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“I leoni di Sicilia”, cioè la saga dei Florio

di | 2019-12-13T19:18:17+01:00 15-12-2019 6:15|Cultura, Sezione 4|0 Commenti

ENNA – Ancor prima di esser pubblicato in Italia, “I leoni di Sicilia” di Stefania Auci, è stato venduto negli Stati Uniti, in Spagna, Paesi Bassi, Germania e Francia. Ad un mese dall’uscita nelle librerie italiane era già diventato best seller con ben sette edizioni, la promessa di un seguito e l’opzione per una serie televisiva. Sicuramente un grande caso editoriale internazionale, ma spesso i casi editoriali, forse perché gonfiati dalla troppa pubblicità, deludono le aspettative dei lettori più esigenti o spengono definitivamente la curiosità.

Stavolta ha vinto la forte attrazione verso luoghi e personaggi. Superato quindi l’iniziale scetticismo, la storia ha cominciato a dipanarsi lenta ma inesorabile per poi continuare, in un crescendo sempre più alto, ad entrare nella testa e nelle vene, a tornare nei pensieri durante la giornata e far sentire l’urgenza di continuare. Scritto magistralmente, in un linguaggio sciolto ed immediato, rivela da subito il tempo impegnato a ricercare i luoghi, le trame e le passioni familiari dei Florio.

La storia comincia a Bagnara Calabra il 16 ottobre 1799 con l’ennesima scossa di terremoto che oltre a scuotere abitazioni e corpi scuote l’animo di Paolo Florio che decide risolutamente – e senza tenere conto dell’opinione di nessuno – di trasferirsi a Palermo con la moglie Giuseppina, il figlio appena nato, Vincenzo, la nipote orfana, Vittoria e il di lui fratello, Paolo. A Palermo apriranno una “putia”, un piccolo negozio di spezie, ma ancor di più, apriranno le braccia al loro destino che li renderà grandi commercianti e industriali in una città che si fa madre e matrigna, ricca di contraddizioni come è sempre stata. Quella Palermo dominata dai Borbone con i suoi blasonati determinati a mantenere il potere e di contro il popolo che sfoga nel sangue il bisogno di riscatto dall’oppressore.

Anche i Florio saranno coinvolti dai moti ma sempre da tornacontisti perché “gli affari vengono sempre al di sopra di tutto”. Diventeranno ricchissimi i Florio, daranno lavoro a tanta umile gente, pesteranno tanti piedi, sgomiteranno e saranno amati da molti, disprezzati dai più per essere “putiari arrinisciuti”, gente arricchita.

Leggendo non si può non ammirare la grande capacità della Auci di riuscire a delineare magistralmente la personalità di ogni personaggio. Emergono le realistiche fattezze di tutti i protagonisti calati nella mentalità del proprio tempo ma capaci, altresì, di intuitività e lungimiranza tali da renderli quasi estranei al loro tempo. I sentimenti? Mai dimostrarli. Le femmine? Contano poco o nulla, soprattutto nelle decisioni degli “affari”. Tutte tranne Giulia, prima amante, poi sposa di Vincenzo, capace di sostenere “la vergogna” di essere una concubina mantenuta agli occhi della Palermo bene, pur di tenersi l’unico amore della sua vita. Gli darà tre figli, due femmine e infine un maschio, Ignazio, destinato a continuare l’opera dei Florio.

Affiora dalle loro vicissitudini tutta la mentalità maschilista del tempo e l’impellente emergenza interiore di affrancare una famiglia di commercianti legandoli ai nobili di Palermo che non mancheranno mai di sottolineare la differenza di status. C’è poi Giuseppina che vive la sua vita rancorosamente fino all’ultimo fiato, apparentemente incapace d’amore se non per suo figlio Vincenzo. E c’è Ignazio, il fratello di Paolo, a prima vista debole ma che segnerà le sorti dei Florio rivelando la sua forza proprio nel suo saper vivere dietro le quinte e decidendo di rinunciare ad una vita propria per un amore impossibile e sempre velato dal dovere.

E infine c’è Vincenzo, colui che ha reso immensa l’industria della grande Casa Florio, colui che con il suo coraggio e la sua visionaria lungimiranza ha graffiato il suo mondo gettandolo ai suoi piedi. Con la fine della sua vita si sfoglia anche l’ultima pagina di questa avvincente storia che non può non restare imbrigliata nei ricordi di chi si affaccia a leggerla.

Alida Brazzaventre

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