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L’Ercole Farnese al Museo di Napoli

di | 2019-08-04T06:34:10+02:00 4-8-2019 6:31|Arte, Sezione 8|0 Commenti

NAPOLI – L’eroe del coraggio e del limite umano. L’Ercole Farnese è una scultura ellenistica in marmo alta 317 cm dello scultore greco Glicone (Glikon) di Atene come si legge sulla roccia che lo sostiene, databile al III secolo d.C. e custodita nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli. E’ la copia dell’originale in bronzo di Lisippo del IV secolo d.C. e raffigura Ercole in riposo dopo l’ultima fatica nel giardino delle Esperidi.

Il rinvenimento avvenne nel 1546 nel Tepidarium nelle Terme di Caracalla a Roma, come documentato da alcuni schizzi di Antonio Sangallo, quando Paolo III Farnese avviò nuovi scavi con l’intento di recuperare materiali per arricchire la nascente Collezione, posta all’interno del suo palazzo.

La religione greca affonda le proprie radici nella civiltà micenea da cui deriva. Le divinità vivono una loro vita, senza interferenza diretta con la realtà dell’uomo, e sono pensati con comportamenti mutuati dalla società umana.

L’eroe personificava il trionfo del coraggio dell’uomo sulla serie di prove poste dagli Dei gelosi. A lui, figlio di Zeus, era concesso di raggiungere l’immortalità definitiva. Nel periodo classico, il suo ruolo di salvatore dell’umanità era stato accentuato, ma possedeva anche difetti mortali come la lussuria e l’avidità. Come dire: allora come ora neanche Dio è scevro da accorgimenti, osservazioni che l’uomo-Dio sente il dovere di sottolineare. Avrebbe potuto fare così, avrebbe potuto creare un mondo migliore, uomini perfetti, realtà più idonee al “mio” essere. Avrebbe potuto evitarci la sofferenza, la debolezza, … Insomma gli Dei di allora ognuno se li immaginava come voleva. A proprio desiderio e volontà. Un po’ come ora. Per fortuna nostra, Dio, superando certe fantasie, si è fatto carne e si è posto con tutta la sua misericordia. Sua e, purtroppo, non nostra che pretendiamo e ci illudiamo, spesso, di essere anche un po’ più al di sopra di Lui.

Il Mann di Napoli

Al momento della scoperta, la statua di Ercole, si mostrava priva delle gambe. Nel 1787 furono reinserite le gambe originali da Carlo Albacini e fu trasferito a Napoli nel Museo Archeologico Nazionale (MANN). Una statua gemella, chiamata l’Ercole Latino, è conservata nella Reggia di Caserta e una copia in gesso si trova all’interno della stazione “Museo” della metropolitana di Napoli.

Per generazioni l’Ercole è stato posto nella sala d’Ercole del palazzo Farnese di Roma, e con esso, nello stesso palazzo, vi erano collocate anche gran parte delle sculture antiche. Nel 1787, grazie all’eredità ottenuta da Carlo di Borbone, figlio di Elisabetta Farnese, l’intera collezione Farnese fu trasferita a Napoli.

L’interpretazione che ne diede Lisippo rispecchiava gli aspetti della sua natura mortale e fornì all’eroe un ritratto al quale si guardò per il resto dell’antichità. Questa statua rappresenta Ercole, stanco al termine delle fatiche, che si riposa appoggiandosi alla clava, tenendo con la mano destra, dietro la schiena, i pomi d’oro rubati alle Esperidi. Un semi-dio, così come qualcuno lo ha definito. Un Dio stranamente stanco, provato. Lisippo anticipò ciò che l’uomo, nel tempo, ha cercato sempre di fare. Avvicinarsi, paragonarsi, esaltarsi come un Dio. Oggi come allora, la presunzione dell’uomo, cominciata già ai tempi di Babele, rende la vita illusoriamente programmata, definita, decisa. Poi, stranamente, chissà come, l’imprevedibilità ci sovrasta, ci supera da ogni parte. E allora ci ritroviamo inermi, deboli, limitati, così come Lisippo ha voluto che ci raffigurassimo in Ercole. Ma, per fortuna, nella semplicità e nella drammaticità della nostra vita, in fondo, c’è ancora qualcuno che se ne accorge e si affida.

Innocenzo Calzone

Nell’immagine di copertina, la statua di Ercole Farnese, esposta al Mann di Napoli

Giornalista pubblicista, architetto e insegnante di Arte e Immagine alla Scuola Secondaria di I grado presso l’Istituto Comprensivo “A. Ristori” di Napoli. Ha condotto per più di 13 anni il giornale d’Istituto “Ristoriamoci”. Partecipa e promuove attività culturali con l’associazione “Giovanni Marco Calzone” organizzando incontri e iniziative a carattere sociale e di solidarietà. Svolge attività di volontariato nel centro storico di Napoli con attività di doposcuola per ragazzi bisognosi; collabora con il Banco Alimentare per sostenere famiglie in difficoltà. Appassionato di arte, calcio e musica rock.

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