L’ennesima aggressione ai danni di giornalisti i quali con il loro mestiere raccontano la vita quotidiana di un Paese che ogni giorno di più diventa nei loro confronti ostile, arrogante e violento.
E’ il 17 luglio, Roma: al vicolo di Porta Furba, quartiere generale del clan Casamonica, due cronisti – Piergiorgio Giacovazzo del TG2 e Floriana Bulfon dell’Espresso – con operatori e tecnici al seguito stanno documentando in strada, quindi in un luogo pubblico, il blitz delle forze dell’ordine messo in atto contro l’associazione criminale. I due giornalisti stanno svolgendo il loro lavoro, vogliono dar voce al quartiere, documentare il contesto ambientale e raccogliere i commenti dei residenti.
Vengono aggrediti da alcune donne della famiglia Casamonica. Minacce e insulti, poi arrivano i bastoni, le scope e tutto quello che capita a portata di mano. Un operatore viene colpito, c’è chi cerca di distruggere la telecamera. Fortunatamente non ci sono feriti anche per l’intervento di alcuni uomini della famiglia e perché la troupe si sposta per evitare ulteriori conseguenze.
E’ l’ennesimo atto di violenza contro la libertà di stampa e contro le più elementari regole di convivenza civile. Giornalisti, operatori dell’informazione ancora una volta sopraffatti dall’arroganza, dalla violenza di chi agisce al di fuori della legge. Fatti che troppo spesso, però, passano veloci all’attenzione dell’opinione pubblica. Adesso arrivano le prese di posizione, l’indignazione dei mass media mentre sono poche e sommesse le grida di solidarietà di un’opinione pubblica che appare poco preoccupata di eventi che dovrebbero invece farci riflettere e agire.
“Ai Casamonica e a tutti quelli che pensano che in Italia la violenza possa zittire i giornalisti – si legge in una nota diffusa dal Comitato di redazione del Tg2 – diciamo che otterranno solo più giornalisti e altre telecamere e microfoni. Vicolo di Porta Furba è nostro, dei cittadini onesti dello Stato italiano. L’informazione va avanti, senza paura e senza stop”. Le stesse parole che vorremmo sentir dette da politici, amministratori pubblici, dalle Istituzioni, dalle associazioni di categoria. Soprattutto dall’opinione pubblica. La libertà di stampa è un diritto costituzionale che va difeso da tutti e a ogni costo.
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