che tu stessa pronunciavi da bambina, storpiandolo, cosa avresti potuto essere se non avessi dovuto portare sulle spalle, ancora troppo giovane, il peso di un Regno secolare e di un rigido protocollo. Lilibeth è un nomigliolo dolce, come forse eri e saresti stata, se non ci fossero state le incombenze e i protocolli della Corona, il cui rispetto assoluto ti ha spinta anche ad andare contro tuo figlio, i suoi sentimenti, le sue aspirazioni, al pari della tua adorata sorella Margareth a cui dovesti dire no.
Sappiamo tanti particolari della tua vita ufficiale, poco sappiamo dei tuoi veri sentimenti di donna, figlia, moglie, madre, sorella e nonna. Di quanto i tuoi figli ti abbiano dato filo da torcere, come ogni madre e non potevi cedere ai tuoi sentimenti, né assecondare i loro. Ma quanto è bella la foto in cui sorridi divertita, mentre passi davanti a tuo marito Filippo Mountbatten, in alta uniforme nel picchetto d’onore. Fra di voi c’era un sodalizio che solo la morte poteva spezzare, lo dicesti che Filippo era il tuo sostegno e punto di riferimento e come tante Donne, senza di lui non potevi stare. Cosa vi dicevate la sera, lontano dall’ufficialità, quanti consigli ti ha dato: lo facesti intuire.
Sempre impeccabile, regale, hai portato il peso della Corona con eleganza e dignità, ma quanto sarebbe potuta essere diversa la tua vita, segnata dalle debolezze di altri. Il tuo destino (e non solo il tuo) sarebbe stato molto diverso se tuo zio Edoardo VIII non avesse abdicato per amore di Wally Simpson e quanto eri bella nella tua uniforme nella Auxiliary Territorial Service durante la seconda guerra mondiale. E il protocollo? Come donna che osserva le altre donne, c’è sempre stata da parte di chi scrive una grande ammirazione per il tuo spirito di servizio, “our servant” come ha detto la BBC, poco dopo l’annuncio ufficiale della tua morte. Te ne sei andata l’8 settembre, una data che per noi italiani rappresenta invece un’onta, se pensiamo che la tua famiglia è rimasta sotto le bombe e non ha mai abbandonato il suo popolo. E questo il tuo popolo non lo ha mai dimenticato e non lo dimenticherà mai.
Da Winston Churchill a Liz Truss: quanti ne hai visti passare e cosa ne pensavi veramente? Non lo sapremo mai, con te se ne va il ‘900 e tutto ciò che è stato nel male e nel bene. Fosti tu a nominare baronetti i Beatles in un periodo in cui li chiamavano “capelloni”, la musica cambiava e il tuo gesto fu dirompente. Volevi dirci qualcosa, qualcosa che come Regina non avresti potuto dire apertamente. Sei stata regina per 70 anni, il Regno più lungo, che ha accompagnato decine di generazioni. Con Diana hai saputo chinare la testa, seguendo i consigli di Tony Blair. Così si fa, seguendo il tuo ruolo e il rigido protocollo: non è facile. Hai assistito a importanti cambiamenti, fosti il primo Capo di Stato a inviare una email nel 1975. Circa 150 milioni di persone nel mondo sono stati i tuoi sudditi, regina anche di Antigua e Barbuda, Australia, Bahamas, Belize, Canada, Grenada, Giamaica, Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea, Saint Kitts e Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Isole Salomone e Tuvalu, oltre che governatore supremo della Chiesa d’Inghilterra, comandante in capo delle forze armate, Signora dell’Isola di Man e sovrana di Jersey e Guernsey.
Hai nominato ben 15 primi ministri, solo con la Tatcher non fosti molto in sintonia, ma anche in questo caso hai rispettato il tuo ruolo. Dopo la Regina Vittoria, il tuo regno è stato il più longevo e non ci si può esimere dal sottolineare che tra tutti i regnanti del Regno Unito, quello femminile è stato il più proficuo. Cosa farà Charles III lo scopriremo mano a mano. Quante favole ci hanno raccontato, quante favole hanno raccontato di fanciulle che aspiravano a diventare regine, quante favole finiscono con “e vissero a lungo felici e contenti”. Non è vero niente, ma da bambini ci credevano. Essere Regine è un lavoro molto faticoso e impone sacrifici pesanti. Così ti saluto con rispetto, simpatia, ammirazione, grande Donna del ‘900.
Francesca Sammarco
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